L’Europeo 02/11/2012 (n°11 Novembre), 2 novembre 2012
EMANCIPATE CON IL FRENO TIRATO
[Al lavoro durante la settimana, poi, il sabato, in tenda con il fidanzato. Le ragade tedesche sembravano le più emancipate d’Europa. Ma odiavano la politica. E sognavano il matrimonio] –
Nel 1952, in piena ripresa economica, con le spiagge, i cinema, i teatri, i caffè e i restaurant sempre affollati, le ragazze tedesche continuano a essere le meno eleganti d’Europa. Negli anni della disfatta, dal 1945 fino al 1948, lo straniero che viaggiava in Germania non riusciva a distinguere a prima vista gli uomini dalle donne. Erano ugualmente infagottati, con le stesse scarpe grosse da soldati, con le stesse facce grigie, e le stesse ciocche sotto la tesa di inimmaginabili copricapo. In quei tempi sembrava fossero donne soltanto le ragazze che s’accompagnavano ai militari alleati. Oggi le facce non sono più grigie e ottuse per le privazioni come in quegli anni. Oggi le ragazze sorridono, ballano, siedono ai tavoli dei caffè e dei restaurant e camminano con passo più svelto. Le loro scarpe però continuano a essere grosse e pesanti, le giacche dei tailleur arrivano spesso quasi all’altezza della gonna come se fossero soprabiti, il rossetto è sparso irregolarmente sulle labbra e le mani, con le unghie tagliate a zero e senza smalto, hanno spesso il colore rossastro e la ruvidezza che ricordano le pentole piene di risciacquatura. Ma loro non si preoccupano. La maggior parte non crede nemmeno che questa trascuratezza sia un segno di inferiorità di fronte alle altre donne europee. Molte ragazze tedesche sembrano ricordare con devozione i gusti di Friedrich Ludwig Jahn (1778 - 1852, oltre che fondatore del movimento ginnico tedesco è stato un nazionalista che ha influenzato anche il nazismo, ndr). A "Tumvater Jahn", come lo chiamano, non piacevano gli usi francesi che le truppe d’occupazione introducevano nella provinciale società tedesca. Incitava la gioventù a fare esercizio alla sbarra, alle parallele e al cavallo.
La mattina, la ragazza tedesca si alza molto presto. Se non è studentessa ha quasi sempre un impiego (commessa, dattilografa, interprete, assistente sociale), e poiché abita quasi sempre in periferia (il centro delle città è ancora distrutto) non ha tempo da perdere con la toeletta. Fatta la doccia, il tempo che impiega a vestirsi non supera di molto quello di un soldato che in camerata, dopo la sveglia, si prepara a scendere al refettorio. Il vestito che ha acquistato in un magazzino non richiede particolari cure. Lo infila come una casacca. Poi mette i piedi nelle scarpe come se fossero barche. Il trucco è rapido; i capelli non richiedono che una sommaria spazzolata. La ragazza tedesca si fa la permanente una volta l’anno, e il parrucchiere per farla durare passa i ferri caldi con tanta energia fra i capelli da lasciarli mezzo bruciacchiati. Soltanto poche donne portano i capelli corti; le altre preferiscono farli cadere sulle spalle, o, come Veronica Lake, con una ciocca che copre mezza faccia. Il cappello viene calcato in capo come un secchio e allacciato sotto la gola mentre si scendono le scale.
La ragazza tedesca arriva in ufficio puntuale. Lavora volentieri. È precisa, rapida e mette nelle cose che fa una vivacità e una passione che sono sconosciute agli uomini. È giusto quindi che in Germania non esistano ne leggi ne usi restrittivi al lavoro delle donne. Nessuna carriera (da quando non esiste più quella militare) è loro preclusa. Possono diventare dottoresse, giudici, avvocatesse, dirigenti d’industria, dentiste, e persino pastori nelle chiese protestanti. Il lavoro le ha emancipate. Ogni ragazza continua a rendere conto ai genitori di quello che fa, ma sa quali sono i suoi diritti e non intende rinunciarvi. Nessuno potrebbe impedirle, la sera, di uscire col suo fester Freund, l’amico fisso, che già è andato a prenderla, alle sei, all’uscita dall’ufficio. Generalmente però la ragazza non abusa della sua libertà; è ragionevole e ordinata. Distribuisce così le sue serate: due volte la settimana resta in casa per il suo lavoro domestico; due volte va alla scuola serale per imparare una lingua, o a far cucina, e due volte esce con il fester Freund. Questi dal canto suo non è troppo esigente ed è contento di passare le serate che non trascorre con lei in una palestra, o con gli amici, a una Stammtisch, la tavola fissa, che riunisce un paio di volte la settimana un gruppo stabile di amici intorno al tavolo, sempre il solito, di un ristorante. Il sabato sera la ragazza e il fester Freund vanno fuori di città. D’estate in montagna o in riva a un fiume o a un lago. Dormono sotto la stessa tenda o nella stessa camera d’albergo. I genitori lo sanno, ma non s’immischiano. Non pretendono nemmeno che l’amico sia presentato loro come un fidanzato. Il fidanzamento in Germania è un’eccezione; si usa ancora nei paesi, dove i costumi sono più rigidi, e nell’alta borghesia. In quest’ultimo caso si tiene a dame annuncio sui giornali. L’emancipazione femminile non riguarda però la vita politica. Per quanto abbia gli stessi diritti degli uomini, la donna tedesca è, come coscienza politica, più arretrata delle inglesi, francesi e italiane. La politica, pensano le tedesche, è un problema maschile. Dicono di detestare le uniformi militari. Ma se viene proiettato un film in cui compaiono le divise ottocentesche di un reggimento della guardia o degli usseri, corrono a vederlo, e poi lo ricordano per settimane. Come altrove, anche in Germania l’obiettivo supremo delle ragazze è il matrimonio. È il ragionamento più che l’istinto però che porta a questa conclusione. Essere sposata in Germania da un particolare prestigio. Le Frau sono molto più stimate delle Fràulein. Tantoché succede spesso che una donna che ha passato i 30 anni senza sposarsi si faccia chiamare signora. E per questo stesso motivo che la donna tedesca fino alla quarantina si aumenta il numero degli anni. In Germania, fino a una certa età, si preferisce passare per vecchi piuttosto che per giovani: questione di prestigio. E una regola alla quale soggiacciono tanto le ragazze quanto i giovanotti.