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 2012  novembre 14 Mercoledì calendario

ENERGIA, IL FUTUTO NON È «NERO»

È cosa nota la dipendenza e­nergetica dei Paesi dell’Unio­ne europea dalla sponda me­ridionale del Mediterraneo, con Al­geria, Libia ed Egitto nel ruolo di e­sportatori privilegiati. Il 20% del gas e il 17% del petrolio importati in Eu­ropa hanno infatti origine norda­fricana. In pochi sanno però che i tre colossi arabi sono gli unici, nel­la cosiddetta area Med 11 (che com­prende anche Marocco, Tunisia, I­sraele, Giordania, Siria, Libano, Ter­ritori palestinesi, Turchia, ndr) a es­sere esportatori netti e che nel 2025 il fabbisogno di energia elettrica ag­gregato degli 11 quasi raddoppierà. Costantemente in crescita anche popolazione e sussidi statali uni­versali per calmierare i prezzi degli idrocarburi. Un esempio: i sussidi del governo egiziano per il consu­mo di gas, benzina, elettricità rap­presentano il 12% del Pil. A oggi la popolazione è stimata in 85-90 mi­lioni. Ogni anno l’incremento de­mografico è di circa un milione di cittadini. Da qui la necessità per tut­ta l’area di «aumentare l’efficienza energetica» delle reti esistenti, do­tarsi di tecnologie più avanzate, «puntando sulle energie rinnova­bili » e mettere a punto «una road map energetica» con l’Ue, ha sot­tolineato Manfred Hafner, della Fondazione Eni Enrico Mattei, nel suo intervento al Forum economi­co e finanziario del Mediterraneo (12 e 13 novembre a Milano).
Sullo sfondo i dati diffusi dall’ulti­mo rapporto sul consumo energe­tico mondiale ( World energy ou­tlook) dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) e l’exploit degli Stati Uniti d’America, in procinto di scavalcare l’Arabia Saudita nel­l’export di petrolio a partire dal 2020. Alcuni dati significativi: nel 2035 il fabbisogno mondiale sarà maggiore di un terzo rispetto a quello attuale. Su di esso peserà il boom economico cinese, indiano e mediorientale. Per quell’anno la domanda di petrolio toccherà i 99,7 milioni di barili, oggi sono 85, ma già dal 2015 il gas sarà la seconda fonte energetica nel mondo. Nien­te più guerre per l’oro nero, insom­ma? Può darsi, ma per l’acqua sì: a oggi il 15% dell’utilizzo mondiale di oro blu ha scopo energetico. Nel 2035 la cifra raddoppierà. Desali­nizzazione avanti tutta.