Valentina Errante, Il Messaggero - Roma 14/11/2012, 14 novembre 2012
ECCO IL CERCHIO MAGICO CHE COPRIVA MARUCCIO
I fedelissimi non hanno mai abbandonato Vincenzo Maruccio. Anche quando lo scandalo sui soldi spariti era scoppiato e rischiavano grosso. Come il collaboratore che l’ha avvertito delle intercettazioni in corso con un sms o Laura Marchesi, fidatissima assistente dell’ex capogruppo Idv da ieri in manette, finita sul registro degli indagati con l’ipotesi di false attestazioni a un pm. Già durante la perquisizione del 10 ottobre al gruppo dell’Idv, Laura Marchesi viene intercettata al telefono con Maruccio: «Ascolta, Vì, non c’abbiamo niente, non c’è niente più...no, no, nel senso ok, ciao». Partecipa alle riunioni negli alberghi dove Maruccio si rifugia e convoca i fedelissimi. Il secondo interrogatorio della donna, davanti al pm Stefano Pesci e agli uomini del nucleo di polizia valutaria della Finanza, viene interrotto e Marchesi da testimone diventa indagata: «Mostratasi subito scarsamente credibile - si legge nell’ordinanza - perché reticente e contraddittoria, pronta a nascondere fatti di sua diretta conoscenza che ha ammesso solo dopo specifiche contestazioni, scaturenti, in particolare, dalle intercettazioni telefoniche della sua utenza e di quella di Maruccio».
LA TELA
Per il giudice, però, Laura Marchesi «non è sola nel suo intendimento di alterare la genuinità delle acquisizioni di indagine, è inserita e opera in un reticolo di rapporti con altre persone come lei vicine a Maruccio, tutte in vario modo impegnate ad occultare fatti potenzialmente dannosi per la posizione dell’indagato e a precostituire, artificiosamente e tramite accordi preventivi, prove a suo favore». Ed eccoli i collaboratori fedeli, che rischiano di essere coinvolti: «Chiara, Fabio, Andrea Beretta, Domenico, il professore», agli incontri è presente anche uno degli avvocati di Maruccio, Maria Raffaella Talotta, così si legge nell’ordinanza. «Emerge dalle intercettazioni - scrive il gip - come Maruccio goda tuttora di un forte ascendente nei confronti dei suoi collaboratori: Massimo Cretoso, Maria Chiara Manetti, Laura Marchesi, Tiziano Chichierchia e altri in corso di identificazione e/o conoscenti con i quali all’indomani della discovery investigativa, ripetutamente si è incontrato per concordare una linea difensiva». Nelle intercettazioni finisce anche Vincenzo Barbuto. È il 20 ottobre quando Maruccio riceve il messaggio firmato da Cretoso, da un’utenza intestata al gruppo Idv «in uso a tale Carlo in corso di identificazione».
I DEPISTAGGI
«Dalle indagini svolte - scrive il gip - è emerso che Maruccio già nelle ore successive alle perquisizioni si è allontanato dalla sua abitazione, spostandosi in alberghi diversi e ha convocato presso di sé proprio coloro che, a suo avviso, avrebbero potuto convalidare la sua versione dei fatti». Cerca di concordare «personalmente e in anticipo, con i potenziali testimoni, versioni a sé favorevoli perché collimanti con i suoi racconti in ordine alle anticipazioni per il finanziamento di eventi politici. Così nei giorni immediatamente seguenti alla perquisizione, Maruccio si è di fatto inabissato, trasferendosi dapprima presso l’Hotel Zone e poi presso l’Hotel Albani di Roma ed ha, in tali luoghi, incontrato ripetutamente i suoi collaboratori, che sono i potenziali pilastri della sua architettura difensiva. L’affannosa esigenza di schermarsi per proseguire nell’attività di inquinamento probatorio non appartiene del resto solo all’indagato ma è avvertita dai suoi collaboratori». È per questo che l’ex capogruppo è finito in carcere per un tentativo palese di inquinare le prove.
Eppure è uno dei suoi collaboratori, Chichierchia, che alla fine mette nei guai Maruccio. Durante il primo interrogatorio, il capogruppo Idv l’aveva indicato come testimone, aveva ricevuto contanti per volantinaggio e affissioni. «Un esempio eloquente - sottolinea il gip Costantini - del tipo di attività inquinatrice posta in essere da Maruccio e con ogni probabilità tuttora in corso ad ampio raggio». Perché è Maruccio ad avvertire Chichierchia di quanto ha dichiarato ai pm, e l’uomo davanti agli inquirenti ha confermato, ma poi, «invitato a essere più preciso ha indicato in termini questa volta dettagliati date e importi dei pagamenti difformi a quelli indicati da Maruccio nelle sue memorie difensive».