Teodoro Chiarelli, La Stampa 15/11/2012, 15 novembre 2012
Settemila persone in piazza a Pomigliano D’Arco per lo sciopero proclamato dalla Fiom, ma nessuna adesione all’interno dello stabilimento Giambattista Vico di Fiat Auto
Settemila persone in piazza a Pomigliano D’Arco per lo sciopero proclamato dalla Fiom, ma nessuna adesione all’interno dello stabilimento Giambattista Vico di Fiat Auto. Al corteo, aperto da uno striscione del sindacato dei metalmeccanici della Cgil retto fra gli altri dal segretario generale Maurizio Landini, e alla successiva manifestazione hanno partecipato lavoratori provenienti da stabilimenti di tutta la Campania, disoccupati, pensionati, studenti e personalità politiche del centrosinistra come Nichi Vendola (Sel) Antonio Di Pietro (Idv). Tra loro anche i 19 cassintegrati della Fiom che dovranno essere assunti nella newco campana dove si produce la Nuova Panda entro il 28 novembre. All’interno del Giambattista Vico, invece, come ha sottolineato la stessa Fiat, «tutti i dipendenti del primo turno sono entrati regolarmente al lavoro e la produzione ha proceduto altrettanto regolarmente». Addirittura alcune centinaia di lavoratori hanno anticipato l’ingresso in fabbrica di quasi due ore (l’apertura dello stabilimento per il primo turno era prevista per le 5,30) per evitare eventuali picchetti da parte dei partecipanti alla manifestazione. Picchetti che, per la cronaca, non ci sono comunque stati. A Pomigliano lavorano attualmente 2.150 addetti alle dipendenze della newco, oltre a un migliaio di lavoratori ancora in carico alla “vecchia” Fiat Fiat Group Automobile, mentre altri 1.450 dipendenti, sempre in carico a Fga, sono in cassa integrazione. Secondo il Lingotto, allo sciopero proclamato dalla Fiom ha aderito negli stabilimenti di Fiat in media solo l’1% degli addetti. Cifra confermata dalla Fim Cisl che in una nota ha parlato di partecipazione «bassissima», sostenendo che negli stabilimenti «l’adesione non ha raggiunto in media neanche il 3%, con Mirafiori che ha toccato appena l’1%, mentre a Cassino non ha aderito nessuno». Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim, ha aggiunto che «la Fiom dovrebbe riconsiderare la propria strategia firmando e rispettando gli accordi votati dalla maggioranza dei lavoratori». Di fronte a dati così eclatanti, a conferma di una situazione comunque complessa e problematica, non potevano mancare le polemiche. Il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, ha parlato di pressioni e minacce ai lavoratori Fiat di Pomigliano da parte dell’azienda perché non scioperassero. «Voglio denunciare l’atteggiamento mafioso della Fiat - ha detto Ferrero - perché martedì i capi sono passati nello stabilimento per minacciare i lavoratori, dicendo che chi avrebbe fatto sciopero sarebbe stato messo nella lista dei 19 da buttare fuori». Sdegnata la reazione del Lingotto, affidata a una durissima nota dove si parla di «ingiuriosa accusa». Ha detto l’azienda: «Tale affermazione è falsa e pertanto la società ha dato mandato ai propri legali di provvedere a quanto necessario per tutelarla contro ogni forma di diffamazione». In ogni caso la Fiom va avanti per la sua strada. «Forse per Marchionne sarà un tuffo al cuore - ha detto Landini alla manifestazione di Pomigliano Ma se pensavano di aver cancellato, con gli accordi separati, la dignità dei lavoratori, si sbagliavano». E ancora: «Un governo degno di questo nome non inviterebbe Marchionne a ritirare i provvedimenti di mobilità, ma lo convocherebbe per dirgli che sta violando le leggi e la Costituzione di questo Paese».