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 2012  novembre 12 Lunedì calendario

Il silenzio del Cavaliere preoccupa il partito: «Cosa s’inventerà ora?» - Silvio Berlusconi anticipa a sorpresa il rientro e atter­ra a Milano nel pomerig­gio, dopo il breve soggiorno a Malindi, accompagnato dalla figlia Marina, da Ennio Doris e Flavio Briatore

Il silenzio del Cavaliere preoccupa il partito: «Cosa s’inventerà ora?» - Silvio Berlusconi anticipa a sorpresa il rientro e atter­ra a Milano nel pomerig­gio, dopo il breve soggiorno a Malindi, accompagnato dalla figlia Marina, da Ennio Doris e Flavio Briatore. Una mossa che subito accende curiosità ma an­che preoccupazione tra i diri­genti del Pdl. In questi tre gior­ni, infatti,l’ex premier si è chiu­so in un silenzio rigoroso, evi­tando di rispondere al telefono a chi lo cercava dall’Italia.Un at­teggiamento che alcuni, inevi­tabilmente, leggono come la classica quiete che prelude alla tempesta. «Cosa si inventerà di nuovo Berlusconi?» è la doman­da che ricorre dentro lo stato maggiore di via dell’Umiltà, preoccupato anche dagli inviti a riconquistare il centro della scena e a ricandidarsi lanciati dalle «amazzoni» (ieri Michae­la Biancofiore ha paragonato Silvio Berlusconi a «Super­man » e «la nomenclatura del partito alla kryptonite). Berlusconi, per il momento, non svela le sue intenzioni e ri­flette sulle scelte da fare. A Ma­lin­di ha curato il fisico con l’aiu­to di un dietologo, uno speciali­sta straniero, e valutato con at­tenzione alcuni possibili inve­stimenti in una terra di cui si è innamorato. I suoi ragiona­menti politici, raccontano, nel­le ultime ore hanno riguardato soprattutto la legge elettorale. Del sistema attualmente in di­scussione al Senato pare non sia affatto convinto. È favorevo­le a ridurre il premio di maggio­ranza e a renderlo accessibile solo sopra una certa soglia. Il ri­corso alle preferenze, invece, non suscita in lui alcun entusia­smo, in quanto foriero di clien­tele e sinonimo di potentati lo­cali. La tentazione è quella di te­nersi il Porcellum, soluzione gradita a molti partiti e al Pd in particolare, al di là delle dichia­razioni ufficiali. Il timore di pro­cedere a modifiche che, in ulti­ma analisi, finirebbero soltan­to per favorire l’Udc e a rendere indispensabile il sostegno di quest’ultima a Pier Luigi Bersa­ni, esiste. Meglio, a quel punto, votare con un sistema che favo­ri­sca il mantenimento della gol­den share della trattativa nelle mani del Pdl. Berlusconi, parlando con i suoi più stretti collaboratori, avrebbe fatto anche autocritica in merito alla tempistica di alcu­ne sue mosse. «Ho gestito male il percorso di avvicinamento al­l’ufficio di presidenza » ha spie­gato. «Il risultato della Sicilia avrebbe dovuto convincerci a fermare subito le primarie. Ho aspettato troppo per prendere posizione. A quel punto Angeli­no non poteva smentire se stes­so durante la riunione». Nel Pdl, intanto, si definisce il ri­siko delle candidature. Se Gui­do Crosetto ha ufficializzato la sua discesa in campo, Gianni Alemanno ha annunciato l’in­tenzione di non presentarsi al­le primarie, di appoggiare Alfa­no e correre nuovamente per il Campidoglio. Nel patto con il segretario del Pdl raccontano che ci sarebbe anche la promes­sa di inserire nel programma l’azzeramento degli incarichi per dare davvero l’idea di un nuovo inizio e di una riparten­za del Pdl. A questo punto resta l’interrogativo sulla candidatu­ra di Giorgia Meloni. L’ex mini­stro della Gioventù ha capito che se si candiderà troverà l’ostruzionismo dei maggioren­ti della ex An. Il mondo della de­stra, però, continua a esercita­re un forte pressing su di lei. Al­fano è combattuto. Da una par­te pensa che avere una competi­tor forte gioverebbe alla gara e gli regalerebbe una vittoria non dimezzata. Dall’altra riflette sul possibile ticket con un per­sonaggio dall’immagine meno logorata rispetto ad altri. Una soluzione che però avrebbe un senso soprattutto per le Politi­che, molto meno per le prima­rie.