Mario Gerevini, Corriere della Sera 19/11/2012, 19 novembre 2012
GLI AFFARI DI SAMORI’ TRA SAN MARINO E CURACAO
Vuole diventare il leader del Pdl. Il nuovo Berlusconi. E poi dare la scalata a premier. Gianpiero Samorì, 55 anni, avvocato modenese, leader del Mir (Moderati italiani in rivoluzione) il movimento che ieri ha concluso la convention a Chianciano, dichiara: «Non ho mai nascosto nulla perché non ho nulla da nascondere, tutto quello che ho realizzato in oltre trent’anni di lavoro è trasparente». Da una parte gli si deve credere. Dall’altra c’è una holding e un indirizzo nel paradiso fiscale dell’isola caraibica di Curaçao: «Zevenplint n.v.», Pareraweg 46-P.O. Box 4914 per la corrispondenza. Si arriva lì interrogandosi sulla proprietà di Modena Capitale, la società (in parte in pegno alle banche) capofila in Italia degli affari del diplomatico emiliano. Diplomatico? Andiamo a dare un’occhiata nella Repubblica di San Marino.
Samorì & Jean Todt
Samorì è entrato nel corpo diplomatico giurando fedeltà alla piccola repubblica, scossa negli ultimi anni dagli scandali delle sue banche. L’avvocato, che è anche professore di Diritto commerciale all’università di Urbino, è stato nominato dal Congresso di Stato (9 dicembre 2010) ambasciatore del Titano in Francia. Nel suo staff parigino c’è anche il «ministro plenipotenziario» Jean Todt, cioè l’ex amministratore delegato della Ferrari ora presidente della Fia-Federazione Internazionale dell’Automobile.
Non è noto quanto tempo Samorì passi a Parigi a curare gli interessi di San Marino né quanto il suo operato abbia inciso sui rapporti bilaterali. Non l’hanno capito nemmeno i funzionari del ministero degli Esteri sammarinese o i colleghi ambasciatori («Samorì? Ma è sicuro che sia un nostro ambasciatore?»). Dicono che si sia fatto vedere solo a settembre scorso quando si è celebrata la «convention» del corpo consolare (degno di una superpotenza). Però il finanziere, vicino a Marcello Dell’Utri, da due anni gode dell’immunità e possiede un bel passaporto diplomatico che fa sempre il suo effetto.
Più spiagge, meno fisco
Il documento potrebbe essere utile, per esempio, nelle scavallate oceaniche da Modena a Curaçao, francobollo olandese di terra e palme di fronte al Venezuela, rifugio di tanti capitali in fuga (non necessariamente illecita) dal fisco. Qui i bilanci non sono pubblici, la proprietà delle finanziarie è coperta dalle azioni al portatore, la violazione del segreto bancario è sanzionata penalmente. Ma Curaçao è anche un fantastico concentrato di spiagge e fondali per immersioni, con alberghi di ottimo livello.
Quale che sia il motivo, la quota più importante del gruppo di Samorì (finanza, assicurazioni, editoria, immobiliare) è emigrata, società dopo società con un gioco di matrioske italo-olandesi, nell’isola caraibica. Ma probabilmente anche Curaçao è solo una sponda.
Modena Capitale, interpellata venerdì via email sulla struttura proprietaria, non ha risposto.
Il partner di Panama
Resta il dubbio: dietro la Zevenplint, il maggior azionista, c’è davvero l’avvocato di Modena? Se invece è sua, perché trasferire il controllo a Curaçao e non, per esempio, a Ischia che è sempre un’isola, ha ottimi alberghi, spiagge notevoli ed è più comoda da raggiungere? Sarà per le immersioni. Nei cassetti degli uffici di Samorì, che recentemente ha dichiarato: «Non ho conti all’estero», sono ancora rintracciabili le carte di un finanziamento erogato due anni fa a una società lussemburghese costituita con capitali panamensi. E si sa che Panama è imbattibile nel gioco al nascondino della finanza.
San Cesario international
I nomi delle società del gruppo, tutte con il suffisso «Modena Capitale» sono molto international: Aviation, Banking Partecipations, Industry Partecipations e Insurance Partecipations. Dove Partecipations dovrebbe essere la variante emiliana dell’inglese Participations.
Il 90% del fatturato del gruppo, tuttavia, viene realizzato a San Cesario sul Panaro dalla Assicuratrice Milanese, piccola compagnia che fa 55 milioni di raccolta premi nel ramo danni.
Con due banche i rapporti sono strettissimi: l’abruzzese Banca Tercas e la Veneto Banca, una grossa popolare di Montebelluna (Treviso) che è arrivata ad avere in pegno più di un terzo del gruppo e la proprietà diretta di circa il 3,3%. Anche l’acquisto in Borsa dello 0,4% di Mediobanca (circa 20 milioni) Samorì l’ha realizzato esclusivamente con i soldi di Veneto Banca che infatti ha in pegno tutto il pacchetto. E Tercas? È un problema serio. Vi sono rapporti creditizi e strategiche partecipazioni incrociate ma ora la banca è commissariata da Banca d’Italia per gravi irregolarità, anche per i rapporti con una banca sammarinese che ha fatto crac. Emilio Fede, in prima fila alla convention di Chianciano, aveva il conto alla filiale modenese di Tercas, garantito, pare, da Samorì. L’uomo che vuole governare l’Italia, l’ambasciatore che ha giurato fedeltà a San Marino, il finanziere che ha portato la holding a Curaçao.
Mario Gerevini