Mirko Molteni, Libero 13/11/2012, 13 novembre 2012
ARMI RUSSE IN CRISI E IL KALASHNIKOV DIVENTA UN BRAND
Tempi duri in Russia per le aziende militari Izmash e Izmekh, due colossi rinomati per la produzione di mitra, fucili d’assalto, carabine e pistole, ma ultimamente in crisi e costrette a pesanti tagli di personale. Per rilanciarle e però abbattere i costi eccessivi, il governo di Mosca ha dunque avviato la loro fusione, accoppiata a un decisivo rilancio d’immagine. La nuova industria potrà infatti contare sul marchio ufficiale «Kalashnikov» quale simbolo di potenza e affidabilità, richiamandosi al più famoso prodotto della Izmash - per l’appunto il fucile d’assalto AK-47, universalmente noto con il nome del suo inventore, Mikhail Timofeevic Kalashnikov (nella foto qui a lato). Ed è stato proprio l’anziano progettista del fucile più noto (e utilizzato) del mondo ad autorizzare l’uso del proprio cognome come «griffe» della nascente azienda, come annunciato dallo stesso vice- premier russo nonché delegato all’Industria militare, Dimitri Rogozin. Kalashnikov è ormai nell’età dei patriarchi, avendo compiuto 93 anni proprio lo scorso 10 novembre, ma segue ancora le ultime evoluzioni della sua creatura, che comparve sul mercato 65 anni fa e che ancora oggi è l’arma più diffusa e più imitata in tutti i continenti. Proprio il segreto del Kalashnikov, la sua estrema semplicità e robustezza, ha permesso infatti ai più svariati eserciti e guerriglieri di copiarlo senza licenza in ogni parte del mondo, persino in officine di fortuna allestite dai talebani lungo il confine montano tra Afghanistan e Pakistan. Dei ben 170 milioni di esemplari di AK- 47 in circolazione, oltre metà sono infatti soltanto delle copie abusive. Anche questo danneggia gli affari, così come la rinuncia dello stesso Esercito russo - per carenza di fondi - a comprare nel 2011 una mega partita di nuovi AK-47 dalla Izmash, circostanza che l’ha portata lo scorso aprile al fallimento. Del resto, Rogozin ha così commentato le eccessive dimensioni, e quindi i costi, della fabbrica in questione: «Sembra che facciate portaerei anziché fucili ». La riorganizzazione dovrebbe ora permettere alla nuova fabbrica di riproporre l’AK-47 e i suoi derivati per l’esportazione anche nei Paesi afro-asiatici, fidando su un marchio di garanzia.