Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 13 Martedì calendario

L’ITALIA È GIÀ SECONDA IN EUROPA PER TASSAZIONE DEI PATRIMONI


La patrimoniale fa sempre paura, anche se c’è già. In un tranquillo lunedì di novembre è bastato che il presidente del Consiglio pronunciasse la parola «patrimoniale» perché si accendesse nel mondo politico un incendio polemico che non si è spento neppure dopo una precisazione più tempestiva del solito - da parte di palazzo Chigi. Certo, parlando al Forum del Financial Times, Monti è rimasto sospeso tra passato e futuro, tra quel che avrebbe voluto fare un anno fa e quel che sarebbe ancora possibile fare, un’ambivalenza che ha alimentato i fuochi contrapposti. Ma su questo argomento Monti ha sempre spiegato che le cose stanno in modo molto diverso da quel che comunemente si crede: la patrimoniale c’è già. Ha spiegato il premier in una intervista rilasciata al direttore di “Famiglia Cristiana” don Sciortino: «Nei fatti abbiamo realizzato qualcosa di molto simile ad una patrimoniale ma senza configurarla come tale», perché la somma della tassazione sul patrimonio immobiliare, sui capitali scudati, sulle macchine di lusso, gli aerei e le barche sono tutte misure che nel decreto Salva-Italia di fine 2011 hanno fatto impennare le imposte sul patrimonio sino a renderci ecco la sorpresa - leader in Europa in questo tipo di tassazione.

La prova, per certi versi clamorosa, che ridimensiona gli argomenti dei tanti tifosi a sinistra di una patrimoniale (compresi Vendola e Puppato ieri sera nel confronto su Sky per le Primarie) è contenuta in un Rapporto della Corte dei Conti, secondo il quale il nostro Paese, prima di Monti, nella tassazione sui patrimoni era leggermente sotto la media europea, mentre dopo la cura del Professore, è balzata nientedimeno che al secondo posto nell’Unione europea, preceduta dalla sola Francia. Si legge nel Rapporto: «Alla fine dello scorso decennio, l’Italia si collocava al primo posto nel prelievo gravante sui redditi da lavoro (col 42,6%); al secondo posto in quello sui redditi da impresa (27,4%); al quindicesimo posto (col 16,8%) nel prelievo sui consumi e infine al settimo posto quanto a quota di gettito complessivo derivante dalla tassazione patrimoniale».

Un panorama in parte noto, con quei poco invidiabili primi posti nella tassazione su lavoro e impresa, che da anni attendono un sollievo. Tanto è vero che la relazione della Corte dei Conti prosegue: «Il confronto con l’Europa suggeriva l’esigenza di una azione redistributiva, finalizzata alla crescita e al rilancio dell’occupazione» con alcune novità, a cominciare dai «forti inasprimenti a carico del patrimonio immobiliare e di quello mobiliare (revisione della tassazione delle attività finanziarie e mini-patrimoniali sulla proprietà di alcuni beni di lusso) finiranno per invertire la lieve differenza che il nostro Paese registrava rispetto alla media dell’area Ue: la componente patrimoniale sul gettito totale potrebbe aumentare fino a quasi il 9%, collocando la realtà italiana al secondo posto subito dopo la Francia, con un differenziale salito fino ad oltre il 40% in più rispetto alla media Ue». Nel suo intervento di ieri Monti ha accennato a d ipotesi di ulteriori interventi ma anche alle difficoltà quasi insormontabili che vi si frappongono e che sono gli stessi che il presidente del Consiglio ha già spiegato: «Non abbiamo fatto una imposta sulle “grandi fortune” come la chiamano in Francia, perché non si poteva. Si sarebbe dovuto lavorare per 2 anni per acquisire le basi statistiche conoscitive. Se avessimo dichiarato: faremo una bella imposta, senza poterla fare, avremmo ottenuto solo a far scappare i capitali».