Stefano M. Torelli, Sette 16/11/2012, 16 novembre 2012
SOTTOPAGATI E COSTRETTI A SECONDI LAVORI: LA CRISI DEI MEDICI
[Egitto]
Nelle ultime settimane, in Egitto, si parla molto della difficile situazione in cui si trova il settore della sanità. I servizi resi sembrano essere piuttosto disservizi, il personale medico non è sufficientemente numeroso – e preparato – per venire incontro alle esigenze dei cittadini e la spesa destinata alla sanità è tra le più basse al mondo (meno del 5% sul Pil). I medici stanno portando avanti le loro battaglie tramite manifestazioni e scioperi, per far sì che il nuovo governo si occupi della loro questione. Essere medici qui, a differenza di altri Paesi, sembra non essere conveniente: soprattutto nel pubblico, lo stipendio medio si aggira tra i 30 e gli 80 euro (nel migliore dei casi) e, spesso, i dottori sono costretti a dismettere il camice e trovare altri impieghi pomeridiani per poter arrivare a fine mese. Proprio la richiesta di un aumento dei salari è alla base delle proteste degli ultimi giorni. E la minaccia è quella di dimissioni in massa. Il rischio è quello di un Paese senza più medici, costretti ad andare in altri Paesi in cui vi sono condizioni migliori, oppure a lavorare esclusivamente nel privato o, peggio ancora, a dedicarsi ad altro. Migliaia di laureati in medicina ogni anno non trovano uno sbocco che permetta loro di vivere dignitosamente e il risultato è un Paese con un bassissimo numero di medici, in relazione alla popolazione totale (meno di 3 medici ogni 1.000 abitanti).