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 2012  novembre 13 Martedì calendario

SCENE DI CACCIA A LUCO DEI MARSI

Quando arriviamo a Luco dei Marsi, 6 mila anime a pochi chilometri da Avezzano e a una sola ora da Roma abbiamo quasi l’impressione di essere in terra straniera. Alle tre di pomeriggio, davanti ai due bar della piazza, solo capannelli di nord africani e slavi. Commentano l’ultimo drammatico episodio di una lunga serie: l’agguato a due marocchini picchiati selvaggiamente durante la notte, in pieno centro, via Gran Sasso, davanti al distributore automatico di sigarette.
Un agguato eseguito – come rivelerebbe la telecamera oltreché un testimone e uno degli aggrediti –, da un commando di cui farebbe parte – il condizionale è d’obbligo, le indagini sono ancora in corso – anche Luigi Palma, il figlio poliziotto del sindaco Domenico, commissario in pensione. E il nipote del sindaco, figlio di Ernesto Palma, ispettore della Forestale, assessore della precedente giunta di centrosinistra. “È incredibile” esclama Fiorenzo Ciocci, presidente del consiglio comunale che incontriamo per la strada. Gli chiediamo se è vero che ieri sera davanti alla casa del sindaco è stata lasciata la testa mozzata di un animale: “Lo hanno detto anche a me” risponde. E aggiunge: “Domenico il sindaco è un uomo perbene, ora è distrutto. Suo figlio, sposato da poco, aspetta un bimbo, sembra impossibile”.
LUCO DEI MARSI, da sempre amministrato dal Pci e dalla sinistra fino a 5 mesi fa, era un Paese ricco e vivace messo in ginocchio dalla crisi dell’agricoltura e delle poche fabbriche che hanno chiuso o che sono in forte difficoltà come la Maicron con 1600 operai. I giovani in gran parte se ne sono andati. Oltre 500 gli immigrati regolari marocchini, domenicani, slavi, manovalanza per la raccolta degli ortaggi che vivono tranquillamente. Ma molti altri sono arrivati grazie a permessi di soggiorno con contratti di lavoro, perché dopo alcuni giorni venivano licenziati, acquistati in Marocco per 7 mila euro da una società di servizi fasulla. Ritrovatisi disoccupati e successivamente clandestini hanno iniziato a vivere di espedienti, generando una situazione di insicurezza sfuggita al controllo delle istituzioni che ha favorito l’ascesa della nuova amministrazione.
“Qui in Piazza Argizia in pieno centro storico” ad un passo dall’unica trattoria che espone all’ingresso la foto di un D’Alema molto giovane con i dirigenti locali del partito, “alle due di notte, è possibile tranquillamente acquistare cocaina da gruppi di marocchini”, ci confida un giovane lucchese. “Alle sei del pomeriggio, i nostri problemi sono l’impoverimento e lo spaccio” precisa Ciocci. I clienti arrivano anche da L’Aquila, da Avezzano attratti dalle offerte: una striscia di cocaina si prende a 15 euro.
A Luco, crescono i furti di pecore e galline, merce di scambio con i trafficanti. Racket che sarebbe gestito da un marocchino, più volte arrestato con sua moglie lucchese che gestisce il bar più lussuoso sequestrato e riaperto da pochi giorni.
POCO PIÙ AVANTI, serrande abbassate, un altro bar dove a marzo scorso ragazzi locali si sono accoltellati con alcuni domenicani. E tempo addietro un marocchino sarebbe stato addirittura legato alla croce in cima al paese. Alcune case hanno porte e finestre chiuse da pannelli di legno per impedire che ci vadano a dormire gli immigrati. Altre vengono date in affitto a 200 euro al mese con regolare contratto, mentre in realtà vi abitano fino a 10 immigrati che pagano 100 euro a testa in nero. Mentre gli irregolari occupano i casotti nella piana che un tempo era il lago del Fucino. Degrado, violenza, razzismo sembrano convivere in una apparente normalità.