Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 16 Venerdì calendario

LETTERE

Nell’ambito della prima giornata di un campionato di basket under 13 che si disputa nella mia provincia di residenza, Venezia, una partita si è conclusa col risultato di 5-206. La squadra sconfitta si è formata da poco e quella vincitrice è vivaio di una società militante in serie A e quindi punto di riferimento e raccolta di tutti i migliori talenti della zona. Ora, trattandosi di ragazzini e quindi non di professionisti ed essendo la pallacanestro uno sport, mi chiedevo che senso potesse avere un risultato del genere. Se lo sport può e deve ancora insegnare qualcosa, direi che qui siamo al paradosso dell’umiliazione dei vincitori. Alla squadra sconfitta tutta la mia solidarietà e il mio affetto, allo staff tecnico dei vincitori direi: «Potete essere certi di ritenervi dei tecnici competenti, ma siete convinti di essere anche degli educatori?»
Marco Giurizzato

Quel 5-206 non sono riuscito a togliermelo dalla testa dalla prima lettura della sua mail. E ho cominciato a riflettere, come del resto ha fatto giustamente lei, su quali valori contenga. Non ne ho trovato uno. Semmai in questa esecuzione cestistica vedo il senso perverso dell’antisport. Ma prima di volare via sugli astratti discorsi generali, mi immagino i bambini della squadra battuta: chi ha visto in vita sua anche solo mezza partita di basket comprende che un risultato del genere si spiega soltanto con il fatto che i giocatori della squadra più debole non riuscivano nemmeno a effettuare la rimessa, non dico a superare la metà campo. E che i loro avversari li hanno sovrastati braccandoli sistematicamente per 40 minuti, segnando un canestro ogni 15-20 secondi circa.
Ma chi ha potuto mai portare avanti questo scempio per più di un’ora? Che stomaco ci vuole per sostenere uno spettacolo del genere inflitto a dodicenni? Mi pare proprio un gigantesco episodio di bullismo legalizzato. Qualunque soluzione inventata lì per lì avrebbe dovuto essere trovata per superare l’imbarazzo generale. Lei parlava delle responsabilità di chi pilotava i vincitori, ma anche chi manda allo sbaraglio una squadra che può subire 200 punti senza segnare quasi mai deve porsi molte domande sul senso della propria operazione. Capisco che la situazione possa essere sfuggita di mano in buona fede, ma c’è un limite alla cecità e all’imprevidenza.
Franco Arturi