Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano 17/11/2012, 17 novembre 2012
NORD-EST, DALLE URLA LEGHISTE AI GRILLINI MUTI
Sono fragili come bicchieri di carta. Samuele Zanin ha 34 anni, vive a Piazzola sul Brenta, fa l’operaio metalmeccanico, e forse sarà candidato dei Cinque stelle di Padova: “Ho questo problema: se accetto l’intervista rischio di squilibrare a mio favore la competizione interna, non vorrei esagerare”. E per non esagerare Loris De Poli, da Cittadella, ha diramato sul Google group la presenza del giornalista a Padova, con l’invito ai militanti a presentarsi, se ne avessero avuto voglia, al caffè Pedrocchi intorno alle 13. Risultato: nessuno è riuscito a districarsi tra gli impegni. Zero attivisti. Amen.
Il Veneto che sta dicendo addio alla Lega si apre, invece, come i melograni in autunno a questi nuovi politici svezzati dal web e venuti fuori oltre ogni logica, eccentrici rispetto al corso naturale degli eventi. Samuele era un cittadino dai diritti atrofizzati, non ha mai saputo cosa farsene del voto, non gli piacevano i partiti, non aveva per lui senso nemmeno fischiarli. Per lui il mondo era un altro: “Annullavo la scheda, mi dicevo che non era cosa. Fin quando non è arrivato lui”.
“Io invece votavo alternativamente per destra e sinistra. Un po’ a casaccio, alla rinfusa, tentando strade nuove e mai ricevendo soddisfazioni”, dice Loris. L’apparizione di Beppe Grillo li trasforma in perfetti soldatini civici, attivisti a cinque stelle, pieni di premure per le regole che certo non hanno contribuito a scrivere, ma che sono entusiasti di rispettare e venerare. Questi ragazzi sembrano monadi di Leibniz. La democrazia dei singoli, il voto dei singoli, l’universo fatto di singoli. Ciascuno coltiva il suo e a ciascuno deve interessare il suo: legati alla parte, perché il tutto è questione delegata a Grillo e a Gianroberto Casaleggio, allo staff che governa il Movimento, accumula i certificati di buona condotta, le brevi biografie che selezionano i candidabili, i promossi alla vita pubblica. “Io parlo di Piazzola, di Padova non so”, dice Samuele.
A ROVIGO sanno di Rovigo, a Mestre di Mestre. Ogni città un gruppo, su ogni forum il dibattito è regolato dal tema, uno alla volta e senza confondersi, ogni banchetto promuove una battaglia. Api laboriose sempre tra loro connesse eppure, quando c’è da guardare all’Italia, all’intero invece che alla parte, incredibilmente sconnesse, mute, ferme.