Nicola Porro , il Giornale 17/11/2012, 17 novembre 2012
La finanza tentata dal salotto di Renzi - La zuppa, ahilei, continua a occuparsi delle primarie del Pd
La finanza tentata dal salotto di Renzi - La zuppa, ahilei, continua a occuparsi delle primarie del Pd. Purtroppo il motivo è banale: è la finanza, il nostro ingrediente preferito, a volersi occupare del partito democratico. E in particolar modo di Matteo Renzi. La storia di Davide Serra si conosce. Solo pochi giorni fa il finanziere con base (da più di 15 anni) a Londra è intervenuto ufficialmente alla Leopolda. New entry nel club renziano è quella di Paolo Basilico. Si tratta del fondatore di una delle rarissime società indipendenti nel settore del risparmio gestito, senza grandi banche alle spalle. Con sede a Milano Kairos è una roba seria, i suoi prodotti sono considerati eccellenti, e il gruppo ha poco meno di 120 dipendenti. Martedì scorso ha annunciato di volersi pappare la sim italiana di Julius Baer, pagandola con il 20 per cento del capitale di Kairos. Il tam tam milanese sostiene che è il primo passo per un mutazione nel tempo dell’azionariato di Basilico. Può darsi.. Schivo, rarissimamente compare sui giornali, se non per dare una lettura tecnica della situazione economica, ha ottimi clienti sull’asse MilanoTorino. Il 6 novembre ha preso carta e penna, anzi ha preso la sua tastiera ed ha mandato una mail a un gruppo selezionato di giovani clienti. Titolo della lettera: «Primarie Pd un’opportunità che non possiamo perdere». E poi, senza molti giri di parole: «Sono un italiano che vive una profonda sfiducia verso la classe politica. Uno dei tanti. Non vedo nessuno in grado di rappresentarmi e coltivo l’idea di non andare a votare, per la prima volta nella mia vita. So che il 25 novembre ci saranno le primarie del Pd. Bersani da una parte, Renzi dall’altra. Il primo è la vecchia politica che ben conosciamo. Il secondo è l’unica vera novità, con Grillo, di questa campagna elettorale. Sento dire che è troppo giovane, che non è pronto, che parla bene ma è vuoto. A me sembra uno che ha coraggio e che ascolta. Mi basta». Si tratta di un endorsement pieno. E le righe che seguono lo confermano in maniera ancora più articolata. «Capisco d’un tratto che le primarie del Pd sono di gran lunga l’evento politico più importante degli ultimi anni, potenzialmente molto più importante delle elezioni politiche del prossimo anno. Non ho mai votato Pd... Capisco che posso fare nel mio piccolo qualcosa per avviare un processo di rinnovamento democratico. Mi do una possibilità di non votare scheda bianca alle prossime politiche, anche se magari lo farò lo stesso o voterò qualcuno completamente diverso... E allora supero i dubbi e le perplessità e mi iscrivo per votare. Anche se non farò mai politica, in questo momento voglio dare un calcio alla palla e non guardare solo gli altri giocare. Se ti ritrovi in questa semplicità di pensiero, fallo anche tu. Non è tutto inutile». Molti dei clienti di Kairos e dei «ragazzi » destinatari della mail non la pensano affatto come Basilico. Ma ai politici, di destra e sinistra, converrebbe riflettere bene sulla parole del finanziere. C’è una vasta parte della borghesia italiana, e della finanza che la corteggia per il suo portafogli, che è spaesata, che mai come in questo periodo non ha idea di come comportarsi dal punto di vista elettorale. E la sirena di Renzi (l’unico ad esempio dei candidati Pd ad aver pubblicamente dichiarato di non volere una patrimoniale) sta iniziando a fare breccia. Ma, come dimostra la mail di Basilico, dalla parte «sbagliata». Cioè quella dei moderati tendenzialmente di centrodestra, che rischiano (per Bersani & Co.) di «infiltrarsi» attivamente e convinti alle loro primarie. P.S. Ucci ucci odore di peccatucci in casa san Paolo. Almeno a sentire i maliziosi. La Compagnia san Paolo è una delle grandi azioniste di Intesa. Una pratica che le sta costando molto sangue: la sua partecipazione, se dovesse essere valutata ai prezzi di oggi, comporterebbe una minusvalenza di circa un miliardo. Cosa che per la verità avviene per molti azionisti istituzionali delle banche italiane. La Compagnia si è anche indebitata per circa 250 milioni per seguire Intesa nel suo aumento di capitale. Ebbene, i maliziosi che cucinano la zuppa si chiedono per quale dannato motivo oggi la Compagnia voglia investire una cinquantina di milioni nel nuovo fondo F2i di Vito Gamberale. Quando invece per il primo non sborsò una lira. Elementare Watson: oggi il fondo di Gamberale e della Cdp è tra gli attori più attivi nel risiko (salvataggio?) delle municipalizzate. E a Torino hanno bisogno come il pane che qualcuno metta qualche euro nei propri fallimentari investimenti municipalizzati. Triangolo perfetto: la compagnia investe nel fondo e spera che il fondo se ne ricordi. E Gamberale ne potrà uscire come un gigante: trova i quattrini per il suo business e fa shopping, si immagina, a buoni prezzi, salvando la faccia al Pd torinese.