Giuliano Ferrara, il Giornale 11/11/2012, 11 novembre 2012
TASSE E NOZZE GAY LA NOSTRA SINISTRA COPIA IL PEGGIO
Tempi complicati. In primavera vincono le sinistre e gli antisistema da cabaret, e noi berluscones le prendiamo. Certe cose bisogna saperle in anticipo. Prepararsi. Essere forti. E anche un po’ fottersene. Senza un minimo di cinismo, non c’è destra che tenga.Abbiamo avuto per quasi vent’anni
un asso nella manica, il famoso matto che ai liberali era sempre mancato, con le sue meraviglie e le sue fobie, con i pregi dell’uomo comune, del privato alla testa dello Stato, e i difetti miliardari che più o meno si conoscono: il Cav. Ora ci resta il fantasma di un partito sputtanato, lo spettro di una classe dirigente confusionaria e sfilacciata, il malumore keniota del patriarca molto incazzato che attende e prepara, dopo di lui, il diluvio. La ribellione antieuro, con annessa dichiarazione di guerra consegnata come di prammatica all’ambasciatore di Germania, francamente non è aria.Viviamo in un’era di politicamente corretto, giù le mani dai miti d’oggi, la gente vuole tutele, altro che libertà, altro che responsabilità.
La vita continua, naturalmente, in primavera si sogna e poi, sempre che la cosa non si trasformi in un incubo, a un certo punto ci si risveglia e si è aggrediti dalla realtà. Ma intanto. Intanto prepariamoci alla patrimoniale e alle nozze gay, con tanto di adozione dei piccini. L’ideologia è spietata, a suo modo rigorosa, invoca che le si sacrifichi una equilibrata intelligenza delle cose. Guardate l’America di Obama e di Petraeus, dunque un panorama bipartisan, il presidente che è succeduto a Bush e il generale che ha vinto in Irak, guardatela: nozze gay come se piovesse, il trionfo dell’ideologia, e family day vecchio stile. Il presidente dice leggendo il gobbo in mondovisione di non aver mai amato tanto sua moglie come la sera dell’elezione, e via con le figlie e la celebrazione del matrimonio eterosessuale con prole; il generale direttore della Cia se ne va perché è andato a letto con la sua biografa dopo trentasette anni di matrimonio, e il presidente augura alla famiglia colpita dall’adulterio, mentre accetta le dimissioni, di superare questo momento difficile, però nelle caserme si scopicchia con l’autorizzazione della norma antidiscriminazione e in municipio non ti chiederanno più l’identità di genere prima del fatidico «sì».
Quanto alle tasse,anche lì è l’ideologia che sfonda. Il liberismo sarà anche sfrenato. Selvaggio. Mostruoso. Menzognero. Gli antiliberisti ci avevano raccontato –si chiama narrazione,parola bestiale – che eravamo con la legge Fornero alla vigilia della macelleria sociale, un’ondata di licenziamenti pazzesca, così dicevano anzi gridavano Landini della Fiom e Santoro e Formigli in tv. Sono passati quattro mesi, pare siamo arrivati a cinque licenziamenti, e non v’è dubbio che un giudice a Berlino metterà riparo al danno socialmente così riprovevole. Colossale. Ma con le nozze gay arriva anche la patrimoniale. Tassare i ricchi, è la parola d’ordine. Ora, sappiamo tutti che, quando le pagano perché il sistema funziona, i ricchi non sono secondi a nessuno nei rapporti con il fisco, infatti la tassazione è progressiva (ove il mito della progressività delle imposte è sfilacciato, e magari come in California si paga il 10 per cento, lì lo stato incassa di più e i soldi creano più investimento e più lavoro, guarda un po’). Ma non mi fate delirare con il liberismo selvaggio, sfrenato. Torniamo a Hollande, battistrada noioso e grigio dell’ondata di frescacce che sta per abbattersi anche su di noi. A parte che le coppie di fatto non bastano, come dicevamo prima, e occorre sottrarre il matrimonio alla sua definizione storica, se non vogliamo dire naturale, la tassa sui ricchi è un impasto retorico che si deve mandar giù in nome della giustizia sociale. Hollande è tetragono. La cura è portare via il 75 per cento a chi guadagna molto. In compenso ti puoi sposare con uno come te, del tuo sesso, e un domani ti verrà offerto un bel suicidio assistito, anche in casa e gratuito come in Olanda. Lo scambio ideologico è fatto. E un governo Bersani- Vendola più di questo, presumibilmente, non riuscirà a combinare. Non del funzionamentodelsistemaeconomico, che crea la ricchezza sociale e il lavoro da redistribuire con maggiore o minore equilibrio, con opportunità per tutti e diseguaglianze e sviluppo come è sempre successo nella storia umana, non di questo deve occuparsi il fisco, ma della giustizia.
È un’epoca di grandi idee farlocche, deve compiersi un nuovo ciclo, tornerà anche quel po’ di pianificazione necessaria per dare una spolverata di totalitarismo o di autoritarismo e controllo sociale alle nostre vite. Speriamo non torni anche la polizia politica. Non ci si deve rassegnare, ma è bene sapere che questa è la direzione di marcia.