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 2012  novembre 18 Domenica calendario

VISTI i tempi, la Gazzetta sente la necessità di un calcio più pulito e credibile. Per questo ascolta sportivi e personaggi dello spettacolo e figuriamoci se non li definisce, nell’occhiello, pareri vip

VISTI i tempi, la Gazzetta sente la necessità di un calcio più pulito e credibile. Per questo ascolta sportivi e personaggi dello spettacolo e figuriamoci se non li definisce, nell’occhiello, pareri vip. In tema, ambiziosamente, mi sto esercitando a imitare Crozza che imita Briatore, ma lasciamo stare. Dei pareri vip mi impressiona che il più breve, di Giovanni Galli, occupi una riga e il più lungo, di Luciano Spalletti, tre righe e mezza. Particolarmente attenta e sensibile al tema Victoria Cabello: «Il mio calcio ideale è ben piazzato tra le chiappe di uno che dico io». Mi piacerebbe che si chiedesse a un po’ di vip dello sport come migliorare in Italia lo spettacolo, televisivo in particolare, ma dovrò aspettare a lungo. Quasi tutti gli altri hanno preso la domanda sul serio. Da Luigi Simoni («Il calcio che vorrei dovrebbe fare un salto indietro di 40 anni») a Eugenio Fascetti («Meno polemiche e una tecnica individuale migliore»), da Giancarlo Antognoni («Estendere il modello- Barcellona: coralità e fantasia ») a Bruno Pizzul («Meno condizionato da fattori extratecnici, che ora sono prevalenti»). Curiosamente, la proposta più completa arriva da Pupo. Prima indica l’esigenza: «Vorrei un calcio con più poesia e meno business». Poi, il suggerimento mirato: «Al posto di Blatter e Platini, Galeano e Rod Stewart». Geniale. Io mi accontenterei di Platini al posto di Blatter e di un intervento settimanale, come minimo, di Galeano su un giornale italiano. Fantascienza. Realtà invece, scrive la Stampa, il pallone indistruttibile. Ecco una bella notizia, da 8, ho pensato subito. Perché tutti nella vita abbiamo sofferto il piccolo trauma del pallone bucato. Non lo bucava il parroco, semmai lo sequestrava al primo volar di parolaccia. Lo potevano bucare la vicina di casa, col pallone finito nel suo giardino o nel suo orto, e il coinquilino (piano terra, massimo primo piano) cui il pallone aveva rotto un vetro. Come per l’espulsione, c’era prima l’avvertimento («la prossima volta ve lo buco»), ma non sempre. Bucare una palla era più facile, senza cuoio di mezzo. In questo caso però si tratta di palloni spediti ai bambini dell’Africa e di altre zone povere. Tantissimi palloni che duravano pochissimo perché si bucavano su cespugli spinosi, sassi appuntiti, fili di ferro. Durata media: un giorno. Tim Jahnigen, californiano di Berkeley, dopo una ricerca durata un paio d’anni e finanziata da Sting, è arrivato a pensare e produrre un pallone che dura, secondo i test, almeno 30 anni. Li fabbricano a Taiwan, il segreto è una schiuma dura che modella l’interno. I primi esemplari costavano 40 dollari l’uno, poi sono calati. L’anno scorso l’Unicef ne comprati 5mila a 17 dollari, la Chevrolet ha annunciato di volerne acquistare un milione e mezzo nei prossimi tre anni. Il pallone si chiama One World e richiama un titolo di Sting. E’ tutto azzurro. Infine, senza entrare nel dibattito Pasolini-Brera (che avrebbe ringhiato contro Antonio D’Orrico per definizione lesiva della Bonarda), è divertente il gioco di una formazione di calciatori prosatori, di calciatori poeti e di calciatori “maudits”. Li seleziono in base alle caratteristiche di gioco, al loro vissuto e premetto che ci sono assenze vistose: Messi, C.Ronaldo, Pelé. Non è una classifica basata necessariamente sulla grandezza né sulla fama. Prosa: Zoff; Gentile, Rosato, F.Baresi, Facchetti; J.Zanetti, Suarez, Falcao, Platini, Di Stefano, Valdano. Note a margine: c’era qualcosa di poetico nelle galoppate di Facchetti e c’è un titolo di Paul Eluard che s’adatta alla resistenza di Zanetti (“Le dur désir de durer”). Di Stefano era una summa, un’antologia, la leggerezza di Platini induce a parlare di prosa poetica e Valdano, per quello che ha scritto, va a braccetto con Platini, anche se aveva altro piede. Poesia: Ghezzi; Cafu, R.Villa, Scirea, Junior; C.Sala, Xavi, Cruijff; R. Baggio, Zola; Riva. Note: il kamikaze Ghezzi colpiva la fantasia dei bambini, in porta ci potevo mettere Terraneo (che qualche poesia l’ha scritta davvero) o istrioni come Pfaff, Chilavert, Boranga, Grobbelaar, El Loco Gatti. Quando c’erano i numeri fissi, i numeri dei matti, o dei bizzarri, erano 1, 7 e 11. Col 7 potrebbe giocare Meroni, con l’11 Vendrame, che i libri di poesia li ha pubblicati. Il mitico Villa, lo stopper più basso nella storia del calcio (1.70) poteva uscire da una pagina del Folengo, mentre la mitezza di Scirea faceva pensare alle poesie di Jammes. “Maudits”: virgolette perché la sezione raccoglie i cattivi, gli autocombusti, i bulli, gli irrequieti. Schumacher; Stielike, Terry, Passarella, Julio Alberto; Best, Villaplane, Socrates; Gascoigne, Maradona; Ibrahimovic. Villaplane, nato ad Algeri nel 1905, capitano della Francia ai mondiali del ’30, maledetto era sul serio. Messo fuori dal calcio perché coinvolto in un giro di scommesse, diventò ladro e, con l’occupazione tedesca, collaboratore dei nazisti con la divisa di SS Untersturmfuhrer nella tristemente nota Brigata Mohammed. Molti omicidi commessi, sempre col sorriso sulle labbra. Fucilato il 26 dicembre 1944 al forte di Montrouge. Bruttissima storia. Espellerlo già in spogliatoio, conoscendola, e sostituirlo con Edmundo.