Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 18 Domenica calendario

TANTI RICORDI DI NONNA GRETA (GARBO)

«Abbiamo conservato i ricordi in famiglia per molti anni. Credo sia venuto il momento di dividerli tra i suoi ammiratori», scrive il pronipote Derek Reisfields sul catalogo della casa d’aste Julien’s a Beverly Hills. La bisnonna si chiamava Greta Garbo: il suo guardaroba personale e altri oggetti che si trovavano nell’appartamento di Manhattan saranno venduti il 14 e il 15 dicembre. L’asta verrà trasmessa in streaming — sul sito juliensauctions.com — e sarà possibile partecipare e rilanciare via Internet. Abbiamo curiosato tra le trecento pagine del catalogo: per molti lotti si parte da un centinaio di dollari, vale la pena farci un pensierino.
Vestiti, innanzitutto. Molti disegnati da Valentina Schlee, in arte Valentina e basta, nata a Kiev nel 1899 e sbarcata a New York nel 1923. La disegnatrice e costumista aveva come regola di eleganza: «Bada al secolo, non all’anno». Greta Garbo fu la più celebre tra le sue clienti (aveva l’abitudine di farsi replicare in vari colori i modelli che le piacevano). E continuò a servirsi da lei anche durante la lunga relazione con George Schlee, finanziere nonché marito di Valentina. Tra i cappotti, uno di lana rosso fuoco con grossi bottoni e un altro di broccato, simile a quello sfoggiato da Michelle Obama alla cerimonia di insediamento presidenziale, anno 2008. Altri scuri, o in colori spenti, più adatti a una diva in incognito con occhiali e cappello. Anche questi in vendita, assieme a un paio di scarpe così consumate che chiunque le avrebbe buttate via. Sono in un lotto assieme a un paio quasi gemello, che la grande camminatrice non fece in tempo a sfruttare. Per gli abiti da sera e le pellicce, si parte con le offerte da un migliaio di dollari.
Salvatore Ferragamo ricorda un litigio con Greta Garbo per via dei tacchi. Lei li voleva rasoterra, lui era contrario. Finì che il tacco basso si chiamò tacco Garbo, per dar soddisfazione a una cliente che ordinava 70 paia per volta. Tra i lotti in vendita: ballerine arlecchino o in vari toni del rosa, sandali infradito, stivali, certe strane scarpette da elfo o da Peter Pan. Due magnifici costumi da bagno, alti di vita e drappeggiati sul seno, con cuffia assortita. Molti pantaloni, stampati da vacanza e in tinta unita da città: Greta Garbo fu tra le prime a indossarli anche quando l’etichetta imponeva le gonne. Molti i maglioni a dolcevita, gli stessi che si vedono nelle ultime fotografie.
Tutto in ottimo stato di conservazione. Se hai come bisnonna Greta Garbo, e la ricordi quando raccontava aneddoti divertenti, o nascondeva per te pupazzetti sotto il letto, il patrimonio di famiglia va conservato con cura. Per affetto, naturalmente. E per farlo fruttare fino all’ultimo. All’asta vanno anche i troll, le bamboline, le decorazioni natalizie, le renne di paglia, il cuoco meccanico con l’uovo fritto nella padella, la scimmia canterina, un clown gonfiabile che forse era meglio regalare agli eredi degli eredi.
Per accontentare i fan, il bisnipote Derek riunisce in un lotto vari biglietti aerei intestati a Harriet, Jane, oppure Mary Brown. Erano i nomi che la diva usava per viaggiare in incognito: con le regole antiterrorismo, probabilmente non la farebbero più salire a bordo. In un altro lotto, portafortuna assortiti: orso di Berlino, Madonna di Fatima, Madonna di Loreto, medaglietta della Vergine Maria, San Cristoforo. L’erede recupera la ricetta dei muffin, una lista della spesa, bollitori da viaggio, bustine di caffè, un set di prese convertibili. Li compreranno i fanatici. Come il giovanotto che — su consiglio del suo dottore — mise insieme su Greta Garbo 12 volumi di ritagli, e glieli regalò: vanno all’asta pure questi.
Greta Garbo dormiva con il pigiama, da brava ragazza svedese. Completi maschili a righe che potevano restare nei cassetti, assieme a certe borsettine di corda che per essere attraenti sono accoppiate alla foto che le ritrae con la diva. Escono dagli armadi gli asciugamani per gli ospiti, i servizi di piatti e di bicchieri, gli utensili da cucina, lo stampino per il burro, saliere e pepiere barocche, il bocchino Dunhill e il posacenere Gucci con «ancora un po’ di cenere», i bottoni, il necessaire per cucire, il corso di francese in dischi. Un bel po’ di franchi svizzeri — bigliettoni ormai fuori corso — formano un lotto a parte.
La stella più splendente della Mgm — sullo schermo fu la regina Cristina di Svezia, Anna Karenina, Mata Hari, la ballerina Grusinskaya in Grand Hotel, la rovina-uomini di La carne e il diavolo — meritava un po’ più di rispetto. Non stupisce la tuta da yoga, a fiorellini con cintura, e la bibliotechina spiritual-salutista. Non ci aspettavamo un paio di calzoni alla zuava, e vari completi (uno da spiaggia, con bermuda) di stoffa stampata a pelle di serpente.
Mariarosa Mancuso