Michele Brambilla, la Stampa 13/11/2012, 13 novembre 2012
UN CONFRONTO CHE CAMBIERÀ LA POLITICA
Atteso e annunciato come un grande evento della storia, e quindi forse con enfasi eccessiva, il confronto di ieri sera su Sky probabilmente non sarà determinante per scegliere il candidato premier del centrosinistra.
Ma difficilmente si potrà più tornare indietro da un modo di fare politica, o meglio propaganda politica, che ieri sera ha avuto una sorta di battesimo nel nostro Paese. Quanto sono sembrati già vecchi, al confronto della sfida all’Ok Corral di ieri, i confronti tra Prodi e Berlusconi da Vespa.
Su questo nuovo ring gli sfidanti più a loro agio sono sembrati i più giovani, Matteo Renzi e Nichi Vendola, anche se Vendola ha 54 anni. Come cambierà il sistema fiscale? Come garantirà un posto di lavoro ai giovani? Mi dica la sua visione del mondo in un minuto e mezzo; per quella dell’Europa invece ha solo sessanta secondi. Mah, devono aver pensato Bersani e Tabacci, che vengono da altre scuole, Piazza del Gesù e Botteghe Oscure, riunioni notturne in nuvole di fumo, centralismo democratico e convergenze parallele. Quando la politica era fatta di dettagli, di distinguo. Difficile valutare i cinque sfidanti di ieri sera sui contenuti, quando i tempi di risposta erano più stretti che a «Chi vuol essere milionario».
Quanto interesse suscita un dibattito così fatto? Scendendo dal ponte della metropolitana di Assago, avevamo avuto l’impressione che tanta aspettativa fosse motivata. Una grande folla era infatti in coda. Solo avvicinandoci abbiamo visto, sulla testa di alcune ragazzine, il berretto dedicato a Gigi D’Alessio, in concerto lì al Mediolanum Forum, a fianco del Teatro della Luna dov’era in programma il confronto sulle primarie. Per il quale il vero pubblico, ovviamente, era a casa propria davanti alla tv.
I cinque sfidanti - anzi, «competitor» - si presentano sul palco alle 20,25, appena cinque minuti prima dell’inizio della diretta. Matteo Renzi è in mezzo: il sorteggio gli ha assegnato il terzo posto nel giro di risposte. Ha rinunciato alle maniche di camicia: meglio dare un segnale di rispetto che di diversità o, peggio, di giovanilismo (o, peggio ancora, di americanismo). È in giacca e cravatta come tutti gli altri maschi; Laura Puppato ha un abito scuro. Renzi pare quello più a suo agio. È anche il più alto, cosa che non guasta, specie se sei al centro. È anche quello che prende più applausi, anche se i supporter in sala sono stati divisi con il bilancino. Bersani sembra il più nervoso. Muove le gambe, cerca una posizione. Gianluca Semprini, il conduttore, sta seduto in fronte a loro. Quando alle 20,30 scatta la diretta, Renzi si mette le mani in tasca.
La prima domanda è per Tabacci, vecchio democristiano cui non par vero di non poter cominciare con un preambolo. Poi c’è Laura Puppato, quindi ecco lui, Renzi, il più atteso. Quando parte la domanda, allarga un po’ le gambe facendo pensare che le mani in tasca se le è messe per prendere i revolver. D’altra parte tra tutti i duellanti il più duellante è lui. È del Pd, ma gioca fuori casa. Ha il pregio di essere se stesso. Se Tabacci aveva appena invocato la patrimoniale, lui attacca la burocrazia, «non pensiamo di aumentare le tasse», insomma dice cose che piacciono tanto a molti del centrodestra ma pochissimo alla maggioranza del suo partito. Però tutti sono se stessi: lo è Vendola quando invoca Hollande e «più tasse per i ricchi», lo è Bersani quando accetta di essere il più lento nelle risposte, parla come ha sempre parlato, per qualcuno può sembrare un po’ il Ferrini di «Quelli della notte» ma è pulito, educato, finisce addirittura quasi sempre con qualche secondo di anticipo.
Sono tutti loro stessi anche quando si toccano i tasti più delicati, come il matrimonio gay. Non si nasconde Vendola, che cita Oscar Wilde, e non c’è da stupirsi. Ma sono coraggiosi anche Tabacci, Renzi e Bersani che non cercano l’applauso politically correct: non dicono di sì alle adozioni alle coppie gay e distinguono fra coppie di fatto e matrimonio.
Non è forse troppo lungo, questo confronto? Non c’è contrasto fra le risposte lampo e la trasmissione fiume? Perfino le pause per gli spot sono solo dei flash. I «fantastici cinque» (copyright sito del Pd) hanno solo il tempo di andare dietro le quinte a bere un bicchier d’acqua e a farsi consigliere dai propri spin doctor. Difficile restare compressi tanto a lungo. I più carichi di energia, Renzi e Vendola, a volte non si trattengono. Renzi qualche battuta sui vecchi (Tabacci e Bersani) che hanno fatto il loro tempo se la lascia scappare. Vendola cede un po’ al vendolese («La precarietà è il buco nero in cui è precipitata un’intera generazione»; «La cultura berlusconiana per la quale tutto ha un prezzo e niente ha un valore») e cerca di sforare sui tempi. Renzi gli dà una pacca affettuosa. Ieri sera hanno vinto loro due. Ma Bersani sa che la partita si giocherà su un altro terreno, che gli è più congeniale.