Terry Marocco, Panorama 15/11/2012, 15 novembre 2012
LE PILLOLE CHE CAMBIAN IL SESSO (E LA VITA)
Il Viagra? Potrebbe essere anche l’ultimo sfascia famiglie. Per quasi 15 anni la pillola blu è stata la grande rivoluzione maschile e maschilista, ha fornito agli uomini un’arma assoluta contro le donne: un’eterna virilità. Ma ora mostra effetti inaspettati: la seconda giovinezza sessuale dei maschi ha messo in difficoltà unioni che da tempo avevano superato brillantemente la crisi del settimo anno. I «grey divorce», come li chiamano in America, ovvero i divorzi della terza età, secondo l’Istat in Italia sono raddoppiati: nell’ultimo decennio le separazioni degli ultrasessantenni sono passate da 4.247 a 8.726.
Un dato di tendenza, ma che è destinato a crescere, come spiega Paola Beffa Negrini, psicologa all’Università Cattolica di Milano, che sull’argomento ha condotto uno studio per la società di geriatria: «Oggi gli uomini hanno più carte da giocarsi, rispetto alle coetanee settantenni. E le lasciano più facilmente, credendo che tutto si possa risolvere con le pillole, anche se poi senza la vecchia moglie non sanno neanche dov’è la tintoria».
Così la donna ultrasessantenne è spettatrice inerme di una rappresentazione tutta maschile. «Sono le vedove del Viagra, quelle che arrivano in lacrime con la confezione in mano» racconta l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dei matrimonialisti. «Secondo i nostri dati, a Roma e a Milano l’aumento dei divorzi tardivi è impetuoso. L’offerta sessuale è ormai enorme».
Molte donne pensavano di essere finalmente arrivate alla menopausa, alla pace dei sensi, e invece... «Dopo vite sessuali tiepide si sono trovate di colpo mariti sui 70 anni scatenati, ossessionati dal sesso. E non era questo che cercavano» racconta Mariangela Mianiti, scrittrice di La vita Viagra (Derive Approdi editore). È l’apoteosi del mito della potenza e della penetrazione come se tutto si risolvesse lì. Oggi molti assumono il Viagra o i suoi succedanei, ma nessuno lo confesserebbe mai. È un po’ come la Dc dei vecchi tempi: nessuno ammetteva di votarla, ma poi aveva sempre la maggioranza. «Solo l’1 per cento dei miei pazienti me lo ha chiesto per migliorare il rapporto coniugale» spiega il sessuologo Maurizio Bossi. L’altro 99 per cento, in pieno delirio di potenza, si butta in una nuova vita. «Del resto, due sono le date fondamentali della nostra storia sessuale » spiega Bossi. «Il 1972 con la pillola anticoncezionale per le donne, arrivata in Italia, e il 1998 che ci ha portato il Viagra. La chimica ha cambiato più della cultura e la nemesi storica è che prima la liberazione è arrivata per le donne e poi per l’uomo, che ha smesso di interrogarsi sui suoi limiti».
Il Viagra, 7 milioni di pillole consumate in Italia nel 2011, è ancora in ascesa pure se inseguito ormai da preparati più nuovi, come il Cialis, oggi il più venduto in Italia: dal 2003 a oggi è arrivato a coprire il 60 per cento del mercato e dallo scorso anno il suo consumo è cresciuto del 31 per cento. La particolarità del Cialis è che il suo effetto dura per due giorni, un weekend d’amore assicurato, e può essere assunto anche con l’alcol. Il terzo «nuovo» Viagra è il Levitra, che nella versione orosolubile (quasi delle mentine dell’amore che si sciolgono in bocca) consente di assumere il farmaco all’ultimo momento, quando si è davvero sicuri che servirà.
I dati del consumo italiano, in totale 20 milioni di «farmaci dell’amore» all’anno, sono tutti molto sottostimati: accanto al mercato ufficiale c’è poi quello online, un giro d’affari di 2 miliardi di dollari nel mondo (contro i 5 delle vendite in farmacia). Il Viagra, capostipite, compirà 15 anni nel marzo 2013 e da giugno la Pfizer, la casa farmaceutica che lo produce e che può vantare l’affare del secolo, perderà il brevetto anche in Italia (dopo altri 8 paesi europei, tra cui la Spagna), trasformando la sua creatura in un farmaco generico dal prezzo molto più popolare (oggi è intorno ai 50 euro per una confezione da quattro compresse). E allora il Viagra inonderà ancora di più il mercato.
Nel mondo si consumano sei pasticche al secondo, 2 miliardi e mezzo di pillole sono state vendute dal lancio a oggi. L’Italia è in pole position: il secondo paese in Europa per consumo, dopo la Gran Bretagna. L’utilizzatore tipo del mercato ufficiale ha tra 50 e 55 anni, quello del web si presume molto più giovane. «Ho deciso di comprarne una scatola su internet, i siti che le vendono non mancano e non c’è bisogno di ricetta» racconta Enzo, 22 anni, che lo ha provato, «perché ho conosciuto una ragazza da poco e sono sicuro che non mi farà male. Mi hanno detto che non ha effetti collaterali. Anche se non so bene quale dosaggio prendere».
Sbagliare dosaggio non è uno scherzo: significa, parafrasando Enzo Jannacci, correre il rischio di trasformarsi nel palo della banda dell’Ortica anche per 2 giorni di seguito. Il problema però non è la dipendenza fisica, ma quella psicologica. Soprattutto nei più giovani che ne fanno un uso sconsiderato, come si evince dai numeri in possesso della European federation of sexuology. A chiederlo sarebbe il 54 per cento degli under 50, contro il 44 per cento degli over. L’uso di Viagra da parte dei consumatori più giovani viaggerebbe a una media di 4,7 dosi al mese, mentre gli «anziani» sono a quota 2,8. Chiara Simonelli, presidente della Federazione internazionale sessuologi, chiama in causa la pornografia: «Ha disabituato i ragazzi a fare fronte a situazioni d’intimità, la prestazione viene prima di tutto».
Nelle scuole, dove si fa poca educazione sessuale, le domande rivolte agli esperti dagli adolescenti riguardano più il Viagra che i preservativi, racconta Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta, che da oltre 10 anni incontra gli studenti dei licei milanesi: «Mi chiedono continuamente se serva davvero a potenziare le prestazioni. Fin dai primi rapporti hanno paura di non riuscire a farcela. Hanno il terrore di fare brutta figura: resta il dilemma del maschio italiano, un fallimento diventa un problema immenso».
Sulle chat gli utilizzatori raccontano le loro storie. Aldo, 22 anni, lo usa alla rovescia. Non per tradire, giura, ma per affrontare il rapporto con la sua fidanzata storica: «Non posso più farne a meno. Con lei ho iniziato a prenderlo fin dal principio e ora mi sento a disagio se non lo uso. A volte la tradisco per provare l’ebbrezza del sesso non dopato. Ho conosciuto una ragazza e con lei non ne sento la necessità. Alla fine è un sollievo».
Doveva servire per aiutare i 3 milioni di italiani con problemi di disfunzione erettiva, invece è diventata una pillola contro l’ansia da prestazione. «Ha cambiato le dinamiche tra uomo e donna» spiega lo psicoterapeuta torinese Lodovico Berra, che sull’argomento ha scritto il volume Platone e il Viagra (Isfipp edizioni). «Negli ultimi tempi il maschio era diventato il sesso debole a fronte di donne sempre più dominanti; questi farmaci hanno riportato l’equilibrio, ma restano una terapia di superficie. Il grande problema è la psiche, la virilità non si risolve con una pastiglia».
Francesco, pseudonimo di uno dei tanti maschi italiani che del Viagra dicono di non avere bisogno, 43 anni, avvocato, racconta di averlo provato «una volta sola» e per curiosità: «Avevo conosciuto una donna molto bella. Uno si gioca tutto la prima volta. Mi venne un mal di testa tremendo, sognavo solo che passasse l’effetto. Alla fine però il risultato fu ottimo: quattro volte in una notte».
Ma perché gli uomini non pensano piuttosto a una dignitosa, buona prima volta? «Perché questa finalmente è la rivincita dei maschi, la loro grande rivoluzione» afferma il sessuologo Emanuele Jannini. «È la salvezza nel taschino, l’argine allo strapotere delle donne. Che per anni ci hanno distrutto con due semplici paroline, ossia: tutto qui?».
Jannini ha partecipato al Meeting mondiale di medicina sessuale di Chicago, dove ha coordinato la ricerca internazionale National health and wellness survey, la fotografia più aggiornata sulla sessualità nelle cinque grandi nazioni europee (Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna) dove a lamentare disfunzioni erettive sono 22 milioni di maschi (il 39 per cento gravi). Tra questi, 6 milioni hanno meno di 50 anni e 2,3 milioni tra i 18 e i 39. Solo il 48 per cento ne ha parlato con un dottore. E solo il 32 aveva assunto Viagra, mentre il 68 non aveva ancora trovato una risposta soddisfacente ai suoi problemi.
Non è facile essere dei Viagramen, come spiega Jannini: «Le donne sono ancora strenue oppositrici dei farmaci contro l’impotenza. Li vivono come un’umiliazione del loro sex appeal. Ho incontrato poche donne felici di sapere che il marito li prendeva».
Nel dubbio, molti uomini continuano ad assumere sostanze di nascosto, come racconta Donatella P.: «Mi sono accorta che lui lo prendeva perché alla fine di ogni rapporto aveva una voce strana, nasale. Ma ho preferito non dirgli nulla, fare finta di niente. In fondo, lui lo fa per me».
Il dato più inaspettato viene dai medici di base, grandi dispensatori di questi farmaci: anche con la ricetta, dicono, lo usano molti uomini che non ne avrebbero bisogno. «Per battere l’ansia da prestazione, lo stress della crisi; per controllare tutto, anche quello che da sempre era ingovernabile. Per fare l’amore con la badante, l’escort della terza età, oppure per organizzare festini gay» dice Michele Lepore, medico di base a Roma, che ogni settimana scrive sei o sette ricette. «All’inizio arrivavano circospetti e lo chiedevano sottovoce, oggi sono accompagnati dalla moglie, ed è lei a pretenderlo». Simonetta non ci vede nulla di male: «Quando il mio boy manda giù una di quelle compresse, a me non dispiace. È come un gioco. Basta non esagerare».
Ma le prime a istigare i ragazzi sono proprio le loro coetanee. «Un tempo le donne non parlavano tra di loro. Ora discutono delle prestazioni dei loro fidanzati, come si informano sulla cucina giapponese, danno voti, giudicano, si scambiano informazioni intime anche sui social network» osserva Bruno Lo Forti, urologo e andrologo. «È un sesso sempre più performante, un vero lavoro, alla fine una fatica».
Camillo ha 23 anni ed è l’habitué di una chat frequentata da studenti. Spiega così il suo schema d’attacco, ponderato al millimetro come se dovesse prepararsi a un esame più che a una notte di sesso: «Lo prendo le prime due o tre volte in cui esco con una ragazza nuova. Sempre, in maniera sistematica. Dopo che ho rotto il ghiaccio non mi serve più». Non tutti sono saggi come lui, molti lo tritano e lo sniffano mischiato alla cocaina e all’alcol. Spesso questo tipo di miscugli viene spacciato nelle discoteche insieme ad altre pasticche. «Questi farmaci vengono usati prevalentemente per controbilanciare gli effetti delle droghe sulla capacità di eccitamento sessuale» spiega Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento delle dipendenze Asl di Milano. Il rischio, raro, è un arresto cardiocircolatorio.
Viagra e droghe è un cocktail che spesso non funziona. E così per una cilecca di troppo molti giovani finiscono in depressione negli studi degli psicoterapeuti. Maria Teresa Coglitore, psicoterapeuta e professore all’Università di Pavia, negli ultimi 15 anni ne ha visti tantissimi, alcuni appena sedicenni: «Li accompagnano i genitori, che prendono la cosa così sul serio da chiedermi, disperati: mio figlio ce la farà? Senza rendersi conto che non si tratta di un’operazione a cuore aperto. Sono gli stessi padri, spesso, ad avallare la pillola; e magari la prendono anche loro, creando nei figli l’idea che fare sesso è come fare una gara: bisogna vincere. Così alla fine i miei pazienti si sentono come a un’Olimpiade».
Il risultato, in certi casi, è che si tende ad attribuire al Viagra & simili un potere assoluto: addirittura, alle ultime Olimpiadi, si è diffuso il sospetto che gli atleti ne facessero uso per accrescere le prestazioni sportive. Un uso legale, dal momento che non è una sostanza bandita. Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva italiana, parla di transfert errato: «Visti i risultati nell’ambito dell’attività sessuale, alcuni sono portati a pensare che sia possibile replicarli nello sport, ma le due cose non vanno a braccetto. E a prendere un abbaglio di questo tipo non sono solo i più giovani». L’antica saggezza genovese predica: «Sciuscià e sciurbì nu se peu», ossia due cose opposte non si possono fare. O si corre o si fa altro.