Maurizio Stefanini, Libero 16/11/2012, 16 novembre 2012
I PETRODOLLARI DEL QATAR DIETRO I MILIZIANI DI ALLAH
[L’Iran tenta di manovrare gli islamisti della Striscia, che però stanno cadendo nella sfera d’influenza dell’emiro del Golfo] –
«L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte». Da questo passo dell’Esodo deriva un famoso Midrash,commento biblico rabbinico:«Essi (cioè gli Egizi) lanciarono su di loro frecce e proiettili di catapulta, ma l’angelo e la nube li presero».
IL SECONDO GIORNO
Dal Midrash deriva il nome dell’operazione delle forze armate israeliane, entrata nel secondo giorno, Colonna di Nube in ebraico e Colonna di Difesa in inglese. A quattro anni dall’altra Operazione Piombo Fuso, di nuovo per impedire il lancio su Israele di razzi da Gaza: metaforicamente, l’equivalente delle frecce e pietre del Faraone.
Gershon Baskin, un pacifista israeliano, sostiene che Ahmed al-Jabari, comandante militare dell’organizzazione, è stato ucciso mentre era in corso una trattativa per stabilire una tregua permanente con Israele. In un’intervista ad Haaretz dice dunque che è stato fatto un «errore gravissimo». L’ipotesi quadrerebbe con il nuovo ruolo che ha assunto il Qatar, il cui Emiro Hamad bin Khalifa al-Thani è venuto a Gaza lo scorso 23 ottobre dello stesso, con 250 milioni di dollari di finanziamenti. La mossa porterebbe a staccare il gruppo al potere a Gaza anche dall’Iran, legandolo strettamente alle monarchie del Golfo. Non necessariamente in un quadro di accettazione formale dell’esistenza di Israele come l’Autorità Nazionale Palestinese, ma comunque di coesistenza. Il governo israeliano fa comunque rilevare che prima dell’uccisione di al-Jabari c’era stato il razzo anticarro che sabato aveva ferito 4 soldati israeliani di pattuglia su una jeep. Lo stesso Jerusalem Post ammette però che l’operazione era probabilmente targata Jihad Islami, che peraltro da Gaza opera indisturbata. Israele sostiene anche che il defunto stava lavorando con gli iraniani per trasformare la Striscia in un avamposto degli ayatollah.
Il conteso della tensione montante con l’Iran va dunque tenuto presente. Ma non c’è solo quello. Bisogna inserisci anche le elezioni anticipate convocate in Israele per il prossimo 22 gennaio. E quelle altre elezioni che si sono appena tenute negli Usa, e che hanno confermato Obama. E il presidente palestinese Mahmoud Abbas che ha offerto di rinunciare al diritto al ritorno nei territori entri i confini israeliani del 1967, ma mentre l’Anp chiede di essere ammessa all’Onu. E il governo israeliano che minaccia allora di annullare gli accordi di pace di Oslo, ma comunque anche Obama ha preannunciato il veto Usa in Consiglio di Sicurezza.
LE PRIMAVERE ARABE
Più in generale, il nuovo contesto della primavera araba, che ha fatto cadere o traballare vecchi nemici di Israele come Gheddafi e Assad, ma anche quegli altri regimi che con Israele erano venuti a un accomodamento, come quello di Mubarak. La stessa primavera araba sta sempre più dando spazio a gruppi islamisti il cui amore per Israele non è certo grande, ma al contempo toglie in prospettiva allo Stato ebraico la vecchia rendita di posizione rappresentata dal dichiararsi «l’unica democrazia del Medio Oriente». Per non parlare delle manovre di nuovi attori geopolitici: Qatar a parte, c’è il premier turco Erdogan, che domani arriva al Cairo per rafforzare l’emergente asse con il presidente egiziano Morsi. Sembra aneddotica, ma forse bisognerebbe ricordare anche la riesumazione del corpo di Arafat per vedere se non sia stato avvelenato. Reggerebbero gli accordi di Oslo, se davvero venisse dimostrata una cosa del genere?