Carmelo Lopapa, la Repubblica 16/11/2012, 16 novembre 2012
NASCE “ITALIA CIVICA” PER MONTI E IL PROFESSORE ORA È TENTATO DALLA DISCESA IN CAMPO
[Il premier non esclude più di candidarsi per il 2013] –
In viaggio “Verso la terza Repubblica”, ma per portare fin lì Mario Monti e riaffidare a lui la guida del governo, versione 2013. Montezemolo e il ministro Riccardi, il leader Cisl Bonanni e il presidente delle Acli Olivero, il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai. E con loro, in rampa di lancio, tutta una galassia dall’imprinting smaccatamente, volutamente cattolico. Dopo tante chiacchiere partono per davvero: domani a Roma la convention che trasformerà il movimento in partito, “Italia civica” il nome ipotizzato. Il presidente del Consiglio se ne terrà per ora lontano, ma solo fisicamente. Il cantiere è tenuto adesso sotto stretta osservazione da Palazzo Chigi.
Lo scenario è mutato, il Professore guarda con interesse nuovo alla prospettiva di un proseguimento dell’esperienza di governo, non più da tecnico. E il contenitore che prenderà corpo nelle prossime ore appare costruito su misura. Dal premier i promotori non si attendono certo outing, se non un minuto dopo la chiusura del mandato governativo. Il Professore non si prepara certo a candidarsi semplicemente per un seggio in Parlamento, spiega chi gli ha parlato in questi giorni: il suo titolo di senatore a vita gli risparmia questo passaggio. Ma lo scioglimento della riserva equivarrà ad accettare il ruolo di capo politico di una “lista per Monti”. E dunque di candidato premier. La nuova creatura politica sarà cosa diversa e distinta dalla “Lista per l’Italia” di Fini e Casini, pur convergenti sull’obiettivo finale, ed è funzionale alla mission. Molti segnali del resto convergono da giorni in quella direzione. Una decisione definitiva non è stata ancora adottata, ma adesso Monti ha iniziato concretamente a valutare la possibilità di un intervento più diretto in politica non più dopo, ma prima del voto. La scorsa settimana il Professore ha tenuto una riunione ristretta. Qualcosa di più di un incontro conviviale, alla luce di un passaggio che sarebbe delicato sotto il profilo personale, prima ancora che professionale. Il fatto è che a quel passaggio — raccontano — Monti si sente ormai condotto, al di là della sua volontà iniziale. Il presidente Barack Obama, appena confermato alla Casa Bianca, gli avrebbe espressamente chiesto di accettare la sfida, quando pochi giorni fa si sono sentiti in occasione del colloquio per le congratulazioni. Non da ora l’amministrazione di Washington considera strategica per l’intero scacchiere europeo la permanenza in carica del premier italiano. Tra Palazzo Chigi e l’ambasciata americana a Roma guidata da David Thorne il filo è diretto e costante. Ma non è stata meno insistente, negli ultimi mesi, la moral suasion che la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe condotto sul collega. In Italia — a fronte delle ostilità “antimonti” ostentate dal Pdl berlusconiano e da un Pd bersaniano che sogna di conquistare la premiership — la conferma dell’ex presidente della Bocconi gode del placet dei Palazzi Apostolici. La lista pro Monti che prenderà il largo domani, sulla scia di Todi 2 e cantieri cattolici vari, raccoglierà di certo, a quanto raccontano nella Curia romana, il consenso della Segreteria di Stato guidata da Bertone. Ecco, rispetto a una platea così affollata e pressante, Monti avrebbe giudicato non “morale” limitarsi ad aspettare di essere chiamato da riserva della Repubblica dopo il voto, alla luce della impossibilità eventuale di dar vita a un esecutivo politico. Non basta dare solo il “placet” alla Lista Riccardi-Montezemolo.
Nel suo atteso intervento, proprio il fondatore di “ItaliaFutura” domani farà un chiaro richiamo alla necessità che l’agenda Monti abbia un più ampio respiro nei prossimi cinque anni. Ma saranno «elezioni dal valore storico e ho deciso di dare un contributo senza rivendicare ruoli» ha anticipato ieri. Certo, il fatto che le conclusioni della convention saranno affidate al ministro Riccardi, tra i più vicini al premier, non è lasciato al caso. Bonanni sederà in prima fila senza intervenire, per ora, ma solo per via delle vertenze ancora in corso tra la Cisl e Palazzo Chigi. Ma l’adesione è piena. Nessun leader politico invitato, se non pochi e trasversali parlamentari cattolici di seconda fila. Casini e Fini, per intendersi, non ci saranno. Le scintille non mancano. «Non è che Olivero sale sul tetto di un macchina con Montezemolo e fa un partito — è sbottato il leader Udc — Non servono personalismi, uomini della provvidenza o restayling ma serietà». Ultimo, ennesimo affondo. Per non dire di Rosy Bindi, che l’ha bollata come una «operazione di vertice, un cavallo di Troia per Monti». Un sondaggio della Swg per i Cristiano sociali attesta già di un 9,7 per cento tra i cattolici praticanti la lista Riccardi-Montezemolo- Bonanni pro Monti premier. In platea, i pochi politici invitati (Tonini, Ceccanti, D’Ubaldo, Garofani del Pd, i capigruppo Udc D’Alia e Galletti, la Destro e Rossi già con Montezemolo, la finiana Bongiorno) saranno nelle retrovie e sparsi. Porte chiuse o quasi per i tanti pidiellini che da giorni pressano per un invito.