Francesco De Dominicis, Libero 14/11/2012, 14 novembre 2012
HANNO AMMAZZATO LA GRECIA
[Scontro frontale Fondo monetario-Ue: rinviati ancora gli aiuti. Allarme del ministro delle Finanze all’Europarlamento: il fallimento è quasi inevitabile] –
Che la Grecia sia in ginocchio lo Dimostra chiaramente l’ultima trovata per risparmiare. La metà dei 30 traghetti che navigano nelle isole elleniche potrebbe essere addirittura fermata in porto. All’altra metà delle imbarcazioni, invece, verrebbe imposto di navigare più lentamente. L’impennata del prezzo del carburante, del resto, aumentato del 107%in tre anni, obbliga i gestori del trasporto marittimo a studiare qualsiasi misura per contenere le spese: la riduzione della velocità delle navi consentirebbe, appunto, di ridurre i costi giornalieri del 7-8%.
Insomma, i greci se la passano davvero male. Al loro destino è agganciato il futuro dell’area euro. Eppure Unione europea e Fondo monetario internazionale non decidono e lasciano Atene col fiato sospeso. L’Europa ha rinviato l’approvazione definitiva degli aiuti al prossimo 20 novembre. E davanti all’Europarlamento, ieri, il ministro delle Finanze greco, Yannis Stournaras, ha lanciato l’ultimatum: con ulteriori rinvii o incertezze il fallimento sarebbe inevitabile. Un messaggio chiaro: gli aiuti vanno sbloccati perché il rischio di bailout è «molto elevato». Atene aspetta una prima tranche di aiuti da 31,2 miliardi di euro ancora del primo semestre, che non ha mai ricevuto, ma anche due altre, una da 5 miliardi e l’altra da 8 miliardi, che erano quelle previste per il terzo e quarto trimestre dell’anno. Ma da giugno tutto è bloccato.
Si gioca tutto sul sottile filo delle relazioni diplomatiche. Francia e Germania sembrano voler tendere una mano al paese ellenico. Per il capo dell’Eliseo, Francois Hollande, «il Parlamento greco ha adottato un nuovo piano» e adesso ad Atene è «dovuto il sostegno della Ue e dell’Fmi».
Il principale nodo da sciogliere è la sostenibilità del debito greco e il suo rifinanziamento, questioni sulle quali le posizioni di Ue e Fmi restano ancora distanti. Il direttore dell’Fmi, Christine Lagarde, ha ammesso lunedì l’esistenza di punti di vista «divergenti» sulla data entro la quale far scendere il rapporto debito/Pil al 120%. In questa settimana la frattura con l’Ue si dovrebbe ricomporre. Per l’organizzazione di Washington l’obiettivo resta il 120% entro il 2020, mentre per l’Eurogruppo (organismo che riunisce i ministri economici dell’area euro) il traguardo potrebbe essere posticipato al 2022. Ipotesi confermata ieri dal titolare delle Finanze tedesco. Wolfgang Schaeuble ha detto che«più tempo è possibile». Resta da capire a quali condizioni.