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 2012  novembre 13 Martedì calendario

Pensioni d’oro ai boss delle banche fallite - Cinque pensioni milio­narie per cinque uomini assai poco meritevoli

Pensioni d’oro ai boss delle banche fallite - Cinque pensioni milio­narie per cinque uomini assai poco meritevoli. Ma anche ge­nerosi vitalizi per altri membri non esattamente di successo dei loro management: circa 130 milioni di euro in tutto, una follia. Non è il titolo di un film di mezza tacca, ma il risultato di un’indagine esclusiva del Ti­mes che ha rivelato come gli ex boss delle cinque banche re­sponsabili della crisi finanzia­ria britannica stiano per andar­sene a casa ricoperti d’oro. Di propriamente illegale non han­no fatto nulla, ma hanno menti­to e tradito la fiducia dei loro clienti contribuendo a mettere in ginocchio un intero Paese. Gli istituti finanziari di cui era­no responsabili - RBS, Lloyds Tsb, Hbos, Northern Rock e Bra­dford & Bingley- travolti da una crisi irreparabile sono stati alla fine salvati dallo Stato. I signori in questione si sono profusi in scuse eppoi hanno lasciato pas­sare un po’ di tempo. Fino a quando non hanno ritenuto di poter lasciare il proprio lavoro alla chetichella, con una pen­sione a vita di almeno 300mila sterline annue. Niente male per chi ha rovinato migliaia di piccoli risparmiatori. Intendiamoci, il problema non è legale, è etico, come spie­ga lo stesso Times . Ed è emerso proprio in seguito ad un prece­dente dello stesso genere. Nei giorni scorsi si è scoperto che Eugene Sheehy, ex direttore esecutivo dell’istituto Allied Irish Banks, era stato costretto a decurtarsi la buonuscita di un sesto. Non di sua spontanea vo­lontà: sembra che dopo aver portato la sua banca sull’orlo della bancarotta nel 2009, She­ehy avrebbe volentieri preferi­to far finta di nulla. Invece, la scorsa settimana, sottoposto a una fortissima pressione politi­ca, ha dovuto convenire che, per il gran lavoro portato a ter­mine, si meritava «soltanto» 250mila euro all’anno. L’auto­punizione è stata pilotata, ma ieri il Times faceva notare come nessuno dei colleghi inglesi di Sheehy si fosse neppure lonta­namente sognato di seguire il suo esempio. Di fronte a simili rivelazioni anche il mondo politico, che pu­re qualcosa doveva aver già in­tuito, si è scagliato contro i cin­que ex direttori di banca britan­nici. «Ma è ovvio che dovrebbe­ro rinunciare a una parte delle loro pensioni - ha tuonato ieri John Mann, deputato laburista e membro della Commissione ristretta del Tesoro- . Queste gi­gantesc­he liquidazioni sembra­no una ricompensa per i loro fal­limenti e in alcuni casi perfino per aver indotto la banca a com­mettere delle frodi». «Le ban­che non hanno imparato nulla - ha aggiunto Brian Binley, membro conservatore della Commissione per gli Affari e il Commercio - . Stanno facendo fallire la Nazione e il piccolo commercio». Un altro dettaglio di non poca importanza: lo schema pensionistico così ge­neroso di cui andrebbero a go­dere i cinque ex manager sopra­citati - del quale peraltro, negli ultimi due anni, il resto dei di­pendenti non ha potuto usufrui­re - risulta particolarmente ap­petibile perché chi lo riceve non vi ha pagato alcun contri­buto previdenziale. E a proposito di pensioni inopportune, l’ultima a far di­scutere in queste ore è quella dell’ormai ex direttore genera­le della BBC, George Entwistle, dimessosi nei giorni scorsi per­ché travolto da ben due scanda­li in meno di un mese. Ebbene, l’uomo che passerà alle crona­che per essere stato il direttore con la carriera più breve nella storia della BBC (il suo incarico è durato soltanto 54 giorni) se ne va a casa con una liquidazio­ne di 450mila sterline, poco più di 562mila euro. Una cifra che l’azienda difende (per il diretto­re Lord Patten la buonuscita è «giustificata e necessaria») e che il Governo invece ha defini­to «difficile da giustificare».