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 2012  novembre 16 Venerdì calendario

CAMPAGNE ELETTORALI CON GLI «AEREI ZOO»

«Più che manutenzione, decontaminazione», dicono i tecnici della Active Aero Group, la società del Michigan che ha affittato uno dei suoi aerei, un vecchissimo McDonnell Douglas MD83, a Mitt Romney per la sua campagna. Per quasi un anno il jet è stato la seconda casa del candidato, del suo team, dei cameramen e della stampa al seguito. Nel lungo inverno e nella primavera delle primarie repubblicane e poi nella battaglia estiva contro Obama, fino all’epilogo del 6 novembre. Adesso bisogna ridipingere l’aereo, togliere la grande R dal timone e la scritta «Believe in America» che campeggia per tutta la lunghezza della fusoliera. Via anche il sedile riservato al candidato con su impresso il marchio di Romney e la scritta «The Gov.».
Quando cambia la destinazione di un velivolo è normale fare una manutenzione straordinaria, ma quelli usati per le campagne sono famosi per richiedere uno sforzo supplementare. Più le battaglie elettorali sono massacranti, più gli aerei si trasformano in bivacchi nei quali giornalisti, producer e tecnici della tv si mescolano con gli uomini della campagna al seguito dell’ex governatore e con quelli dei servizi segreti che devono proteggerlo. Tutti mangiano e bevono in ogni momento; si sbriciola, si scrivono articoli, si montano servizi al computer, si telefona anche durante decolli e atterraggi. Gli equipaggi tollerano anche perché, ammonisce al microfono il decano dei cameramen della Cbs alla partenza degli aerei-stampa di Obama, «quello che accade su un charter rimane a bordo del charter».
E, così, ciò che ci si lascia dietro, anche in termini di igiene, dopo tre o quattro voli in una giornata, aiuta a spiegare l’uso del termine decontaminazione da parte della società proprietaria dei jet. Che adesso torneranno a essere dati in affitto a utenti di altro tipo: squadre di basket dell’Nba, casinò che organizzano voli privati verso Las Vegas per i loro clienti migliori, band musicali. E, presto, anche altri politici impegnati in una campagna elettorale. Questo MD-83 sul quale abbiamo volato con Romney, in passato ha ospitato gli U2 ed è stato usato da Mike Huckabee nelle elezioni primarie del 2008.
Finita la campagna, i giornalisti tornano alla normalità: le missioni all’estero del presidente degli Stati Uniti. Si comincia proprio oggi col «tour della vittoria» di Obama in Asia. Ma non è che il charter della Casa Bianca che segue l’«Air Force One» sia migliore di quelli della campagna elettorale. La crisi morde anche qui: si affittano aerei sempre più vecchi, si attraversa il Pacifico con jet che non hanno una lunga autonomia. E, quindi, per andare da Washington all’Indocina, un volo interminabile con due scali per fare rifornimento (in Alaska e a Tokio). Un tempo l’aereo che seguiva il presidente veniva pomposamente chiamato «Air Press One». Ma i tecnici aeroportuali che saliranno a bordo del jet all’arrivo in Thailandia dopo un volo di 26 ore, probabilmente capiranno perché da qualche anno i suoi stessi passeggeri hanno dato a questo jet un nome un po’ meno altisonante: «lo zoo».
Massimo Gaggi