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 2012  novembre 15 Giovedì calendario

L’IMPERO DEL CAVALIERE SEGNA ROSSO

Qualche chilo in meno, un po’ di tintarella (questa volta naturale) e molti guai in più. Silvio Berlusconi è tornato dalle vacanze keniane chez Briatore con un bilancio double-face.
Il fisico, ritemprato dagli ozi di Malindi e dalla dieta Chenot, è ok. Il morale invece («è stressato come Cristiano Ronaldo in serie C», certifica il suo medico Alberto Zangrillo) è di nuovo sotto i tacchi. Le toghe rosse, una tantum, non c’entrano. E nemmeno i problemi del Milan, la complessa contabilità delle Olgettine o il cupi o dissolvi del Pdl. Questa volta il problema è serio. E riguarda una delle cose che più stanno a cuore al Cavaliere: il portafoglio.
L’impero del Biscione, numeri alla mano, ha il fiato corto. Mediaset si avvia a chiudere i conti in rosso per la prima volta nella sua storia. I profitti della Mondadori sono crollati del 63%. E il tocco magico dell’ex Re Mida di Piazza Affari non funziona più. Le tv di Cologno hanno perso da inizio anno in Borsa il 43%, bruciando 1,3 miliardi del loro valore e depauperando di 580 milioni il tesoretto di casa Berlusconi. E anche i titoli di Segrate viaggiano in retromarcia: meno 21%. L’addio a Palazzo Chigi, la condanna a quattro anni e l’implosione del centro-destra viaggiano di pari passo (qualcuno dice non a caso) con i primi scricchiolii di una galassia che pareva a prova di crisi. E dove la parola d’ordine oggi è solo “austerity”. Il Milan è stato costretto a vendere Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva al Psg per far quadrare il bilancio. Con che risultati sportivi è sotto gli occhi di tutti. A dieta, dopo tanti anni di vacche grasse, sono finiti pure Canale 5 & C.. Nel 2012 i costi delle tv di Arcore sono stati ridotti di 220 milioni («senza intaccare la qualità della programmazione », sostiene Mediaset) e il lavoro d’accetta proseguirà per altri due anni. Obiettivo: risparmiare 450 milioni. Se possibile — si vedrà fino a quando — senza licenziamenti. Nella speranza che i dati della vendita pubblicitaria a settembre e ottobre (—23% per le reti di Cologno) siano un incubo passeggero e non costringano Fedele Confalonieri a varare impopolari cure da cavallo.
Gli echi della crisi, naturalmente, arrivano ancora attutiti ai piani alti del Biscione. Il Cavaliere e i cinque figli sono stati abbastanza previdenti da mettere fieno in cascina quando le cose andavano bene. E oggi nelle casseforti di casa ci sono 1,4 miliardi di euro in contanti, quasi dieci volte in più della dote da 162 milioni con cui l’ex premier ha iniziato la sua avventura politica nel ‘94. Il patrimonio di Arcore, partecipazioni azionarie comprese, vale poco meno di 3 miliardi. Meno dei nove cui era arrivato quando Mediaset tirava a Piazza Affari, nel 2006. Ma quanto basta per regalare una vecchiaia serena a un paio di generazioni di Berlusconi.
Il rischio però è che questo 2012 da dimenticare chiuda a tempo intedeterminato i rubinetti di liquidità di famiglia. Mediaset ben difficilmente riuscirà a pagare un dividendo. Stesso discorso per Mondadori. E così per il terzo esercizio di fila la Fininvest potrebbe lasciare a becco asciutto i suoi soci. Che fare? La strategia anti-crisi del Cavaliere pare copiata dal manuale d’austerity di Angela Merkel e della Bundesbank. Tagli, rigore e sacrifici. Accendendo un cero nella speranza che l’economia riparta. Più, tanto per gradire, la vendita di un po’ dell’argenteria (o presunta tale) di famiglia. Il Fondo sovrano del Qatar ha messo gli occhi attraverso Al Jazeera su Mediaset premium, la pay-tv nata per diventare la gallina dalle uova d’oro di Cologno e rivelatasi finora una fornace brucia-soldi. E all’asta c’è anche una quota del Milan. Berlusconi in cinque lustri ha speso 1 miliardo per il «club più titolato al mondo» (ipse dixit) e ora si è stufato di tappare i buchi dei rossoneri di tasca propria. Soprattutto ora che il suo anno più nero, sul fronte giudiziario e politico, sta iniziando pericolosamente a tingersi pure di rosso.