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 2012  novembre 15 Giovedì calendario

RELAZIONI PERICOLOSE

Quello che davvero sfugge alla comprensione non è il perché, ma il come. Le trentamila e-mail nel computer di servizio, i video fatti col cellulare, gli autoscatti davanti allo specchio, i messaggi hard inviati dal tavolo della conferenza mondiale sul disarmo e per sempre impressi nella memoria perpetua del Grande Fratello che ogni segno, ogni traccia – ciascuno lo sa – a richiesta decifra e ricompone. Un’impressionante quantità di materiale a disposizione dei ricattatori di ogni razza, nemici politici o amanti tradite, una scia di candelotti di dinamite che i potenti del globo lasciano dietro di sé, micce accese e bombe a tempo che prima o dopo, è sicuro, esploderanno riducendo a brandelli carriere politiche e ambizioni. L’aspetto davvero interessante della contemporanea contesa tra sesso e potere – da sempre vinta dal sesso, in ogni tempo e ad ogni latitudine – è questo baco del sistema, questa moderna smagliatura nel sentimento di onnipotenza di chi siede sul trono che gli fa credere non solo di poter disporre dietro opportuno compenso di amanti etero o gay, maggiorenni o minorenni, da soli o in gruppo, ma di poterlo fare impunemente, senza le cautele che da sempre hanno accompagnato e occultato i tradimenti. È interessante poiché la ragione per cui il generale Petraeus e tutti i suoi confratelli della storia sono e sono stati costretti a dimettersi non è il tradimento come fatto in sé ma la ricattabilità che ne deriva. Il capo della Cia, il presidente israeliano, il re e il primo ministro – persone che portano al polso la catenella della valigetta con i codici delle bombe di distruzione di massa – non possono, non devono essere ricattabili, costretti a fornire denaro o altre più impegnative prestazioni in cambio della restituzione di quel video, quella foto, quel file fitto di mail.
È la tecnologia il nuovo nemico, la tentazione infantile di usarla come testimone dei propri trofei. Dai tempi di Chappaquiddick, unica località con nove consonanti nel nome di cui chiunque conosce la corretta dizione, questo è cambiato. Allora, era la fine degli anni Sessanta, per distruggere la carriera politica di un aspirante presidente degli Stati Uniti, un Kennedy per giunta, ci voleva una macchina con un cadavere di donna in fondo ad un canale. Oggi basta un download. Una pennetta. Una foto. Di foto e di filmini (da cellulare,
certo), di riprese da telecamere a circuito chiuso e di tracce telematiche è lastricata la disgrazia politica e professionale dei moderni leader, e scusate se la rassegna è incompleta. Carlo Gustavo di Svezia, il re riluttante, è solito frequentare il Club Power di Stoccolma di proprietà di un imprenditore detto “Il gangster” in compagnia di spogliarelliste in generosa quantità, dice ai giornali una di loro in possesso naturalmente delle prove video. Le foto del safari di Juan Carlos di Spagna organizzato
sua ultima amante, ultima di una lunghissima serie nota e taciuta, lo costringono a pubbliche scuse al Paese. Il primo ministro israeliano Moshe Katsav è costretto a dimettersi dopo che le molteplici accuse di molestie sessuali e persino di violenza carnale delle sue segretarie e dipendenti sono certificate dalle mail esibite da una di loro. Willie Knuckles, ministro del governo liberiano, lascia dopo la diffusione di una foto che lo ritrae con due donne nude. La cantante indonesiana Maria Eva
filma col suo cellulare un momento di relax intimo con Yahya Zaini, politico in ascesa, distruggendone la carriera. In ministro delle Finanze cinese Jin Renquing, l’uomo meno sexy del mondo, si dimette per “ragioni personali”. Ciascuno sa, sebbene la stampa cinese per ragioni intuibili non ne parli, che una delle sue amanti è in possesso di filmati che con stanca prosa si definiscono “compromettenti”. Piero Marrazzo lascia la guida della regione Lazio giacché lo stesso presidente del consiglio in carica, Silvio Berlusconi, lo informa che ai giornali di sua proprietà sono arrivate foto che lo ritraggono in compagnia di una trans. Dello stesso presidente Berlusconi, del resto, sono state pubblicate foto delle sue giovani amiche ospiti nella villa sarda senza che questo tuttavia abbia suscitato alcun gesto di pubblica assunzione di responsabilità, al contrario un certo vanto. Sulla minorenne Ruby lo scandalo ha ballato sui giornali, anche in questo caso senza esiti politici, mentre rapidamente si è dimesso il senatore repubblicano usa Mark Foley, le cui mail hard a un ragazzo di 16 anni stagista del Congresso hanno decretato la fine politica. Ampio uso dei filmati delle telecamere dell’albergo si è fatto nel processo per violenza carnale ai danni di Dominique Strauss-Kahn, la cui candidatura alla presidenza della repubblica avrebbe avuto alte possibilità di cambiare la storia di Francia. Non saranno state le intercettazioni fra Carlo e Camilla a deterdalla
minare l’esclusione dal trono dell’erede, Elisabetta aveva già chiaro il quadro familiare, tuttavia non hanno certo – in quel momento – contribuito alla causa. Sono le foto sui rotocalchi a documentare l’avvicendamento di Cecilia Sarkozy e Carla Bruni. È un tweet a condannare all’impopolarità la nuova compagna di Hollande, Valerie, tuttora in ombra rispetto a Ségolène Royal. Meno foto, meno mail, meno autoritratti in bagno, qualche cautela in più avrebbero
aiutato. Certo: l’astinenza dalla tentazione sarebbe in generale preferibile, specie se si ricopre un incarico di altissima responsabilità pubblica. Ma non sembra un auspicio realizzabile con l’unica eccezione, forse, di Obama innamorato di Michelle “almeno quanto l’America” e a Michelle grato della rielezione.
I giornali americani parlano a proposito dello scandalo dei generali di sindrome di Betsabea. Il re David vide al bagno la bella Betsabea
e la volle per sé. Era la moglie di un suo valoroso ufficiale impegnato al fronte. Lei rimase incinta, il re fece uccidere l’ufficiale, il bambino morì. Così la Bibbia. Nella realtà il “fallimento etico dei leader di successo” si nutre di un’epica minore. La femmina alpha di cui si invaghisce Petraeus sta perseguendo con ogni mezzo il suo obiettivo – scrivere una biografia, fare carriera – non diversamente da una lunga tradizione di Mata Hari di cui è densa la storia antica e recente, dal caso Profumo (la spia russa, i missili nucleari) in poi. Poi ci sono le storie d’amore, la figlia segreta di Mitterrand e quella di Alberto del Belgio, il quarantenne candidato di punta del partito di Angela Merkel sorpreso con una sedicenne conosciuta su Facebook, Christian von Boetticher: “Voi non capite, era vero amore”, ha detto lui. Può darsi, ma Facebook è sconsigliato come luogo d’appuntamenti al buio, si sa: sia ai minorenni che a un aspirante presidente di regione. Più rare le donne, statisticamente, nell’elenco delle vittime della sindrome biblica. Rare, e sentimentali. L’azionista di maggioranza della Bmw Susanne Klatten, per anni ricattata da un giovane gigolo (con il supporto di un italiano, Ernani Barretta, che degli incontri aveva naturalmente le foto), dopo averlo pagato decine di milioni di euro ha spiegato: «E’ vero, lo pagavo. Era per aiutarlo. L’avevo conosciuto nel bar di un albergo, una sera, e mi era sembrato così triste».