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 2012  novembre 15 Giovedì calendario

QUANDO IL CAMPIONE CI CASCA

La ricaduta del fantino gentiluomo. I cavalli gli hanno dato la celebrità, il denaro, i salotti buoni e i premi della Regina Elisabetta. La cocaina il fisico per restare in sella, a tutto questo. Frankie che si chiamava Lanfranco moltissimo tempo fa, è quel Dettori che l’ha fatto un’altra volta: si è drogato. Pare. Forse per ricrearsi come si fa con disinvoltura in certi ambienti, l’alta borghesia del Suffolk dove vive da sempre, dal 1987 («In Italia c’è solo il calcio», disse salutando). L’ha fatto come lo fece nel 1993, perdendo la faccia e un ottimo contratto. Adesso Dettori è a Dubai in vacanza (o in esilio?), con la moglie Chaterine e i cinque figli. «Si è trattato di un momento di follia, non sono un drogato» avrebbe detto ai suoi amici. L’hanno beccato. Il 16 settembre scorso in Francia, a Longchamp, gli hanno fatto dei test dopo che aveva montato quattro cavalli, piazzandosi in tre Gran Premi di preparazione all’Arc de Triomphe: nessuna traccia di sostanza performante ma di quella che formalmente viene definita una “droga ricreativa”. Cocaina, appunto.
La settimana prossima dovrà tornare in Europa, a Parigi, e rispondere alle domande della commissione medica di France Galop. Se colpevole, sei mesi di squalifica. Rischia di rimanere solo. Sporcato. Ora che ha 42 anni (il 15 dicembre), ora che è scapolo dopo il divorzio dalla scuderia più blasonata al mondo, la Godolphin di proprietà dello sceicco Mohammed Al Maktoum con cui ha condiviso 3.430 gare (con 943 successi) negli ultimi 18 anni. Lui che ha dominato le piste con oltre 500 corse nel palmares, tre volte Champions Jockey. Ha cominciato presto, a 13 anni su un pony, per non scendere più. Nel 1990 divenne il primo junior dai tempi del leggendario Lester Piggott a conquistare più di 100 vittorie (121) in una stagione. Quello che in una sola serata del 1996 vinse sette corse ad Ascot, record mondiale, finendo pure sulle copertine dei femminili.
Con i suoi capelli impomatati, d’altri tempi, molto
british.
Famoso, adorato, dagli inglesi soprattutto, che l’avevano accolto con orgoglio nel pantheon dei propri simboli. Un anglofilo ardente, quasi fanatico, brillante, elegante. Tifoso sfegatato dell’Arsenal. Premiato con l’MBE (Members of British Empire) nel 2000. Uno da tv, dove andava spesso. Gli spettatori ricambiavano, mangiando nel suo ristorante a Londra, il Frankie’s Bar and Grill in Putney, con chef stellato (Marco Pierre White). Un’azienda di successo, una linea molto alla moda
di surgelati.
Cercano fuoco. Maradona la usava la coca, ma non per restare magro, né per fare gol: ci riusciva comunque, a ingrassare e segnare. Tyson pure, ma si sa che tipo è: nervoso. La cocaina per divertirsi, come per Fabio Macellari, il calciatore ex Inter ora alla Bobbiese: «Non mi facevo mancare niente». Jonathan Bachini, ex dell’Udinese, due volte in azzurro con Zoff, squalificato a vita per coca nel 2005. Pantani ne è morto. Per Dettori, chissà: «Come molti giovani l’ho voluta provare senza pensare alle conseguenze» aveva spiegato qualche anno più tardi l’episodio del ‘93: un po’ di polvere bianca in macchina, a Londra. In un’intervista alla Bbc confessò di prendere tutto per rimanere asciutto: «Lassativi, diuretici, ogni sorta di pillola per mantenere il peso». Manco 50 chili, una modella, brutto modello.