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 2012  novembre 16 Venerdì calendario

Il caos a Gaza è un guaio per Obama già in crisi per il sexy scandalo Cia - Israeliani e palestinesi tornano a massacrarsi, l’Egitto manda rinforzi al­la frontiera, l’Iran e gli Hezbollah liba­nesi non vedono l’ora di intervenire, mentre in Siria la guerra civile conti­nua

Il caos a Gaza è un guaio per Obama già in crisi per il sexy scandalo Cia - Israeliani e palestinesi tornano a massacrarsi, l’Egitto manda rinforzi al­la frontiera, l’Iran e gli Hezbollah liba­nesi non vedono l’ora di intervenire, mentre in Siria la guerra civile conti­nua. Il Medio Oriente rischia di esplode­re, ma gli Stati Uniti sono azzoppati da un incredibile scandalo sexy via posta elettronica. Nel momento in cui ci sa­rebbe bisogno di tutte le capacità di vi­sione militare di David Petraeus, il gene­rale super star ha dovuto dimettersi per una banale storia di corna. Non solo: La Cia è stata decapita­ta alla vigilia di un’esplo­sione in Medio Oriente che potrebbe riportar­ci ad un terribile con­flitto regionale come l’attacco a Gaza e la reazione di Hezbol­lah nel 2006. E come se non bastasse un’al­tr­a pedina a quattro stel­le del Pentagono, il genera­le John Allen, che comanda le truppe della Nato in Afghanistan compresi i soldati italiani, è rimasto in­vischiato nello scandalo. A tal punto che gli Usa hanno per il momento con­gelato la sua prevista nomina al coman­do dell’Alleanza atlantica a Bruxelles. Un’impasse che certo non aiutala Nato ad affrontare i venti di guerra in Medio Oriente e la delicatissima transizione a Kabul verso il ritiro definitivo del 2014. Ieri in una conversazione con una giornalista della Cnn , il generale Petra­eus ha ribadito di aver «compiuto qual­cosa di disonorevole», ma di non aver «mai passato informa­zioni segrete a Paula Broadwell», la sua amante. Ha poi aggiun­to di «avere una mo­glie molto migliore di quello che merita». In­tanto il New York Ti­mes ha rivelato il no­me dell’agente Fbi, che ha scatenato l’inchiesta. Si tratta di un mastino dell’ agenzia, Frederick Hum­phries, 47 anni, che messo da parte, ha raccontato tutto ai repubblicani. Il blitz di Israele contro Hamas non poteva scattare nel momento peggiore per la Cia. L’agenzia è retta ad interim da Michael Mo­rell, ma negli ultimi gior­ni­della gestione Petra­eus era dilaniata dai contrasti con le altre agenzie di intelligen­ce sul tragico attacco al consolato america­no di Bengasi. Lo stes­so generale, che oggi te­stimonierà al Congresso sull’uccisione dell’amba­sciatore Usa in Libia, era volato a Tripoli per rendersi conto di persona di cosa fosse andato storto. Nel momento in cui pure il segretario di Stato, Hillary Clinton, è dimissiona­ria i nemici dell’America ne approfitte­ranno. Il presidente Barack Obama è già in difficoltà con l’Egitto. Dopo aver chiamato al telefono, Mohammed Mor­si, il capo di stato dei Fratelli musulma­ni anziché calmarsi sembra abbia man­dato la seconda armata al confine con Israele. E due giorni fa Il Cairo ha ritira­to l’ambasciatore in Israele. L’Iran ed i suoi giannizzeri Hezbollah, consapevo­li dell’attenzione negli Stati Uniti per lo scandalo sexy dei super generali, medi­teranno l’ennesimo colpo gobbo con­tro lo stato ebraico ammantandosi del ruolo di paladini dei palestinesi. Lo stes­so regime siriano sperava da tempo in un fattore esterno per ripigliare fiato. Gli oppositori hanno lanciato l’allar­me: una guerra a Gaza distoglierebbe l’attenzione dalla crisi siriana non solo da parte della comunità internaziona­le, ma anche «della stessa gente che da mesi combatte Assad». In realtà la Francia di François Hollande, come fece Nicolas Sarkozy ai tempi della Libia, sof­fia sul fuoco. La Cia ha altre gatte da pelare e Parigi guarda caso propone in queste ore che si riveda l’embar­go contro la Siria per poter fornire armi ai ri­belli. Gli afghani, sempre di­screti sulle vicende che coin­volgono le donne, ricordano al ge­nerale Allen come il problema non sia­no le mail bollenti, ma il ripiegamento della Nato e la rivincita talebana. Lo ri­badisce il generale Syed Maluk, che ar­chivia lo scandalo come «questioni per­sonali ». L’ufficiale afghano comanda il fronte di Helmand, uno dei più duri nel sud del paese. La sua preoccupazione è lo scenario che si aprirà con il ritiro dei militari occidentali nel 2014 e la speran­za che­gli Usa continuino a fornire equi­paggiamento e supporto logistico all’ esercito di Kabul, anche dopo.