Laura Laurenzi, il Venerdì 9/11/2012, 9 novembre 2012
CON LO SFARZO ESAGERATO DEI REALI DI LUSSEMBURGO I CRITICI VANNO A NOZZE
Decisamente non era il momento. E così l’ultimo royal wedding d’Europa, quello che ha visto andare all’altare l’ultimo principe azzurro ed erede al trono ancora single, è stato sommerso da una marea di critiche. Troppo sontuose le nozze, troppo sfarzoso l’abito da sposa, troppo lunghi due giorni e due notti di festeggiamenti, balli, banchetti di Stato a palazzo ducale, merende di gala, fuochi d’artificio, troppo esibito il romantico bacio sul balcone, troppo lussuosa l’aragosta in consommé di gelatina immancabile nel menu. La favola dunque si chiude con l’amaro in bocca.
Un conto sono William & Kate e un conto gli assai meno noti Guglielmo di Nassau Borbone Parma, figlio maggiore del granduca di Lussemburgo conte palatino del Reno e principe capetingio, e la diafana contessina Stéphanie de Lannoy, appartenente a una delle famiglie più antiche e più nobili del Belgio. Niente favola di Cenerentola, dunque, come quella di cui Kate Middleton è stata protagonista, bensì nozze reali vecchio stampo in piena regola; profumo, più che di fiori d’arancio, di naftalina, e un senso di esibizione e di spreco che all’ultimo momento si è tentato di temperare senza grossi risultati.
Teatro dell’evento, il granducato di Lussemburgo, il minuscolo Stato-fazzoletto, o Stato-cassaforte, visto ancora da molti come un paradiso fiscale, di certo uno snodo finanziario di primaria importanza. Il matrimonio è costato oltre 500 mila euro, circa un euro a testa per ognuno del mezzo milione di abitanti del minuscolo regno. Ma secondo altre fonti la spesa complessiva per i festeggiamenti ammonterebbe a 667 mila euro, 350 mila pagati dallo Stato e i rimanenti 317 mila dalla municipalità.
I numeri dell’evento sono di tutto rispetto: 1400 gli invitati convenuti sabato 20 ottobre nella cattedrale gotica di Notre Dame addobbata con tremila rose bianche recise e 500 piante in vaso; 240 i rappresentanti delle autorità e del corpo diplomatico, 150 fra teste coronate, principi ereditari e consorti, parenti e affini che hanno calpestato il red carpet della chiesa e del pranzo di gala, fra cui Carolina di Monaco, il re e la regina del Belgio, il re e la regina della Norvegia, la regina d’Olanda, la moglie del re del Marocco, il principe ereditario del Giappone Naruhito. E anche Felipe e Letizia di Spagna, il Paese vicino al default da cui più aspre sono fioccate le critiche alla dispendiosità di queste anacronistiche nozze araldiche.
Ancora: 80 mila i cristalli scintillanti ricamati sull’abito della sposa, 50 mila le perle che incrostavano il corpetto, 3.200 le ore di lavoro e dieci i chilometri di filo d’argento che sarte e ricamatrici hanno impiegato per realizzare l’abito in organza satinata e in pizzo di Chantilly e di Calais color avorio disegnato dallo stilista libanese Elie Saab; 260 i brillanti della tiara che la sposa esibiva sui biondi capelli raccolti, cinque abbondanti i metri del suo teatrale e pomposissimo strascico. Tre le lingue in cui l’arcivescovo, alla presenza del primo ministro, ha celebrato il rito: francese, inglese e lussemburghese. Lo sposo, che sta per compiere 31 anni mentre la sposa ne ha 28, è il primo di cinque fratelli, laureato in scienze politiche: alla morte (o più probabilmente all’abdicazione) del padre diventerà il settimo granduca del Lussemburgo.