Maurizio Caverzan, il Giornale 16/11/2012, 16 novembre 2012
La Berlinguer anti-sindacati come Marchionne - Il rigore ce l’ha nel profilo, nel piglio, nel taglio degli occhi
La Berlinguer anti-sindacati come Marchionne - Il rigore ce l’ha nel profilo, nel piglio, nel taglio degli occhi. E della lingua, soprattutto. Son bastate tre parole a Bianca Berlinguer per fotografare la ragione sociale del sindacato, di un certo sindacato troppo abituato a dettar legge. Come quello del Tg3, per esempio, che la signora dirige da tre anni. «Difendete i lavativi », ha detto. Un’istantanea, una lapide. La rottura delle relazioni sindacali è stata un battito di ciglia.Un crepaccio corre lungo la schiena dell’ex Telekabul, un tempo monolite dell’informazione rossa e verace, un uomo ( Sandro Curzi) un esercito. Qui sverna da sempre una delle redazioni più garantite d’Italia. Ma se la direttrice dal cognome tosto le canta chiare scoppia il putiferio. Il sipario è strappato: anche a sinistra dirigenti e rappresentanze sindacali litigano. Rompono. Non ci sono di mezzo tute blu, turni, salari: eppure. Come revisionismo non c’è male. Qualche giorno fa l’inflessibile direttrice ha convocato il comitato di redazione per comunicare alcuni avvicendamenti nella squadra. Niente di epocale. Un caporedattore che per ragioni personali ottiene un impegno più defilato (Eugenia Nante, da capo della cultura ad articolo 2); un altro che le subentra (Oliviero Bergamini, attuale capo della redazione milanese); il suo vice che lo rimpiazza salendo di grado (Emanuela Falcone). Spostamenti che appartengono alle prerogative della direzione. Invece no, un ginepraio. Bisogna mediare, confrontarsi, concertare, aprire un tavolo di trattativa e via sindacaleggiando. Altrimenti, comunicati che scomunicano. Il direttore «usa toni perentori». Non ammette «alcuna replica». Rende «impossibile ogni confronto». Le malelingue sostengono che, dietro la guerricciola per le poltroncine della redazione, spirino faide intestine. Da una parte le frange vicine a Lucia Annunziata, già timoniera del tg a fine anni ’90 e ora titolare della rubrica In 1/2 h , dall’altra i berlingueriani doc. In Rai,con l’avvento di Anna Maria Tarantola (presidente) e Luigi Gubitosi (direttore generale), sono vicine nuove nomine ai vertici di reti e testate. Nessuna sorpresa è da escludere. Nemmeno che la «BB di Telekabul» possa succedere ad Antonio Di Bella alla direzione di Raitre. Sta di fatto che nel padiglione sinistroso di Saxa Rubra, il crepaccio continua ad allargarsi con accuse ai rappresentanti del Cdr di essere «eterodiretti»e di creare «un clima d’odio». E loro che dipingono la direttrice come il sciur parùn , il peggiore degli imprenditori o dei manager manco fosse un Briatore o un Marchionne qualsiasi. Sarà dura ricucire. L’austerità Bianca Berlinguer ce l’ha nel sangue. Nell’acido desossiribonucleico che le ha lasciato in eredità papà Enrico. Lo stesso che, l’altra sera,nessuno dei«Fab Five»democrat ha citato nel proprio Pantheon di riferimento. Troppo sensibili alle curialità e al marketing i candidati alle primarie. Nella sua primogenita, invece, la lezione del parlar schietto in faccia deve aver fatto breccia. «Difendete i lavativi», ha sentenziato Bianca con il suo tono spiccio rivolta ai sindacalisti che le stavano innanzi. Non è mai troppo tardi per ravvedersi.