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 2012  novembre 17 Sabato calendario

Il marito Scott sgobbava con il bisturi. La tata badava ai tre marmocchi. E Jill Kelley volava. Letteralmente

Il marito Scott sgobbava con il bisturi. La tata badava ai tre marmocchi. E Jill Kelley volava. Letteralmente. Da Tampa a Washington e ritorno, all’inseguimento ossessivo di attenzioni e affari. La mora, 37 anni, che ha fatto saltare il banco denunciando le minacce di un’altra rampante, Paula, l’amante di David Petraeus, era al centro di un sistema di rapporti frenetico che l’ha portata fino alla Casa Bianca. Per tre volte. Non c’è sfera della vita pubblica che l’intraprendente «libanese» non abbia toccato da quando nel 2003 si è stabilita in Florida. Lei in mezzo, attorno tanti pianeti. Il primo è quello, ormai noto, dei militari che passano per la base di MacDill. Petraeus, l’ex comandante John Abizaid, decine di ufficiali e poi il generale John Allen, il preferito. Lui minimizza ma i rapporti sono intensi. Se la porta dietro sul jet speciale per un viaggio nella capitale. Le chiede consiglio da Kabul quando un disk-jockey minaccia di «friggere» un Corano. Jill offre collaborazione. A volte Allen si stufa di quel flusso di messaggi e si incavola pure sua moglie, però il traffico elettronico continua. Jill accarezza le divise e le indossa. Almeno una volta, nel 2010, quando si lancia con i parà-commando. Il nome dei Kelley — raccontano le liste ospiti della base — sono sempre vicini a quelli di alti gradi. E quando la coppia organizza le celebri feste nella residenza sul lungomare non mancano mai. La proporzione, annotano i pignoli, è «10 a 1» in favore di quelli stranieri, che si trovano come a casa loro. Poi ci sono i politici. Jill e la sorella gemella Natalie, esuberante e non solo, ne avviluppano parecchi nella loro rete sociale. A destra e a manca. L’ex governatore Charlie Crist, il senatore Kerry, il sindaco di Tampa, Bob Buckhorn. Il primo cittadino ha rivelato ieri il contenuto delle email che Jill gli ha spedito. Ecco le citazioni di Jill: «I nostri esimi ospiti da Afghanistan, Nepal e Pakistan», «Il re (di Giordania) e la principessa sono persone stupende», «ero al telefono con Dave (Petraeus)». Poi l’8 novembre in coda a un messaggio questo «ps»: «Ero alla Casa Bianca con i miei amici dell’amministrazione. Lo stress era surreale. Meno male che Potus (Obama) è stato rieletto». Non sono millanterie. Jill c’è stata tre volte quest’anno insieme a Natalie. Per la precisione il 28 settembre, il 24 ottobre, il 4 novembre. E in due occasioni hanno cenato alla caffetteria detta «Executive Mansion» ospiti di un funzionario di medio livello conosciuto, ovviamente, a MacDill. Separatamente anche Paula Broadwell è stata alla Casa Bianca per partecipare a riunioni sull’Afghanistan con esperti della regione. Nulla ferma le gemelline. Intraprendenti. Di recente hanno beffato Marco Rubio, l’abile politico repubblicano presentandosi ad una sua raccolta fondi. Mille dollari a coperto. Arrivano, si fanno la foto e se ne vanno senza lasciare un centesimo. Del resto non è che ne abbiano da buttare, sono in bolletta. Non vede un bigliettone neppure Gerald Harrington, lobbista democratico. Raccontano che abbia prestato 300 mila dollari a Natalie: ancora li aspetta. La convention repubblicana a Tampa diventa per Jill una passerella e un posto dove conoscere persone. È così che prova anche a concludere un affare usando la sua carica di console onorario della Corea del Sud. Smodata, chiede una percentuale mostruosa e l’interlocutore la manda a quel paese. Jill, come Paula, ama il bel mondo di Washington. Petraeus la invita con il marito al Pentagono dove le conferisce «un encomio». Vuoi vedere che è uno degli episodi che fa ingelosire Paula? Qualche ambasciata la accoglie volentieri ai suoi party. Sembra stia molto simpatica ai rappresentanti di Sua Maestà britannica e, ovviamente, ai coreani. Lei, quando può, c’è. Gli eventi sono irresistibili, portano contatti che possono diventare utili. Come l’amicizia con l’agente Fbi, Fred Humphries. Jill si lascia scappare il segreto delle minacce anonime. In modo informale, afferma. Ma se parli con uno sbirro cosa ti aspetti? Lui, segugio che ha dato la caccia a terroristi pericolosi e patriota profondo, avvia l’indagine. E, visto che sono in confidenza, trova anche il tempo di mandarle una sua foto a torso nudo. L’ha scattata al poligono di tiro. Uno scherzo, senza dubbio. Ma in questa storia di amanti e tradimenti è l’immagine di un «peccato».