Paola Jacobbi, VanityFair 14/11/2012, 14 novembre 2012
MICHELLE, IO TI INVIDIO
(intervista a Sophia Loren)
Metti una giornata particolare con Sophia Loren. È la mattina del 7 novembre e siamo a Noordwijk am Zee, mezz’ora da Amsterdam, per una presentazione dei gioielli Damiani di cui l’attrice è ambasciatrice nel mondo. I giornalisti olandesi si chiedono come è meglio rivolgersi alla signora: preferirà essere chiamata Loren o Ponti, il cognome del marito?
Intanto scopriamo che Sophia si è svegliata alle cinque per vedere i risultati delle elezioni americane. No, non ha intercettato immediatamente la famosa foto postata dagli astutissimi manager della campagna per Obama su Twitter alle 19.16 (ma scattata l’estate scorsa), quella dell’abbraccio tra Barack e Michelle, che ha avuto un formidabile riscontro online: 880 mila condivisioni su Twitter, oltre 4 milioni di «like» su Facebook. In compenso Sophia, forte della sua conoscenza del mondo americano (ha lavorato e vissuto negli Usa e i suoi figli Carlo jr e Edoardo ci vivono ancora), ha ascoltato con grande attenzione il discorso del presidente. Alla nostra intervista arriva pimpante, in tailleur rosso e tacchi Armani, dichiarandosi da subito «contenta, contentissima» per la vittoria di Obama.
Se l’aspettava?
«Mi verrebbe da dire che lo sapevo. Mi sono alzata piena di ottimismo. Io adoro Obama. È un uomo preparato, politicamente perfetto, molto equilibrato».
La vittoria, relativamente di misura, fa capire che molti americani però sono stati delusi da questi primi quattro anni.
«Tutti possono commettere errori. Ma quest’uomo sa tutto dell’America e merita di portare a compimento il suo percorso. E poi è uno che parla con il cuore, e questo è impagabile».
Che cosa pensa di Michelle?
«La invidio un po’».
Perché?
«Perché intuisco che lui la ama davvero. Perché un uomo che ti dedica una vittoria così importante e che ti guarda con tanto amore è una cosa bellissima. Invidiabile, appunto. Non tutte le donne possono dire altrettanto. Essere amate così… (sospira sognante)».
Michelle è fortunata ma lo è stata anche lei con Carlo Ponti: un grande amore, una lunga collaborazione professionale. Eravate una first couple del cinema.
«Non dico di no, figuriamoci. Ma quello è il presidente degli Stati Uniti, si rende conto? Che, vulimmo pazzià?».
Passiamo alla politica italiana. Che cosa pensa del fenomeno Beppe Grillo?
«Non me lo spiego. È un comico, che potrà mai fare? Comunque non ne so abbastanza, in Italia ci sto troppo poco».
Ma vede la televisione.
«Sì, certo. Ma se una cosa non mi piace, cambio subito canale».
Sei mesi fa è diventata nonna per la quarta volta. L’ultima nata è Beatrice, figlia di Carlo jr, direttore d’orchestra, e della moglie violinista Andrea Meszaros.
«Adoro i miei nipoti e soffro perché li vedo meno di quanto vorrei. Mi riempiono di gioia e, ogni tanto, di malinconia: chissà se fra dieci anni saremo insieme».
In questi giorni a Los Angeles viene proiettata la versione restaurata della Ciociara, e c’è una rassegna in ricordo di suo marito, nel festival Cinema Italian Style. Come sta il cinema italiano oggi?
«Non benissimo. È molto difficile trovare storie che si possano esportare. Del resto fare il cinema costa un sacco di soldi e, se non allarghi il tuo mercato, è molto difficile che un film sia redditizio».
Sua nuora, l’attrice Sasha Alexander, sposata a Edoardo, le chiede mai consigli sulla carriera?
«Figuriamoci. È americana, non ne ha bisogno, fa tutto per conto suo».
Lei è nota per la sua ferrea disciplina. Sempre puntuale e in forma, fa ginnastica tutte le mattine.
«Oggi no, però. Quando sono in viaggio, mi concedo di non farla. Ottima scusa».
Quindi anche lei si deve sforzare, come noi comuni mortali.
«Mi costa moltissimo. E a chi piace fare ginnastica? Bisogna farla, e basta».
Quando si commentano i cambiamenti degli ideali estetici si confronta il tipo fisico delle attrici della sua generazione con la super magrezza inseguita oggi.
«La fissazione della magrezza nella moda c’è sempre stata. Io avevo 16 anni, ero appena arrivata a Roma ed ero un grissino. Andai all’atelier delle Sorelle Fontana per trovarmi un lavoro da indossatrice. Mi avrebbero preso solo se fossi dimagrita un chilo. Un chilo, si rende conto? Me ne andai, mangiavo già abbastanza poco ai tempi».
Stamane lei è stata avvicinata da una giornalista di origine italiana che le ha portato un regalo, e da un ragazzino di un programma televisivo olandese che le ha voluto dare un bacio. Ho notato che è molto disinvolta, non tiene a distanza nemmeno gli interlocutori più bizzarri.
«Non sono sempre stata così. Da giovane non avevo esperienza ed ero molto timida. Con gli anni, ho imparato a sentirmi a mio agio in pubblico, essere spiritosa, fare battute».
Prima, i giornalisti olandesi sono venuti a chiedermi se sapevo come preferisse essere chiamata, signora Ponti o signora Loren. Ho detto Loren. Ho fatto bene?
«Poteva anche dire Sophia. Semplicemente Sophia».