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 2012  novembre 15 Giovedì calendario

QUEI CORTEI «DESTRUTTURATI» CHE SPAVENTANO IL VIMINALE

La paura vera, non raccontata nelle dichiarazioni ufficiali, sta nelle prossime manifestazioni. Nonostante gli scontri di ieri, il Viminale traccia un bilancio tutto sommato positivo. Il perché è presto detto: poteva andare molto peggio. Ma le scadenze di piazza in arrivo, a distanza di una settimana una dall’altra, rischiano di trasformarsi in un incubo per le forze dell’ordine.
La rabbia sta montando, i movimenti violenti soffiano sul fuoco, persino le sfilate organizzate dai sindacati - da sempre garanzia di sicurezza grazie al loro servizio d’ordine - potrebbero non tenere più. Quella di ieri, dunque, appare ai più preoccupati una prova generale di disordini a intensità in crescita rapida.
La stessa soddisfazione che a Roma alla fine traspariva nei responsabili dell’ordine pubblico è stata funestata senza rimedio da quelle immagini di un poliziotto che dà manganellate in faccia a un ragazzo. Episodio odioso, da condannare senza attenuanti e soprattutto miccia accesa tra le frange eversive, pronte a farne strumento per ogni genere d’attacco.
Eppure proprio nella capitale l’intesa tra il questore Fulvio Della Rocca e il prefetto Giuseppe Pecoraro ha fatto di tutto per evitare le cariche, soprattutto quando alcune migliaia di studenti stipati davanti alla Bocca della Verità hanno deciso di cambiare percorso violando gli accordi con le forze di polizie. Troppo rischioso sfidarli, meglio cedere, è stata la scelta.
Poi, però, in zona Trastevere, la risposta contro alcune decine di scalmanati con caschi e mazze non poteva che essere severa. Alla fine, e non era mai successo prima, 140 identificati in un’ora, che dovranno fare i conti davanti all’autorità giudiziarie con i filmati e le riprese aeree della Questura: potrebbero inchiodarli.
Ma davanti agli occhi del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, del direttore del dipartimento Ps, Antonio Manganelli, e dei servizi d’intelligence guidati dal sottosegretario Gianni De Gennaro e dal direttore del Dis, Giampiero Massolo, c’è il controllo della misura continua e costante del rischio sovversivo. Così come c’è un’allerta, più probabile, di fronte a una spirale vorticosa di rabbia sociale che rende il tema dell’ordine pubblico un problema enorme.
Le manifestazioni cosiddette destrutturate, cioè gli studenti, i cittadini, i disoccupati - quelle che a Napoli vantano una tradizione pluriennale - sono, di certo, più facili da infiltrare. Si vedono e si sono già viste in parte ieri frange di ogni natura, antagonisti, anarchici e anarco-insurrezionalisti, i più minacciosi. Ma c’è, soprattutto, una condizione di fragilità generale, legata a una recessione che non molla. Genera a ripetizione minacce e insidie per la pubblica sicurezza, ormai dietro l’angolo.