Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 13/11/2012, 13 novembre 2012
CON IL METODO «MALAN» 306 SEGGI A CHI SUPERA IL 42,5%
L’Italia è un paese in cui anche i numeri possono diventare una opinione. È il caso del premio di maggioranza della nuova legge elettorale in discussione al Senato. Al momento si parla di un premio del 12,5% da dare al partito o alla coalizione che ottenga un voto più degli altri, a condizione che raggiunga la soglia del 42,5% dei voti. Nel linguaggio dei numeri e del senso comune se chi vince ottiene il 42,5% dei voti, e il premio è fissato al 12,5%, la percentuale totale di seggi del vincente dovrebbe essere circa il 55,0%. Invece, il disegno di legge in discussione al Senato prevede un modo di calcolare il premio per cui il risultato finale non è questo.
Il "metodo Malan" prevede che dei 630 seggi della Camera 76 (il 12,5%) siano il "monte-premio". Tolti i 12 della circoscrizione estero e quello della Valle d’Aosta restano 541 seggi da assegnare ai partiti con formula proporzionale. Una volta distribuiti questi seggi, al partito o alla coalizione con più voti vengono aggiunti i 76 seggi del presunto premio di maggioranza. Nell’esempio riportato nella tabella in pagina si assume che il partito o la coalizione vincente prenda il 42,5% dei voti. A questa percentuale corrisponde un totale parziale di 230 seggi su 541. Sommati a questi i 76 seggi del premio il totale generale fa 306. In percentuale è il 48,6% del totale e non il 55% che ci si aspetterebbe.
Per dare al vincente (partito o coalizione che sia) un premio effettivamente di maggioranza il metodo di calcolo deve essere diverso. Infatti occorre che la distribuzione dei seggi tra i partiti in base alle loro percentuali di voto non sia fatta su 541 seggi ma su tutti i 630 seggi della Camera o quanto meno sui 617 (non tenendo conto in questo caso della circoscrizione estero e della Valle d’Aosta).
In particolare bisogna procedere in questo modo. In primo luogo si distribuiscono tutti i seggi in palio (630 o i soli 617 eletti in Italia) tra tutti i partiti sopra la soglia di sbarramento. In secondo luogo si identifica lo schieramento vincente e si aggiungono i 76 seggi del premio a quelli da lui ottenuti mediante la ripartizione di cui si è appena detto. In terzo luogo si procede ad una seconda ripartizione proporzionale, che distribuisca i seggi residui agli altri partiti. Con questa procedura, come si vede nel caso dell’esempio in tabella, al partito o alla coalizione vincente vengono assegnati 338 seggi su 630, cioè il 53,7% dei seggi totali della Camera. In questo modo il premio del 12,5% (cioè i 76 seggi) diventa effettivamente un premio di maggioranza, al contrario del "premio Malan". Con questo ultimo non basta avere il 42,5% dei voti per avere la maggioranza assoluta dei seggi. Per raggiungere questo obiettivo ci vuole circa il 45% dei voti, a meno che non ci sia una elevata quantità di voti dispersi, cioè voti dati a partiti che non superano la soglia di sbarramento. E per arrivare al 55% dei seggi sarebbe addirittura necessario il 49% dei voti.
I metodi elettorali sono strumenti. La scelta è opinabile ma se si afferma che con il 42,5% dei voti si può ottenere la maggioranza assoluta dei seggi si deve scegliere uno strumento coerente con tale obiettivo. In ogni caso, prima di tornare al tavolo delle trattative sarebbe bene che i partiti si mettessero d’accordo sul metodo di calcolo del premio prima di litigare sulla sua entità. E questo vale non solo per il premio di maggioranza, cioè quello che sta sopra la soglia del 42,5% di cui abbiamo parlato qui, ma anche per quel premio di consolazione che sta sotto la soglia, cioè quello che verrebbe assegnato al partito o alla coalizione più votati nel caso in cui non raggiungessero il 42,5% dei voti. Insomma un accordo preliminare sul metodo è cosa saggia. Per i partiti sarebbe più facile trattare e per i cittadini sarebbe più facile capire.