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 2012  novembre 16 Venerdì calendario

Per gli editori un 2013 difficile Da Rcs a Class è lotta alla crisi - «Il mercato è difficilissimo, il contesto preoccupa molto»

Per gli editori un 2013 difficile Da Rcs a Class è lotta alla crisi - «Il mercato è difficilissimo, il contesto preoccupa molto». L’ad di Rcs,Pietro Scott Jovane, non ha usato giri di parole:l’edi­toria in Italia è un malato grave. Per questo motivo il lavoro per stendere il nuovo piano della Rizzoli «è bell’intenso». Praticamente impossibile dargli torto: cinque dei sette edi­tori quotati in Borsa hanno chiuso i primi 9 mesi del 2012 con una perdita netta. E non so­no solo le vendite di quotidiani e periodici a soffrire la crisi. «Nessun gruppo è riuscito a evi­tar­e un calo del fatturato pubbli­citario in doppia cifra», spiega l’analista di un’importante ca­sa d’affari. Le prospettive non sono ro­see. Gli investimenti in récla­me, infatti, sono un multiplo del pil e il calo generalizzato del 10,5% registrato quest’anno si confronta con una flessione at­tesa al 2,5 per cento. «Se si consi­dera che nel 2013 è previsto un altro -0,5% di pil, la diminuzio­ne dovrebbe attestarsi al 2-3%»,aggiunge l’analista.Fon­damentale aver messo fieno in cascina,ma evitare un’altra dra­stica riduzione dei costi non sa­rà automatico. E questa volta non si tratterebbe solo di pre­pensionamenti. Il caso-Rcs è ormai noto. Scott Jovane non potrà fare a meno di un aumento da alme­no 400 milioni perché a un debi­to di 925 milioni corrisponde una liquidità di circa 50 milioni e un Ebitda negativo per 21,4 milioni (il rosso di 380,5 milioni è legato alla svalutazione degli asset spagnoli). Mondadori (so­cio al 36,8% dell’editore del Giornale ) e l’Espresso sono i due gruppi posizionati meglio: non solo perché hanno difeso l’utile (16 e 26 milioni rispettiva­mente) ma perché hanno diver­se opzioni a disposizione. Se­grate, forte nei Libri, dipende meno dalla pubblicità (che inci­de per il 10% circa sul fatturato) e inoltre ha una presenza inter­nazionale ( soprattutto in Fran­cia) che consente di diversifica­re il rischio. L’editore di Repub­blica , invece, ha una liquidità di 133 milioni che tiene a bada il debito di 278 milioni. La dipen­denza dalla pubblicità ( 58% del fatturato), però, aumenta il ri­schio che nel 2013 l’ad Monica Mondardini possa registrare la prima perdita del gruppo. Discorso diverso per Il Sole 24 Ore e Caltagirone Editore. Il gruppo confindustriale è sedu­to su una trentina di milioni di liquidità residuati dall’Ipo e, quindi, nel 2013 dovrà «solo» at­trezzarsi a un anno difficile. Lo stesso vale per l’editore del Mes­saggero : 218 milioni di cassa e solo 56 di debito consentono di tollerare ancora qualche perdi­ta. Meno armoniosi i conti di Po­ligrafici e di Class. La pubblicità è calata del 14 e del 19% frenan­do i ricavi e la posizione finan­ziaria netta è peggiorata. «Gli aumenti di capitale che sono sempre possibili per mi­gliorare il patrimonio - conclu­de l’analista- ma gli editori pos­so­no razionalizzare la distribu­zione condividendo le spese per andare in edicola».Raschia­to il fondo del barile, si dovrà ta­gliare il personale e questa vol­ta si potrebbe anche licenziare come fatto da Rcs in Spagna.