Alessio Ribaudo, Corriere della Sera 13/11/2012, 13 novembre 2012
SULLE DUE RUOTE QUASI UN MORTO AL GIORNO
Una strage. Senza esplosioni di bombe o colpi di mortaio di eserciti in lotta. Purtroppo non ci sono i neanche i Caschi blu dell’Onu schierati per ottenere la «pace». Stiamo parlando degli incidenti mortali che coinvolgono i ciclisti italiani.
Nel 2011, secondo i dati Aci-Istat, ne sono deceduti 282 sulle strade della Penisola. I feriti, invece, ammontano a 16.406. In tutto sono state 17.440 le due ruote coinvolte in scontri gravi ovvero il 4,5 per cento del totale (205.638).
A far riflettere, però, è il dato che le vittime dei pedali rappresentano il 10,5 per cento dei morti complessivi e l’8 per cento dei feriti. Addirittura, rispetto al 2010, il numero di biciclette coinvolte in incidenti stradali con lesioni a persone è aumentato del 12 per cento; quello dei ciclisti morti del 7,2 per cento (263 morti nel 2010) e dell’11,7 per cento quello dei feriti. Eppure in Italia si è registrato un calo generale del numero di vittime sulle strade (-5,6%).
«È da ascrivere totalmente a strade extraurbane ed autostrade (per le sole quattro ruote a motore) — spiega Antonio Dalla Venezia, presidente della Federazione italiana amici della bicicletta — mentre niente è cambiato per le strade urbane, con la conseguenza che i morti in città sono passati al 45% del totale, come la sola Grecia (mentre la media europea è al 33%). Non è un caso che l’80% delle vittime in città è da ricondurre all’utenza debole. Le politiche di sicurezza urbana sono totalmente al palo, generando un divario crescente con le altre grandi città europee. Occorrono interventi sistematici di moderazione del traffico, delle zone 30 e piste ciclabili».
Le soluzioni proposte per prevenire questa strage sono tante. «Nel mio reparto arrivano sempre più ciclisti che subiscono traumi specialmente al cranio — dice Piero Volpi, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia dello sport dell’Istituto Humanitas di Milano — e per questo consiglio sempre di indossare il caschetto, ben allacciato e a qualsiasi età. Può davvero salvare la vita. È una forma di prevenzione importante e considerato il prezzo modesto è inutile correre rischi inutili».
L’associazione sostenitori polizia stradale è polemica: «L’omicidio stradale con le 58mila firme raccolte che fine ha fatto? — chiede il presidente Giordano Biserni —. Intanto che la politica pensa, i ragazzi muoiono».
Alessio Ribaudo