Marco Zatterin, La Stampa 15/11/2012, 15 novembre 2012
BILANCIO EUROPEO, TAGLI DA 80 MILIARDI
Comincia male il negoziato sulle prospettive finanziarie dell’Ue per il periodo 2014-2020 e, con questo, anche la marcia di avvicinamento verso il summit europeo del 22-23 ottobre. Il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, ha messo sul tavolo la proposta di compromesso negoziale per la finanziaria settennale dell’Unione, prevedendo un taglio di 80,737 miliardi rispetto ai 1091,5 proposti inizialmente dalla Commissione. L’alleggerimento colpisce pesantemente la politica agricola comune (25 miliardi) e i fondi strutturali (29), il che spacca il fronte di Bruxelles. L’Italia parla già di «passo indietro», come Francia e Polonia. Berlino la ritiene una buona base, mentre Londra e Stoccolma hanno chiesto altre riduzioni.
Martedì sera il Consiglio (cioè i ventisette governi) e l’Europarlamento non si sono intesi nella conciliazione sul bilancio 2013. Approvati in extremis i 670 milioni per la solidarietà all’Emilia Romagna (erano in quota 2012), hanno sospeso la decisione sui 9 miliardi di impegni per l’anno in corso, privi di corrispettivo nella cassa comune dei Ventisette. Non un buon auspicio per la trattativa della prossima settimana del budget pluriennale, come conferma l’accoglienza della scatola negoziale di Van Rompuy. L’orizzonte è un perfetto cocktail fra l’insidioso, l’astioso e il confuso.
La faida è fra il clan di rigoristi ed euroscettici (pattuglia forte che annovera inglesi, svedesi, tedeschi, finlandesi, danesi e austriaci) e chi (come Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Est europeo) invece vorrebbe dare al bilancio europeo la possibilità di essere all’altezza delle ambizioni di integrazione. E’ un match Nord-Sud che si ripete da anni. Lo si è visto con la Grecia, si ripete coi conti dell’Unione. «Non sembra che questa nuova proposta costituisca un positivo contributo alla ricerca di una soluzione di compromesso - ha riferito il rappresentate permanente presso l’Ue, Ferdinando Nelli Feroci -. Le condizioni per un accordo invece di avvicinarsi si allontanano». «La Germania vuole grandi tagli ha detto il premier polacco Donald Tusk -, noi pensiamo che dovrebbero essere più bilanciati».
Van Rompuy ha preso il bilione predisposto dalla Commissione e lo ha alleggerito di 80 miliardi, 30 in più di quanto immaginato dalla presidenza cipriota. Al contempo, ha confermato i discussi sconti ai contributi per Regno Unito, Germania, Olanda e Svezia, paesi che versano nel bilancio più di quanto ottengono. Gli inglesi hanno il loro “rebate” dai tempi della Thatcher che lo vinse argomentando l’inesistenza dell’agricoltura sull’isola delle Nebbie. Berlino può invece pensare di risparmiare 2,8 miliardi; l’Aia 1,15; Stoccolma 300 milioni.
Sono i soldi all’agricoltura che scaldano gli animi. A Parigi la reazione è inviperita. La Commissione già paventa «disastri e rinazionalizzazioni». Secondo le stime raccolte dall’Ansa, l’Italia potrebbe perdere in 7 anni oltre 2,5 miliardi di aiuti diretti ai produttori e 2 miliardi di fondi per lo sviluppo rurale. Colpe dei governi, non dell’Europa, sia chiaro. L’Italia promette battaglia, asserragliata con Parigi e Madrid sul fronte Reno-Alpi.
Il bello è che gli inglesi «dicono che i tagli non bastano» e anche la Svezia si rivela «insoddisfatta». Va bene che siamo all’inizio del negoziato e che il summit del 22 difficilmente durerà solo due giorni, ma l’impressione è che Van Rompuy, allineato sulle posizioni tedesche, l’abbia sparata davvero grossa.