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 2012  novembre 14 Mercoledì calendario

I segreti dell’azienda «Origlia & Spia» - Nel 1989, ultimo anno di vita della Germa­nia Est, la Stasi conta­va 280mila unità, tra funzionari e informatori «non uf­ficiali », informelle Mitarbeiter

I segreti dell’azienda «Origlia & Spia» - Nel 1989, ultimo anno di vita della Germa­nia Est, la Stasi conta­va 280mila unità, tra funzionari e informatori «non uf­ficiali », informelle Mitarbeiter . Su un totale di 16,4 milioni di cit­tadini, significa un agente ogni 59 persone: la più alta densità di spie per numero di abitanti nel­l’intero blocco comunista, più della Securitade romena (una ogni 1500), dell’Stb cecoslovac­co ( una ogni 867) e del Kgb sovie­tico ( una ogni 595 persone). I co­sti di mantenimento dell’appa­rato- il più grande e impenetrabi­le servizio di spionaggio e di con­trollo della storia­ passarono tra il 1960 e il 1989 da 500 a 4.500 mi­lioni di marchi. Per quanto ri­guarda invece i giganteschi ar­chivi, in parte distrutti e in parte in via di classificazione, soltanto la parte contente materiale utile a diffamare e ricattare cittadini tedeschi che avevano collabora­to col regime nazista occupava cinque chilometri di scaffali, tra carte, foto e microfilm. E per quanto riguarda i telefoni sotto controllo in Germania Ovest, nell’anno della caduta del Muro ammontavano a 150mila, men­tre in quella dell’Est, essendo po­chissimi i cittadini in possesso di un apparecchio privato, lo era­no praticamente tutti: il lascito (solo parziale) di questa intensa attività di intercettazione sono oltre 50mila nastri registrati. La Stasi non a caso era nota tra il po­polo con l’inquietante appellati­vo Horch und Guck , «azienda Origlia&Spia«. E Magdalenen­strasse, la via di Berlino sulla qua­le si affacciava l­a prigione annes­sa al quartiere generale della Sta­si, era l’indirizzo più temuto del­l’intera Repubblica Democrati­ca Tedesca. La testa della piovra dai mille occhi e le mille orec­chie che si infiltrava, silenziosa­mente, ovunque: nella vita e nel­la coscienza di ogni cittadino. Partorito dalla paranoia spio­nistica dell’inquisizione comu­nista, il mostro nacque nel feb­braio del 1950 come Ministe­rium für Staatssicherheit, «Mini­stero per la Sicurezza di Stato» della DDR, e fu decapitato il 15 gennaio 1990, quando una folla inferocita invase la centrale del­la Stasi, non prima però che una grande quantità di materiale ve­nisse distrutta dagli ufficiali in servizio. Il carcere, smantellato soltanto il 4 ottobre 1990, il gior­no dopo la riunificazione tede­sca, continuerà invece a funzio­nare per i criminali comuni sot­to il nuovo Ministero dell’Inter­no. Per ironia della sorte uno de­gli ultimi detenuti sarà Erich Mielke, l’onnipotente ministro del Terrore, il capo della Stasi dal 1955 al 1989. Finito in cella, però, non per i crimini commessi du­rante gli anni della Grande Pau­ra, ma per l’omicidio di due poli­ziotti risalente a 58 anni prima, per il quale non era mai stato, ov­viamente, processato. Considerata dagli storici, per struttura, metodi ed efficacia operativa, un caso unico nel pa­norama delle polizie segrete del ’900,questa«azienda»specializ­zata nel settore della repressio­ne, del terrorismo psicologico e dello spionaggio- scrive Gianlu­ca Falanga, collaboratore del Museo della Stasi di Berlino nel suo nuovo e documentatissimo Il ministero della paranoia (Ca­rocci)- «andò oltre la perfetta re­alizzazione del Grande Fratello orwelliano. Prodotto di quella dottrina cekista, nata in seno al movimentobolscevico, checon-cepivalasicurezza­delloStatoco-mecontrollopermanenteeinva-sivodellasocietàelacospirazio-necomenecessitàstorica, laSta-sicos­tituìun’armaperfettaalser-viziodelregimecomunistaalpo-tere, del quale fu avanguardia, garanteespina dorsale». Gli esempi del paranoico regi­me di contr­ollo attuato dalla Sta­si riferiti da Falanga, che ha utiliz­zato molto materiale inedito, so­no innumerevoli, e al limite del­l’immaginabile. Incaricato, a partire 1961, di «gestire» anche i confini di Stato e il Muro che divi­deva Berlino, il Moloch spionisti­co si distinse, tra gli altri orrori, in una vergognosa «tratta» di dete­nuti politici, riconsegnati alla Germania Ovest dietro paga­mento di preziosa valuta occi­dentale, secondo un tariffario fis­sato in base all’età, il sesso e la professione. Sempre più presen­te e sempre meno visibile, la Sta­si investì risorse gigantesche e i cervelli migliori del Paese nelle nuove e sempre più sofisticate tecnologie - cimici, telecamere, microfoni - a disposizione del­l’orwelliano «Dipartimento 26» che doveva vedere e sentire tut­to, sempre, ovunque. Nella Scuo­la superiore di giurisprudenza, la «JHS» riservata agli ufficiali, era attivato un corso di Psicolo­gia operativa per insegnare co­me distruggere negli individui i sentimenti di amicizia, fiducia e amore. La Stasi disponeva, in cambio di piccoli benefici ai pro­prietari, di migliaia di apparta­menti privati, i «covi» della dela­zione, per incontrare i propri confidenti lontano da sguardi in­discreti. E, tanto si era infiltrata dentro «le vite degli altri», con­tro­llava ossessivamente le attivi­tà del dopolavoro e sportive. Nel­le piccole e nelle grandi cose. Nel ’74, durante i Mondiali di calcio, spedì un gran numero di funzionari muniti di bandierine a riempire i posti lasciati semi­vuoti dai tedeschi orientali, disaf­fezionati alla squadra naziona­le. Mentre quando la stella della Dynamo Berlino, Lutz Eigen­dorf, approfittando di una tra­sferta, nel ’79 abbandonò la squadra per restare all’Ovest,mi­se sotto controllo la sua famiglia, fece corteggiare e poi sposare la moglie da un agente speciale. Fi­no a che, nell’83, due settimane dopo che in un’intervistatv ave­va criticato la DDR, il calciatore morì­misteriosamente­inunin­cidente d’auto. Nel febbraio 2010 un ex spia della Stasi confes­sò di essere stato incaricato del­l’omicidio.