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 2012  novembre 16 Venerdì calendario

SECONDA RECESSIONE IN EUROPA

L’area dell’euro ha accusato una nuova contrazione nel terzo trimestre di quest’anno, scivolando per la seconda volta dal 2009 in recessione, nonostante il modesto contributo positivo di Germania e Francia. Oltre ai Paesi della periferia, sui cui hanno pesato le misure di austerità fiscale e la restrizione del credito, hanno subìto un calo del Prodotto interno lordo anche Olanda e Austria.
Dopo una contrazione dello 0,2% nel secondo trimestre, il Pil dell’Eurozona è calato dello 0,1% nel periodo luglio-settembre. Per gli ultimi tre mesi dell’anno, le previsioni sono di un ulteriore peggioramento, sulla base dei recenti dati sulla produzione industriale e dei sondaggi fra le imprese. Secondo Unicredit, la contrazione potrebbe arrivare allo 0,4%. L’andamento di fine 2012 trascinerà al ribasso anche la crescita per il 2013. Le previsioni degli economisti indipendenti interpellati dalla Banca centrale europea, riportate nel bollettino mensile pubblicato ieri, sono state riviste all’ingiù rispetto a tre mesi fa: da -0,3 a -0,5% per quest’anno e da 0,6 a 0,3% per l’anno prossimo. A dicembre, la Bce renderà nota la revisione delle previsioni del proprio staff e anche queste evidenzieranno un taglio, come ha già anticipato il presidente Mario Draghi.
Nonostante tutto, il dato del terzo trimestre (che su base annua mostra un calo dello 0,6%) è stato leggermente migliore delle attese grazie a Germania e Francia (cresciute entrambe dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti), ma questo va imputato ad alcuni fattori una tantum che non si ripeteranno nel quarto trimestre. «Le cifre - sostiene Claudia Broyer, di Allianz - non sono allarmanti, ma non sono incoraggianti». L’economista afferma tuttavia che è esagerato definire la Francia «il malato d’Europa», come è avvenuto in questi giorni in Germania. L’economia tedesca, dal canto suo, è stata sostenuta dalle esportazioni nette (il dato però è influenzato anche da un calo dell’import) e dai consumi, mentre languono gli investimenti. La crisi dell’Eurozona, secondo una nota di Deutsche Bank, si trasmette alla Germania non solo attraverso l’export, ma anche attraverso i profitti delle imprese (il 65% degli investimenti all’estero delle imprese tedesche è in Europa) e costituisce un incentivo, insieme al calo di utilizzazione della capacità produttiva, a frenare gli investimenti.
L’economia dell’Eurozona è di fatto in recessione dal terzo trimestre del 2011, secondo un gruppo di esperti riunito dal Centre for Economic Policy Research di Londra (di cui fa parte l’italiana Lucrezia Reichlin): individuare l’inizio e la fine del ciclo economico è un esercizio difficile, osserva il comitato di economisti, che va al di là dell’identificazione di due trimestri consecutivi di contrazione (la definizione tecnica di recessione). Nel quarto trimestre dello scorso anno l’economia si era contratta dello 0,3% ed era rimasta piatta nel primo trimestre di quest’anno. Il comitato nota che l’espansione iniziata nel secondo trimestre 2009 è durata solo dieci trimestri, la più breve dal 1970, e non è stata in grado di riportare il Pil dell’area euro ai livelli pre-crisi.
Uno degli aspetti più evidenti della recessione sono le condizioni del mercato del lavoro. In questo caso l’occupazione, notano gli esperti del Cepr, ha cominciato a declinare leggermente ancora prima del terzo trimestre 2011, il che è inusuale, in quanto l’andamento del mercato del lavoro si muove di solito in ritardo rispetto a quello del Pil. La disoccupazione nell’Eurozona, che è attorno all’11,6%, è destinata a calare marginalmente, secondo gli economisti interpellati per il bollettino della Bce, solo a partire dal 2014.