Sara Strippoli, la Repubblica 13/11/2012, 13 novembre 2012
BEPPE SAPEVA TUTTO DEL MIO CASO ORA RISPETTI IL MANDATO POPOLARE
[Fabrizio Biolé]
«Tutti sapevano. Adesso provo soltanto una grande amarezza. Sono stato eletto senza aver trasgredito alcuna regola e ho un mandato dei miei elettori». Fabrizio Biolé, cuneese, ha pubblicato ieri mattina sul suo profilo di facebook la lettera firmata dal legale di Grillo, Michelangelo Montefusco. Una scelta che ha scatenato centinaia di commenti in rete.
Biolé, si aspettava un’epurazione per raccomandata?
«No, non me l’aspettavo».
Quando l’ha ricevuta?
«Sabato».
Secondo lei questa espulsione ha a che fare con le sue accuse a Grillo sul Punto G e la vicenda Salsi?
«Davvero non lo so. Non ho elementi né per escluderlo né per confermarlo».
Andiamo ad un altro punto. Pensa che la lettera sia legata al clima teso all’interno del movimento per le candidature per le politiche?
«Io non avevo ovviamente alcuna intenzione di candidarmi. Questo lo sapevano tutti. Su questo punto non c’era alcuna pretesa da parte mia. Vorrei che
fosse chiaro».
Il suo collega del Consiglio regionale Davide Bono ha ricostruito la storia della sua incompatibilità e detto che Grillo e Casaleggio ad agosto di quest’anno le avevano chiesto di farsi da parte. Come risponde?
«Non è vero che non ho risposto a Grillo. Gli ho spiegato la situazione nei dettagli, gli ho detto che nel 2010, visto che mancavano candidati su Cuneo, mi era stata data l’autorizzazione a candidarmi. Lo sapevano tutti che avevo fatto due mandati, nel 1999 e nel 2004: consigliere comunale
a Gaiola, provincia di Cuneo. E sul mio curriculum pubblicato sul sito del Consiglio regionale è scritto chiaramente. Non era un mistero per nessuno.
Neppure per Grillo, credo».
Un consigliere bolognese in una posizione simile alla sua si è dimesso. Ritiene che la sua posizione dovrebbe essere diversa?
«Rispondo con delle domande: perché una espulsione che si riferisce a due anni fa, alla candidatura per le regionali? Perché quello che andava bene allora, adesso non funziona?».
Sta dicendo che c’è dell’altro?
Lei ha spesso litigato con il suo capogruppo. Ed è stato criticato per aver accettato i rimborsi. Solo regole o veleni all’interno del movimento?
«Le rispondo come prima: non lo so».
Il suo collega conferma che in Piemonte erano al corrente dei suoi mandati. Dice però che allora era stato necessario chiudere un occhio, ma che adesso le regole adesso devono essere rispettate. Lei non condivide più quelle regole?
«Io so che sono stato eletto e ho la copia dell’accettazione. Pensavo di aver chiarito, ma è arrivata la raccomandata».
La lettera del legale di Grillo, Michelangelo Montefusco, la diffida ad utilizzare ancora il marchio del Movimento. Cosa farà? Si dimetterà dal consiglio regionale?
«Devo parlare con il presidente del Consiglio regionale, chiarire la mia posizione. Ho sentito dei legali. Credo di avere un mandato da parte degli elettori. Sono stato eletto sulla base di un programma, che è quello del Movimento 5 stelle e lo condivido del tutto. Pensavo di dover essere valutato per la mia attività».