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 2012  novembre 15 Giovedì calendario

«Ma che noia quest’Italia sobria I miei secondi 40 anni, invece...» - Al telefono risponde la voce di un ragazzo

«Ma che noia quest’Italia sobria I miei secondi 40 anni, invece...» - Al telefono risponde la voce di un ragazzo. È timido e profes­sionale. «È per lei». Andrea è il fi­glio adottivo di Marina, ma i due non hanno mai smesso di darsi del lei. Benvenuti da Mari­na Ripa di Meana. È mattina e a casa ci sono tutti, Carlo Ripa di Meana, di là nello studio, An­drea, i carlini e lei, Marina: il so­le, la capricciosa, la combatti­va. La Regina. Ha appena com­piuto 70 anni e ha scritto un li­bro per Mondadori, Invecchie­rò ma con calma . Un bilancio «senza nessun rimpianto, non vorrei tornare indietro. Guardo avanti e il futuro mi sembra sempre meglio. La mia è stata una vita di fatica, ce l’ho messa tutta per non essere una qua­lunque ». È strano, perché da fuori, il mondo di Marina sem­bra scintillante e alle ombre non ci pensi. «Molti mi hanno sempre guardato dall’alto in basso, la famiglia nobile di Car­lo, i marchesi Ripa di Meana, o le femministe snob che mi giu­dicavano, salvo poi essere l’uni­ca a schierarmi con le mignotte sul Foglio di Ferrara». Poi c’è la malattia, la morte dell’amata sorella Paola, la paura della soli­tudine. Cosa sarebbe successo se Marina fosse nata brutta? «La bellezza non è tutto». Beh facile dire così, lei lo è sempre stata. «Si ma più importante è la va­nità, il mio motore. Se io fossi nata brutta non mi sarei persa d’animo. Avrei fatto dei lifting, non mi sarei certo fatta mettere in un angolo. E poi, come dice­va mia mamma il carattere è più importante di un conto in banca». Come era il rapporto con i suoi genitori? «Pessimo. Erano una coppia perfetta. Si bastavano, non si so­no curati mai molto di noi, di me e mia sorella Paola». Cosa c’era nella vita di una ragazza qualunque che non le andava? «Non ho mai voluto annega­re in una coltre di noia. E avevo tutte le carte in regola per falli­re, per restare una delle tante ra­gazze dei Parioli. Non avevo fat­to studi particolari, non mi aspettava una carriera brillan­te. Eppure fin da ragazzina ave­vo deciso che avrei sposato un nobile, per farmi chiamare ec­cellenza. Mi sono inventata una vita da favola. Ma non è sta­to facile. Ho lottato come una ti­gre. Sempre». Tanta vita mondana e tanti politici. Da Cossiga a Craxi, altra epoca rispetto a Mon­ti »? «Un altro mondo. Monti mi annoia da morire. Sacrificio, so­brietà, non fanno per me. Cossi­ga invece impazziva per il gos­sip. Quando sui giornali era uscita la storia della figlia non ri­conosciuta di Carlo, lui mi chia­mò subito. Voleva sapere tutto, se era frutto di un corno, di un tradimento di mio marito. Ma la figlia è nata anni prima che noi ci incontrassimo». E Craxi? «Con lui c’è stato un rapporto più intimo. La sede del Psi era davanti a casa nostra. Veniva spesso per «un piatto di mine­stra » a volte senza chiamare. Era molto protettivo, mi chiede­va: “Ma Carlo sta mettendo da parte dei soldi?“. I giorni della caduta,noi c’eravamo,sentiva­mo le urla, noi gli siamo stati molto vicini. Lui aveva paura, sentiva addosso la fine». Quando lei parla della sua fa­miglia cita Carlo, Andrea e addirittura i suoi cani. Ma perché non menziona mai Lucrezia? «Con mia figlia c’è sempre sta­to molto antagonismo. Io cre­do di essere stata più un padre per lei che una madre. Fino ai suoi 40 anni questo nostro rap­porto è stato un disastro. Oggi è migliorato, ma lei comunque non c’è.Metterla tra i famigliari sarebbe ipocrita». Invece ha adottato Andrea, a cui però dà del lei. «Sì, il nostro rapporto è nato per lavoro. Mi fa da assistente. Una presenza determinante per me, nei momenti di gioia e di dolore. Per questo io e Carlo lo abbiamo adottato». Come ha fatto a resistere il matrimonio con Carlo? «In trent’anni non si è mai messo in competizione con me. Sempre dietro di me eppu­re sempre più avanti. È stato il mio punto di riferimento. Il mio compagno». Invecchierà con calma. E poi? «La morte mi fa incazzare. So­no malata, mi ubriaco di cose da fare e vado avanti con le mie sfide. Come l’ultima, quella contro la torre di Pierre Cardin di 250 metri che vogliono co­struire a Marghera. Uno scem­pio ». Marina non si arrende.