Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 16 Venerdì calendario

La Berlinguer anti-sindacati come Marchionne - Il rigore ce l’ha nel profilo, nel pi­glio, nel taglio degli occhi

La Berlinguer anti-sindacati come Marchionne - Il rigore ce l’ha nel profilo, nel pi­glio, nel taglio degli occhi. E della lin­gua, soprattutto. Son bastate tre paro­le a Bianca Berlinguer per fotografare la ragione sociale del sindacato, di un certo sindacato troppo abituato a det­tar legge. Come quello del Tg3, per esempio, che la signora dirige da tre anni. «Difendete i lavati­vi », ha detto. Un’istantanea, una lapide. La rottura delle rela­zioni sindacali è stata un battito di ciglia.Un crepaccio corre lun­go la schiena dell’ex Telekabul, un tempo monolite dell’infor­mazione rossa e verace, un uo­mo ( Sandro Curzi) un esercito. Qui sverna da sempre una delle redazioni più garantite d’Italia. Ma se la direttrice dal cognome tosto le canta chiare scoppia il putiferio. Il sipario è strappato: anche a sinistra dirigenti e rap­presentanze sindacali litigano. Rompono. Non ci sono di mez­zo tute blu, turni, salari: eppu­re. Come revisionismo non c’è male. Qualche giorno fa l’inflessibi­le direttrice ha convocato il co­mitato di redazione per comu­nicare alcuni avvicendamenti nella squadra. Niente di epocale. Un caporedattore che per ragioni perso­nali ottiene un impegno più defilato (Eugenia Nante, da capo della cultura ad articolo 2); un altro che le subentra (Oliviero Bergamini, attuale capo del­la redazione milanese); il suo vice che lo rimpiazza salendo di grado (Ema­nuela Falcone). Spostamenti che ap­partengono alle prerogative della dire­zione. Invece no, un ginepraio. Biso­gna mediare, confrontarsi, concerta­re, aprire un tavolo di trattativa e via sindacaleggiando. Altrimenti, comu­nicati che scomunicano. Il direttore «usa toni perentori». Non ammette «al­cuna replica». Rende «impossibile ogni confronto». Le malelingue sostengono che, die­tro la guerricciola per le poltroncine della redazione, spirino faide intesti­ne. Da una parte le frange vicine a Lu­cia Annunziata, già timoniera del tg a fine anni ’90 e ora titolare della rubrica In 1/2 h , dall’altra i berlingueriani doc. In Rai,con l’avvento di Anna Maria Ta­rantola (presidente) e Luigi Gubitosi (direttore generale), sono vicine nuo­ve nomine ai vertici di reti e testate. Nessuna sorpresa è da escludere. Nemmeno che la «BB di Telekabul» possa succedere ad Antonio Di Bella al­la direzione di Raitre. Sta di fatto che nel padiglione sinistroso di Saxa Ru­bra, il crepaccio continua ad allargarsi con accuse ai rappre­sentanti del Cdr di esse­re «eterodiretti»e di cre­are «un clima d’odio». E loro che dipingono la direttrice come il sciur parùn , il peggiore degli imprenditori o dei ma­nager manco fosse un Briatore o un Mar­chionne qualsiasi. Sarà dura ricucire. L’austerità Bianca Ber­linguer ce l’ha nel san­gue. Nell’acido desossi­ribonucleico che le ha lasciato in eredità papà Enrico. Lo stesso che, l’altra sera,nessuno dei«Fab Five»de­mocrat ha citato nel proprio Pantheon di riferimento. Troppo sensibili alle cu­rialità e al marketing i candidati alle primarie. Nella sua primogenita, inve­ce, la lezione del parlar schietto in fac­cia deve aver fatto breccia. «Difendete i lavativi», ha sentenziato Bianca con il suo tono spiccio rivolta ai sindacalisti che le stavano innanzi. Non è mai trop­po tardi per ravvedersi.