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 2012  novembre 12 Lunedì calendario

Quelle bambine terribili che prendono a pugni il potere - Ok, magari tra qualche tempo si scoprirà che la foto della bambina pa­lestinese che minaccia di dare un pugno al soldato israeliano, è un falso

Quelle bambine terribili che prendono a pugni il potere - Ok, magari tra qualche tempo si scoprirà che la foto della bambina pa­lestinese che minaccia di dare un pugno al soldato israeliano, è un falso.Un’immagine costru­ita a tavolino. Com’è accaduto già in passato, con tanti altri clic taroccati; ma che sono entrati comunque nella storia per la lo­ro carica «simbolica»: pensia­mo, ad esempio, al «miliziano» di Frank Capa o al «bacio di Ti­me Square » di Alfred Eisenstae­dt. Nel caso dell’istantanea che immortala Yad Tamini, 11 an­ni, mentre serra il pugno sotto il grugno del mi­litare nemico, ci piacerebbe pensare a un documento originale. Che, nella sua genuinità, sia capace di «parlare» me­glio di centina­ia di libri sul conflitto israe­lo palestine­se. Intanto la piccola Yad è divenuta una celebrità. Sia nei Territori, sia a Gerusa­lemme. Una baby pasionaria bi­partizan. La scena di lei ripresa mentre, a pugni chiusi, insegue e rimprovera militari israeliani giunti per sedare una manife­stazione nel suo villaggio ci­sgiordano di Nebi Salah, ha fat­to il giro del mondo. E poi di nuovo ieri, quando in un’ulte­riore manifestazione Yad è sta­ta colpita da un proiettile rivesti­to di gomma. La bambina - che secondo la stampa sarebbe fi­glia di un attivista politico loca­le, Bassem Tamimi (singolare coincidenza, che puzza un po’ di propaganda)- è rimasta feri­ta in modo non grave. A diffondere per primo le im­magini dell’eroina palestinese era stato giorni fa il portavoce militare israeliano, nel proprio blog. «Questo filmato - secon­do il portavoce militare - mo­stra genitori palestinesi mentre spingono i loro figli a provocare i soldati di Israele: un aspetto di quelle dimostrazioni di cui in genere non si parla». Nel filmato la piccola dalle lunghe chiome bionde- che in­dossa una maglietta col simbo­lo della pace - viene mostrata mentre si scaglia contro un mili­tare con i pugnetti chiusi. Il sol­dato la osserva imbarazzato, con un mezzo sorriso. Accom­pagnata da un’amica, la picco­la attivista si dirige allora a mu­so duro verso altri militari, rim­proverandoli in apparenza per l’arresto del fratello Waed.«Do­ve lo avete condotto? » vuole sa­pere. «Sei un traditore, non hai certo un problema ad uccidere bambini, carogna. Ma io non ho paura, non temo nemmeno i figli dei coloni...». Di fronte al­la sua prorompente eloquenza i militari si limitano a scambiar­si sguardi impacciati, mentre la scena viene ripresa da numero­se telecamere. «Non ridere... lo so che parli arabo» incalza la bambina. «Sei un cane, un cor­rotto ». Non altrettanto esplici­te, ma ugualmente efficaci, si sono rivelate anche le parole ­pronunciate dall’altra parte del mondo- da una coetanea di Yad, la cinese Sun Luyuan. Lei, Sun, con la sua domanda sulla crisi della sicurezza alimentare in Cina ha messo in imbarazzo alcuni alti dirigenti del Partito comunista cinese e del gover­no. La ragazzina, presente alla conferenza stampa in qualità di reporter del giornale studen­tesco Chinese Teenager News , ha chiesto la parola in uno dei soporiferi incontri di delegati al Congresso con la stampa e subi­to ha risvegliato l’attenzione dei presenti. «Mi piacciono molto gli snacks ma ora non ho più il coraggio di comprarli, da­to che in giro c’e’ una grande quantità di cibo adulterato. La mia domanda a tutti gli zii e le zie di livello ministeriale è: co­me possiamo noi ragazzi stare tranquilli su quello che mangia­mo? ». Dopo un momento di pa­nico, ha preso la parola il mini­stro dell’Istruzione e membro del comitato centrale Yuan Gui­ren, che ha risposto con delle frasi fatte, assicurando che il go­verno ha «messo a punto una se­rie d­i controlli per garantire la si­curezza del cibo in vendita». Ma non si creda che la capaci­ta di mettere a nudo il re di tur­no sia solo una prerogativa fem­minile. Emblematica la storia di Iqbal Masih, il ragazzino pakistano che è stato operaio e sindacalista, simbolo della lot­ta contro il lavoro infantile nell’ industria tessile del tappeto. Un sicario del regime lo uccise la mattina del 15 aprile 1995. Aveva solo 12 anni.