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 2012  novembre 15 Giovedì calendario

L’ERETICA SALSI SCONFIGGE L’INQUISIZIONE GRILLINA

Il giorno più lungo di Federica Salsi si chiude quando, snocciolando complicate cifre sul bilancio comunale, incassa quasi due minuti di applauso, decisamente troppo per la seppur lodevole attività di un amministratore locale. La maggior parte dei circa 200 militanti del MoVimento 5 Stelle riuniti al circolo Mazzini di Bologna, è qui per lei. Non si vota la fiducia, ripetono precisando che si tratta di un’assemblea tecnica. Ma quasi tutti sono venuti per farsi un’idea, vogliono ascoltare la voce della ribelle scomunicata per l’intervista a Ballarò e osservare le reazioni dei due colleghi ultraortodossi (Massimo Bugani e Marco Piazza) che dopo la fatwa di Beppre Grillo l’hanno isolata in Consiglio comunale. Dietro l’ostilità per i giornalisti che soffierebbero sul fuoco della faida interna, però, i presenti tradiscono il desiderio di capire come reagiranno alla dialettica politica i loro riottosi rappresentanti che, secondo i sondaggi, potrebbero presto debuttare in Parlamento. E, a giudicare dagli sguardi compiaciuti che accompagnano i suoi interventi, la base non ha per niente abbandonato la Salsi. Anzi.

«Ho votato MoVimento 5 Stelle ma non succederà più perché gli attacchi alla Salsi mi hanno disgustato, se era una sorta di stress test è stato deludentissimo» ammette Luciano, 45 anni, metalmeccanico, simpatizzante per il centro-destra. Il M5S è alla prova del nove. «I vecchi partiti non aspettano altro che coglierci in fallo, dobbiamo essere vigili» nota Massimo, 46 anni, dipendente comunale. Per questo sospetta dei dissidenti Federica Salsi e Giovanni Favia: «O sono così ingenui da scoprire solo ora le regole del gioco, oppure hanno un piano». Ma tra i partecipanti che riempiono la sala la fiducia alla disobbediente è intatta.

«Ritengo importante far conoscere la collegialità del nostro movimento. Da un lato c’è Beppe che dà la sveglia, dall’altro ci siamo noi che lavoriamo nelle istituzioni» spiega rispondendo a chi le chiede conto di Ballarò. Poi riparte con le cifre, le mense, il rischio di assunzioni non qualificate da cui non sarebbe immune neppure la giunta del nuovista Matteo Renzi (tanto per mandare un messaggio a chi la vorrebbe in uscita dal M5S). Il pubblico segue. Massimo Bugani smorza le polemiche prendendosela con i giornalisti e spiegando che «il movimento sta attraversando una fase dolorosa di confronto». Ancora applausi.

«Non so se possiamo parlare di “caso emiliano” ma il consenso, confermato a Giovanni Favia prima e alla Salsi poi, smentisce le ultime scelte di Casaleggio» afferma il consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi, primo epurato di Beppe Grillo. Nelle stesse ore, nella sua città, il consigliere regionale Favia ottiene per la seconda volta il consenso plebiscitario della base. «L’aggressività di Grillo e del suo stratega Casaleggio contro la Salsi rivela nervosismo - dice c’è una fabbrica di veleni messa in piedi da Bugati per silenziare l’Emilia, la più organizzata regione grillina e la prima in termini di voti, di eletti, di consiglieri regionali. Ma la base sta dimostrando di saper oltrepassare i diktat di Casaleggio e premiare chi lavora».

C’è guerra civile all’orizzonte? I militanti, anche quelli più «salsiani», non vogliono sentirne parlare. «Se noi ci spacchiamo se ne avvantaggia il Pd, la forza dominante in Emilia» chiosa l’insegnante trentunenne Marta. Meglio dunque tener lontani i giornalisti.