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 2012  novembre 16 Venerdì calendario

Il vero Homo insapiens? È quello dell’anno 2012 - E«cavernicolo» potrebbe trasformarsi in un com­plimento

Il vero Homo insapiens? È quello dell’anno 2012 - E«cavernicolo» potrebbe trasformarsi in un com­plimento. Pare infatti che i nostri ante­nati­armati di clava fossero mol­to più intelligenti dei loro attua­li posteri armati di iPad. Insomma, il vero Homo (in) sapiens è quello che ogni matti­na vediamo allo specchio e che ci riflette una stupidità geneti­ca senza paragoni nell’era prei­storica: epoca in cui di fessi ne giravano pochi, per il semplice fatto che i citrulli venivano mol­to democraticamente uccisi a colpi di pietra (nell’eta della pie­tra), a colpi di bronzo (nell’età del bronzo) e schiacciati sotto le ruote (nell’età della ruota). Almeno così sostiene il pro­fessor Gerald Crabtree, un ge­netista dell’università di Stan­ford, in due articoli pubblicati dalla rivista Trends in Genetics . Secondo il ricercatore, nel pa­leozolico ( a differenza purtrop­po di oggi) la «punizione per la stupidità» era molto più forte, e questo faceva sì che l’evoluzio­ne selezionasse in modo molto più pressante gli individui mi­gliori: «Se un cacciatore non riu­sciva a risolvere il problema di come trovare cibo moriva, e con lui tutta la sua progenie; og­gi invece un manager di Wall Street che fa un errore riceve un cospicuo bonus e diventa un maschio più attrattivo. Chiara­mente la selezione naturale non è più così estrema». Mitico professor Crabtree:l’insegnan­te di scienze che tutti avremmo desiderato a scuola, ma che nes­suno ha mai trovato. In estrema sintesi il Crabtree­pensiero è il seguente: «La no­stra civiltà, moderna e super tecnologica, potrebbe portare ad una diminuzione dell’intelli­genza umana»; con la conse­guenza che «l’uomo del futuro sarà sempre più stupido». O, se vi fa piacere, meno intelligente. Per trovare conferma alla tesi del professor Crabtree baste­rebbe accendere la televisione o guardare la nostra classe poli­tica. Ma anche, più semplice­mente, fare una semplice pas­seggiata. La prevalenza del cretino è sotto gli occhi di tutti. «Scommetto- aggiunge il no­stro docente ideale - che se un cittadino medio di Atene del 1000 a.C. dovesse apparire im­provvisamente in mezzo a noi, potrebbe essere più brillante e intellettualmente vivo, con una buona memoria, una vasta gamma di idee, e una chiara vi­sione delle questioni importan­ti ». Insomma, meglio di un go­verno tecnico... Ma molti studiosi criticano il genetista di Stanford sostenen­do che l’uom­o non ha diminui­to le sue facoltà intellettive, ben­sì le ha diversificate. E poi tene­te conto che, negli ultimi 100 an­ni, il quoziente intellettivo me­dio è aumentato, tanto che lo stesso Crabtree lo conferma spiegando che questo è dovuto probabilmente ad una miglio­re nut­rizione e una ridotta espo­sizione del cervello a inquinan­ti chimici come il piombo. Ma il genetista Usa non indie­treggia di un passo: «Gli ultimi studi hanno in­dividuato da 2mila a 5mila geni legati all’ intelligenza, e ogni genera­zione porta due o tre muta­zioni. Inassen­za della sele­zione, gli ulti­mi 3mila anni sono stati un tempo suffi­ciente per “in­quinare“ il Dna di tutti». Concluden­do: «In rappor­to all’uomo di qualche mi­gliaio di anni fa la nostra in­telligenza è sicuramente più de­bole. Per fortuna la società è inve­ce abbastanza forte da contrasta­re l’effetto». Ne è davvero sicuro, profes­sor Crabtree?