Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 11 Domenica calendario

L’ALTRA FACCIA DEL CREDIT CRUNCH - I

tedeschi snobbano i bund a rendimento zero mentre gli italiani continuano a credere ai redditizi (in quanto più rischiosi) BTp. In base ai dati pubblicati dalla Banca d’Italia in settimana, i risparmiatori italiani hanno fatto affluire nel secondo trimestre 2012 altri 12 miliardi di euro verso i titoli pubblici. Flussi positivi hanno interessato anche i depositi bancari (12 miliardi) mentre prosegue la disaffezione nei confronti delle obbligazioni bancarie, dalle quali sono defluiti 12 miliardi. In totale, la posizione dei privati italiani su obbligazioni domestiche pubbliche o private è pressochè invariata rispetto a un anno prima (687 miliardi) mentre appaiono in netta ascesa i depositi bancari che passano da 347 a 406 miliardi. I risparmiatori tedeschi stanno contenendo l’esposizione verso i bund, concentrandosi sui depositi delle loro banche, che offrono tassi di remunerazione superiori, un trend del quale avevo già parlato su questa rubrica il 27 maggio scorso. Secondo i più recenti dati pubblicati dalla Bundesbank, aggiornati a fine giugno, i depositi bancari delle famiglie tedesche sono passati da 985 a 1.024 miliardi di euro nel giro di sei mesi, mentre le posizioni in titoli obbligazionari sono scese a a 249 miliardi alla fine del primo trimestre 2012, con una contrazione di cinque miliardi rispetto a un anno prima. D’altra parte un deposito bancario con durata superiore a 24 mesi rende in Germania in media il 2,3%, mentre con i bund per ottenere un rendimento superiore all’1% occorre scegliere le durate dagli otto anni in su. E analogamente a quanto accade in Italia, la rischiosità dei depositi di una banca è molto vicina a quella dei titoli pubblici, quindi ogni extra rendimento dei primi sui secondi, a parità di scadenza, assomoglia molto a un free lunch (pranzo gratis).
Come ha ricordato Isabella Bufacchi su queste pagine il 1° novembre, l’infimo rendimento dei bund non solo ha indotto i risparmiatori tedeschi a ridurne il peso, ma ha scatenato polemiche e suscitato preoccupazioni di iniqua erosione dei risparmi, con ovvie accuse alla mancanza di disciplina dell’Europa. Quei bassissimi tassi che consentono all’economia e alle imprese tedesche di finanziarsi a costi modesti diventano un problema se visti dalla parte dei risparmiatori che puntano a difendere i loro capitali dall’inflazione.
Le situazioni di squilibrio come quella che attualmente caratterizza i Paesi periferici da una parte e la Germania dall’altra sono un terreno fertile per l’emersione di insoddisfazioni speculari. Gli italiani, che hanno solidissimi motivi per lamentarsi della difficoltà ad accedere al credito bancario, possono in parte compensare questi svantaggi grazie ai rendimenti delle attività a reddito fisso domestiche.