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 2012  novembre 18 Domenica calendario

«FERITA DA PROTESTE VOLGARI. QUESTO PREMIO MI FA RINASCERE» —

«Tre giorni fa ero morta, ora sono resuscitata». Quasi non riesce a crederci, Isabella Ferrari. La miglior attrice del Festival di Roma è lei, proprio lei.
Un miracolo...
«Un miracolo vero. La giuria è stata molto coraggiosa. Due premi al film più sbeffeggiato, più insultato...».
E tre giorni dopo ecco che tutto è cambiato.
«Non me lo sarei mai aspettata. Prima fischi e cattiverie, poi applausi. E ancora nuovi fischi alla premiazione... Sono felice ma anche turbata. Sto vivendo delle vere montagne russe emotive. A questo punto non mi resta che affidarmi al giudizio del pubblico. L’unico che conterà davvero».
Alla fine comunque questo film le ha portato bene.
«Ci ho creduto da subito, ho accettato di girarlo per pochissimi soldi proprio per questo. Mi sono affidata totalmente al regista. Paolo Franchi mi ha chiesto di non costruire nulla, di non avere maschere. Mi sono lasciata andare, ho pensato al vuoto, sono sprofondata e riemersa. È stato bellissimo. Sono entrata nella sua visione d’autore con curiosità, senza paura. Soprattutto senza pormi limiti di sorta».
Pronta a declinare la nudità in tutte le sue variazioni.
«La nudità era il mio costume, quello necessario per questo ruolo. Mai un istante ho provato imbarazzo. Anzi, non mi sono mai sentita così libera. A turbarmi e offendermi è stato altro, le battute volgari, gli attacchi gratuiti al Festival. Un film, come ogni opera che richiede tempo e fatica, merita rispetto. Può piacere o meno, ma non deve essere deriso. Quella conferenza stampa così violenta è stata per me il vero stupro. Molto più insultante di qualsiasi scena di sesso».
Non è la prima volta che i film dove lei è protagonista ricevono accoglienze contrastanti. La scena di sesso con Nanni Moretti in «Caos calmo» fece scandalo a Berlino.
«Non amo i film di consenso. Mi piace il cinema inconsueto, fuori dalle righe. Certo, una bella commedia che non fa male a nessuno mi piacerebbe anche. Peccato che non me ne propongano mai».
Una volta sì. Una volta lei era la star dei vari «Sapore di mare».
«I miei film cult! Quando ci ripenso provo tanta tenerezza. Ringrazio i Vanzina per avermi dato quell’occasione».
Altri grazie che oggi le vengono in mente?
«A Marco Tullio Giordana, a Ettore Scola, a Jacques Doillon... Ma ce ne sono così tanti... Grazie anche a Valerio Binasco con cui ho fatto tanto bel teatro negli ultimi anni».
Il prossimo regista con cui lavorerà sarà Sorrentino, il suo nome è nel cast di «La grande bellezza».
«Ne sono fiera ma incrocio le dita. Nel cinema finché non si parte non c’è mai certezza».
In questi anni lei ha partecipato a molti festival. Un ricordo speciale?
«La Coppa Volpi alla Mostra di Venezia... La vinsi grazie al film di Scola, Il romanzo di un giovane povero. Era il 1995, ero arrivata al Lido con la mia prima figlia in braccio. Quella sera, dietro le quinte del Palazzo del Cinema, la allattavo. Sono uscita a ritirare il mio premio e poi, appena rientrata, ho finito la poppata».
Quanto contano i figli per lei?
«Più di ogni cosa, di ogni film. Questo premio lo dedico a loro».
Neanche pensando a loro prova un qualche disagio?
«Se fai l’attrice devi accettare di metterti a nudo in ogni modo. Non puoi permetterti di fermarti davanti al senso del pudore. Tanto più oggi che ho l’età per mostrarmi nuda senza sospetti di esibizionismo. Ho 48 anni, il mio corpo ha vissuto tre maternità, ne porta i segni. Ne sono molto fiera».
Giuseppina Manin