Enrico Franceschini, la Repubblica 14/11/2012, 14 novembre 2012
“LIBERI E FELICI” PERCHÉ I SINGLE SONO I PIÙ ODIATI DALLE COPPIE
[Tormentati in pubblico, compatiti in privato Ma in tanti sulla “Bbc” si sono ribellati] –
«Ma come, sei venuta fin qui in vacanza da sola?» Oppure: «Incredibile, non ti sei mai sposato?» E anche: «Non senti mai la solitudine, quando ti svegli la domenica mattina, a casa, e con te non c’è nessuno?». Sono le frasi che abbiamo sentito tutti, a un party, a una cena, in ferie, e magari qualche volta siamo noi che le abbiamo pronunciate, se in quel momento avevamo un partner, un coniuge, una (più o meno dolce) metà, insomma se componevamo una coppia. I single, ecco il punto, sono vittime di una discriminazione falsamente addolorata da parte di sposi, fidanzati, accoppiati: vengono interrogati sulla loro condizione sentimentale come se fosse una malattia o una disgrazia, vengono tormentati in pubblico, vengono compatiti in privato. «Siamo l’unica minoranza sessuale che non ha ancora alzato la testa e protestato per rivendicare i suoi diritti ma è ora di cominciare a farlo», afferma uno di essi, lo scrittore inglese James Friel (ultimo romanzo pubblicato:
The posthumous affair, L’avventura postuma).
Ha cominciato lui, con un articolo sul sito della
Bbc intitolato «Perché le coppie sono così cattive nei confronti dei single? », e la redazione online dell’emittente britannica è stata inondata da un diluvio di email di single di tutti i sessi e di tutte le tendenze da mezzo mondo che concordano con l’autore e sfogano una reazione lungamente repressa. «Quando mi presento da solo a una festa, le coppie mi guardano strano, ma dovrei forse essere geloso dei mariti che escono di casa di soppiatto come se ci fosse il coprifuoco? », dice John Hardy, di Brisbane, Australia. «Certe volte, seduto al caffè con un buon libro, sento una coppia dietro di me che si compiace, “non vorremmo mica essere soli come quella lì, vero cara?”, “no di certo, caro”, e poi non aprono più bocca perché non hanno niente da dirsi, sai che invidia che mi fanno», racconta Rosie, di Londra. «Ho 33 anni, vedo gente, qualche volta ci vado a letto, ma non ho una relazione fissa, sto perfettamente bene da sola, perché devo sentirmi una disadattata?», si lamenta Arlene, di Glasgow.
Una volta venivano chiamati “scapoli” e “zitelle”, con una connotazione negativa. “Single” era una definizione più politicamente corretta, ma evidentemente non tutte le coppie la vedono così. E dire che, se di minoranza si tratta, è in crescita: tra il 1970 e il 2010, i “singoli” sono passati dal 6 al 12 per cento della popolazione britannica, e la tendenza è analoga in altri paesi occidentali. Eppure lo stereotipo che li vuole infelici, stravaganti, non soltanto “soli” ma “solitari”, poco socievoli, sconfitti dalla vita, è duro a resistere. «Una mia amica che non si è mai sposata è andata a un appuntamento con un uomo reduce da tre divorzi e tre figli con tre donne diverse», si arrabbia lo scrittore Friel, «e la prima domanda di lui a lei è stata: come mai la tua vita è stata un fallimento?» La “cattiveria” delle coppie nei confronti dei single, scrive il romanziere sul sito della Bbc, dipende dal fatto che li vivono come una minaccia: ricordano loro cos’è la libertà, «per questo le coppie cercano di vedersi solo tra coppie».