Rossella Bocciarelli, Il Sole 24 Ore 16/11/2012, 16 novembre 2012
IN ITALIA LA DISCESA DEL PIL COMINCIA A RALLENTARE
L’Italia è in recessione per il quinto trimestre consecutivo ma l’intensità della crisi produttiva appare in attenuazione. È la valutazione flash diffusa ieri dall’Istat: nel terzo trimestre dell’anno, infatti il Pil si è ridotto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti (le stime alla vigilia ipotizzavano un -0,5%).
L’Istituto di statistica ha anche lievemente ritoccato la fotografia del secondo trimestre 2012 (la contrazione del Pil è stata pari a -0,7% invece che –0,8% ) e la variazione anno su anno, nei confronti del terzo trimestre 2011 è pari a –2,4 per cento. Questo calo congiunturale, spiegano gli esperti Istat, va visto come «la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dei servizi e di un leggero aumento in quello dell’industria».
I dati della produzione industriale diffusi la settimana scorsa per la verità mostravano una contrazione mensile dell’1,5% dopo un +1,7% in agosto, il che fa pensare più a una crescita piatta della produzione industriale nel terzo trimestre dopo un secondo trimestre in cui la produzione aveva registrato una flessione pari all’1,6 per cento.
La variazione del Pil acquisita per il 2012, vale a dire quella che si avrebbe se nel quarto trimestre la crescita fosse nulla, è pari a -2 per cento.
Insomma, il contesto esterno è quello che è (non a caso il panel di economisti sondati dalla Bce stima che in Eurolandia vi sarà una flessione dell’attività produttiva pari a mezzo punto percentuale quest’anno seguita da un modestissimo +0,3% per l’anno prossimo); tuttavia nel nostro paese la retromarcia ingranata dall’economia, almeno, rallenta. Con ogni probabilità, spiegano Chiara Corsa e Loredana Federico, economiste di Unicredit, la dinamica del Pil nel terzo trimestre 2012 è stata caratterizzata da una «ulteriore contrazione della domanda interna e da un contributo positivo delle esportazioni nette. Ci aspettiamo anche un modesto contributo positivo delle scorte e queste ultime probabilmente sono una delle cause della sorpresa positiva».
Non tutti gli esperti, tuttavia, salutano i dati di ieri come il segno di una svolta ormai prossima: «Noi non cambiamo la nostra visione sull’economia italiana. La crescita rimarrà probabilmente debole nei prossimi trimestri perché le misure di austerità fiscale continueranno a pesare sulla domanda interna; una debolezza che difficilmente potrà essere colmata dal contributo positivo della domanda estera», afferma Fabio Fois, economista di Barclays.
Le stesse preoccupazioni si ritrovano nell’analisi dell’ufficio studi della Confcommercio, dove si afferma in modo ancor più netto che le prime stime sull’andamento del Pil nel terzo trimestre, pur evidenziando una dinamica economica meno negativa rispetto a quanto registrato nei primi sei mesi, non possono essere lette come segnale di inizio di uscita dalla recessione per il nostro Paese. Il motivo afferma Confcommercio è che «i primi dati relativi a settembre indicano, infatti, un deterioramento in termini di consumi, produzione e occupazione rispetto a quanto registrato nei mesi di luglio e agosto». Date queste dinamiche, «è presumibile che anche il quarto trimestre registri una contrazione dell’attività economica, determinando una riduzione del Pil superiore al 2% per l’anno in corso».