Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 13 Martedì calendario

LOOK SENZA BRIVIDI SUL PALCO 5 SFUMATURE DI BLU


Il Confronto, come si sa, è impietoso. Specialmente se ha la “c” maiuscola ed è un format televisivo che avrebbe da mettere a paragone i cinque candidati alle Primarie del centrosinistra. Ah, bel paragone. Che si può dire? Che Pierluigi Bersani aveva la cantilena assopita e disincantata della saggia provincia? Che Matteo Renzi faceva lo spigliato, quello a suo agio, con la mano in tasca a girare assorto nel futuro attorno al leggìo? Che Nichi Vendola era l’unico a vibrare d’indignazione, residui ribellistici fra una citazione di Luigi Einaudi e una di Altieri Spinelli? Si può dire che Bruno Tabacci aveva l’espressione di quello compiaciuto di ascoltare da sé medesimo tali definitive sentenze? E che Laura Puppato imboccava ogni strada contromano, passava col rosso, intasava il traffico? Oppure si può dire - meglio - che a parte qualche grinta bulletta sul fondamentale punto se il finanziamento pubblico vada annullato (Renzi) oppure abbattuto del settantacinque per cento (Tabacci), a parte qualche fiacco duello sul sistema spagnolo o quello tedesco a proposito di matrimonio e adozioni di coppie gay, a parte questo e poco altro si finiva con l’essere avvolti da un buon senso planetario, nel quale si finiva con l’essere d’accordo con tutti e su tutto, talmente precisina era la recita innocua.

Lo si era capito subito, poiché il sacrilegio cromatico era giusto l’accessorio rosso di Bersani. Per il resto era una sfilata di blu cobalto o blu di Prussia, s’erano passati il pantone, le camicie implacabilmente bianche, i nodi delle cravatte lassi come budini. La coreografia della Prima comunione, il preciso patto di non belligeranza (al quale pareva voler sfuggire soltanto la povera Puppato, che però è così disabituata alle regolette televisive) che si è sublimato quando ai candidati è toccato dire quale poster addobbi le loro camerette. Quelli di sinistra erano con Papa Giovanni (Bersani) e il cardinal Martini (Vendola); quello moderno era con Mandela e la blogger siriana (Renzi); quello democristiano era con De Gasperi e Marcora (Tabacci); la donna era con la donna, cioè la Jotti (Puppato). Di modo che tutto si chiudesse senza sangue, con la piega giusta, a darsi pacche sulle spalle e a chiamarsi per nome.