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 2012  novembre 14 Mercoledì calendario

L’INCREDIBILE CASO PETRAEUS, DALL’INIZIO

Venerdì scorso il direttore della CIA, David Petraeus, si è dimesso citando come causa principale una sua relazione extraconiugale. Nei giorni successivi, la storia si è allargata fino a comprendere agenti dell’FBI, generali a quattro stelle delle forze armate e personaggi dalle dubbie competenze ma amici dei vertici politici ed economici degli Stati Uniti, diventando a tratti torbida e grottesca. La stampa americana ci si è gettata con un misto di curiosità e, spesso, di malcelata ironia (l’Atlantic ha scritto che i tempi sono maturi perché si cominci a lavorare al film e che Daniel Craig sarebbe un ottimo protagonista): l’impressione è che racconti in primo luogo un pezzo di umanità, prima ancora che uno scandalo che coinvolge l’esercito e i servizi segreti.

Il generale David Petraeus
David Petraeus ha 60 anni (compiuti da poco: il 7 novembre) ed era fino a venerdì scorso il direttore della CIA, i servizi segreti esterni degli Stati Uniti. Politicamente è un repubblicano. È stato uno dei comandanti militari più importanti, apprezzati e celebrati della storia degli Stati Uniti, capo della missione militare internazionale in Iraq dall’inizio del 2007 alla fine del 2008, poi dell’ISAF (la missione in Afghanistan) dal luglio 2010 al luglio 2011. Per diventare direttore della CIA si è ritirato ufficialmente dall’esercito il 31 agosto 2011. Negli ultimi mesi la sua guida della CIA era stata al centro di diverse polemiche e scontri interni, visto il suo basso profilo e la sua decisione di negare a lungo il coinvolgimento dell’agenzia negli scontri di Bengasi di settembre scorso.

Paula Broadwell
Ha 39 anni. Vive a Charlotte, in North Carolina, con suo marito (un medico radiologo di nome Scott) e i loro due figli. Ha studiato all’accademia militare di West Point, si è specializzata in temi militari e intelligence, ha conosciuto Petraeus nel 2006 mentre scriveva la tesi di dottorato ad Harvard. Dopo la nomina di Petraeus a comandante in Afghanistan decise di riprendere i materiali della sua tesi e di ampliarli in un libro biografico sul generale. Per scriverlo – in collaborazione con il giornalista del Washington Post Vernon Loeb – Broadwell passò complessivamente tre mesi in Afghanistan, in cinque o sei occasioni diverse. Intervistò il generale moltissime volte mentre si trovava là, a volte per ore, a volte – ha raccontato lei stessa – mentre andavano a correre insieme.

La relazione Petraeus-Broadwell
Non è chiaro quando tra i due sia iniziata una relazione sentimentale – Petraeus ha ammesso che ce ne sia stata una che lo ha portato alle dimissioni, ma non quando né con chi – ma questa deve essere finita l’estate scorsa dopo essere durata diversi mesi. Pare che sia iniziata circa due mesi dopo la nomina di Petraeus a direttore della CIA: la cosa non è secondaria, perché secondo i regolamenti militari l’adulterio può essere un crimine, e dunque è relativamente importante stabilire se tutto sia avvenuto quando Petraeus faceva o meno parte dell’esercito, anche dal punto di vista formale. Per i membri della CIA, invece, l’adulterio non è un crimine ma può costituire un problema per la sicurezza delle informazioni e per la possibilità di esporsi a ricatti.

Un particolare molto curioso – e comico – riportato dal Washington Post è che Petraeus e Broadwell si scambiavano messaggi email, durante la loro relazione, usando un metodo «spesso utilizzato dai terroristi». I due avevano aperto un account di Gmail apposta per potersi scambiare messaggi e si lasciavano messaggi in bozze, senza inviarli mai, rendendo più difficile seguire il traffico email. Oltre a questo, la donna aveva creato diversi altri account per scrivere a un’altra persona al centro della vicenda, Jill Kelley: e sono queste mail che hanno portato alla scoperta di tutta la vicenda. Sono cinque-dieci messaggi, il cui contenuto pare essere, da quello che riportano i giornali, sul tono di “So quello che stai facendo”, “Tuo marito lo sa?” e così via, senza cioè contenere minacce fisiche.

Jill e Natalie Khawam Kelley
Sono due dei personaggi più bizzarri di questa storia: due donne di origini libanesi di 37 anni, gemelle identiche, che vivono a Tampa, in Florida, e che hanno una rete quasi inspiegabile di conoscenze tra i politici e i militari americani. Quello che si sa di loro parla di una vita ben al di sopra delle loro possibilità, di una loro misteriosa e sospetta associazione di beneficenza per la ricerca sul cancro, di una serie di cause legali per motivi economici e di contatti tanto tra i repubblicani quanto tra i democratici, dalla Florida a Washington. Business Insider ne parla come di persone che hanno ottenuto «intimo accesso all’élite militare e politica d’America attraverso il loro stile di vita molto costoso, anche mentre accumulavano milioni di dollari in debiti e conti delle carte di credito».

Jill Kelley è moglie di un chirurgo oncologico, Scott Kelley (per una curiosa coincidenza, anche il marito di Broadwell è un medico e si chiama Scott) ed è da una sua denuncia di minacce anonime ricevute via email che inizia l’indagine dell’FBI su David Petraeus. Jill Kelley dice di essere, e Foreign Policy conferma, “console onorario” della Corea del Sud, una carica simbolica che non ha mansioni ufficiali. Anche la targa della sua Mercedes ha scritto “console onorario” e in questa qualità ha addirittura chiamato la polizia domenica scorsa per sgomberare il suo giardino dai cronisti, appellandosi a un’inesistente (nel suo caso) “inviolabilità diplomatica”.

A quanto pare, la sorella Natalie – che tra i suoi molti contatti ha anche il senatore democratico John Kerry – ha fatto i nomi di Petraeus e di un altro importante generale, Mike Allen, nella sua causa legale per ottenere la custodia dei figli. I due generali hanno anche scritto lettere alla Corte suprema del District of Columbia, gli scorsi 20 e 22 settembre, per sostenere la donna nella causa, lodando le sue capacità materne che hanno potuto osservare personalmente in diverse occasioni più o meno mondane.

Il marito di Natalie, Grayson P. Wolfe, è stato un alto funzionario dell’amministrazione provvisoria americana dell’Iraq, tra gli incaricati di attrarre investimenti esteri nel settore privato (il che vuol dire nel settore del petrolio) e fornire fondi alle società locali. Nel 2011 un tribunale ha dato all’uomo la custodia esclusiva dei figli, citando per Natalie Khawam «gravi mancanze personali quanto ad onestà ed integrità».

L’agente dell’FBI
L’indagine dell’FBI sull’account di posta elettronica di Petraeus, come abbiamo detto, è partita dalla segnalazione di Jill Kelley. A maggio Kelley scrisse a un altro suo conoscente della Florida, un agente dell’FBI di cui non si conosce l’identità, a proposito di email di minacce anonime che le erano state mandate.

Qui la vicenda comincia ad assumere contorni tra il comico e il surreale: secondo il Wall Street Journal, che ha pubblicato lo scoop lunedì scorso, diversi agenti della sezione crimini informatici cominciarono a lavorare agli scambi di email di Kelley, ma il primo agente coinvolto venne estromesso dalle indagini perché i suoi responsabili si accorsero che stava diventando «ossessionato» dalla questione. Più in particolare, pare che stesse diventando ossessionato da Kelley, a cui aveva iniziato a mandare fotografie di se stesso a petto nudo e in altre pose sensuali.

L’agente messo da parte (e su cui è stata avviata un’inchiesta interna dell’FBI per i suoi comportamenti) si sarebbe allora rivolto a un membro del Congresso, il repubblicano David Reichert, temendo che la vicenda venisse insabbiata. Nel frattempo, infatti, il mittente dei messaggi di minacce a Kelley si era rivelata Paula Broadwell ed era venuta fuori la relazione extraconiugale della donna con Petraeus.

Alcune delle mail di questi scambi devono avere contenuti piuttosto espliciti. Una delle email anonime diceva di aver visto Kelley toccare “lui” in modo provocante sotto il tavolo, durante una cena. “Lui” si riferiva a Petraeus, come scoprirono gli agenti dell’FBI. Nelle ultime settimane l’indagine è diventata una questione di sicurezza nazionale, dato che l’FBI arrivò a sospettare che l’accesso all’indirizzo email del direttore della CIA potesse essere disponibile anche a Broadwell.

Che cosa sa Paula Broadwell
Broadwell venne interrogata alcune volte a partire da settembre. Durante una perquisizione a casa sua, sul suo computer gli agenti trovarono alcuni documenti riservati, di cui non si è riuscita a ricostruire la provenienza. I risultati dei mesi di indagine vennero presentati alla Casa Bianca il giorno dopo le elezioni presidenziali. L’FBI è stata accusata di aver aspettato troppo ad informare ufficialmente la CIA e il Congresso dell’indagine.

Più di recente, alcune dichiarazioni di Broadwell hanno fatto pensare che la donna avesse accesso a informazioni riservate: in particolare, alcune sue parole dette durante una conferenza all’Università di Denver lo scorso 26 ottobre, relativamente agli attacchi dell’11 settembre a Bengasi, in Libia. In quell’occasione, la donna disse:

«Non so se molti di voi lo sanno, ma la CIA aveva in realtà preso prigioniera una coppia di miliziani libici e pensano che l’attacco al consolato fosse un tentativo di liberare quei prigionieri. Lo stanno ancora verificando.»

Le circostanze sono state negate con forza dalla CIA, che ha ricordato tramite i suoi portavoce che la CIA non può tenere persone in custodia dal 2009.

Il generale John Allen
John R. Allen ha 58 anni ed è un generale dei marine. Anche lui è uno dei massimi comandanti militari americani, come Petraeus, di cui ha preso il posto nel luglio 2011 a capo dell’ISAF in Afghanistan. A partire dal 2013 dovrebbe diventare comandante supremo della NATO in Europa, carica per cui è già stato nominato ma che deve passare per la conferma del Senato americano.

Il ruolo di Allen in tutta la vicenda è meno chiaro ma probabilmente altrettanto centrale. Il generale avrebbe mandato, per motivi poco chiari, addirittura 30 o 40 mila pagine di email a Jill Kelley, con cui forse aveva una relazione (ma lui ha smentito decisamente). Alcuni funzionari della Difesa hanno detto ieri che Allen è indagato per “comunicazioni inappropriate” con Jill Kelley.

Il numero di email è probabilmente esagerato, ma il generale è stato coinvolto nella vicenda quando ha inoltrato a Jill Kelley – che conosceva bene e che era stata diverse volte ospite suo e della moglie – una delle mail rabbiose di Broadwell in cui si parlava di lei, secondo quanto ha scoperto l’Atlantic. E le altre migliaia di mail? Si tratta di diversi scambi avvenuti nel corso di diversi anni, che per la maggior parte sembrano riguardare richieste di informazioni e di contatti da parte della donna, molto inserita nella vita sociale di Washington. Un giornalista di NBC, Chuck Todd, ha detto che in moltissimi casi Allen era solo in CC nelle email inviate da Kelley alla moglie di Allen.

Reuters scrive che non è chiaro perché Petraeus e Allen, «due dei nomi più importanti nell’esercito statunitense», avessero questo genere di rapporti con Kelley e addirittura perché «si siano sentiti in dovere di interagire formalmente in una sgradevole causa sulla custodia minorile di una persona che caratterizzavano come amica di famiglia». Stando al livello del pettegolezzo, molti sembrano suggerire che Jill Kelley avesse una relazione con Petraeus o con Allen o con entrambi. Sicuramente però Paula Broadwell mandò alla donna diverse email “minacciose”, di cui non si conosce il contenuto: sappiamo che Jill le ha riportate a un agente dell’FBI, facendo partire l’indagine che ha portato alla scoperta della relazione e alle dimissioni di Petraeus.

Hollister “Holly” Knowlton
È la moglie di Petraeus, sposata nel 1974. La coppia ha due figli, Anne e Stephen: quest’ultimo, che ha studiato al MIT di Boston, è stato anche soldato in Afghanistan (per due volte) in un’unità di paracadutisti dell’esercito statunitense che ha base alla Caserma Ederle di Vicenza. Alcune ricostruzioni giornalistiche hanno descritto la moglie come una sorta di casalinga silenziosa e all’ombra del marito: in realtà Holly Petraeus è una donna dalle riconosciute capacità, discendente di una famiglia di militari di carriera nell’esercito statunitense da almeno quattro generazioni, che è stata per sei anni direttrice di un’organizzazione che si occupa di assistenza finanziaria ai militari e alle loro famiglie.