Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 12 Lunedì calendario

FEDELI ALLA LINEA (TELEFONICA)


È giusto che del telefono si conservi la memoria, i giovanissimi potrebbero presto dimenticarselo: cosa più ha a che fare lo smartphone con l’apparecchio nero di bachelite, a cui nel 1948 era abbonato un italiano su cento? L’austero telefono a disco combinatore si usava solo in casi di strettissima necessità. Il suo aspetto, un po’ funereo, doveva incutere rispetto. Nella topografia domestica era relegato, molto spesso a parete, in un «non luogo» come corridoio o ingresso, ma comunque sempre in un ambiente di passaggio.

Si telefonava in piedi e non c’era nulla di riservato che non potesse essere ascoltato in famiglia, anzi una delle rare occasioni per telefonare erano i saluti o auguri collettivi a un lontano parente. Nonostante questo, un sospetto di promiscuità, legata al mascheramento dell’interlocutore dietro la sola voce, evidentemente trapelava sin dalle origini.

Alla fine degli Anni 20 la Società telefonica interregionale del Piemonte e Lombardia si sentì obbligata di disciplinare le possibili avances alla telefonista, verso cui andava evitata ogni parola «complimentosa». Già s’intuiva che la comunicazione telefonica abbassava le barriere fisiche e sociali. Da parte nostra, noi italiani, mostrammo una spiccata attitudine alla socializzazione incorporea sin dagli anni del boom, quelli in cui il telefono iniziò a essere un fluidificante sociale.

Nel 1951 fu raggiunto l’obiettivo di collegare tutti i comuni italiani alla rete telefonica, già dieci anni dopo eravamo nei posti più alti nelle percentuali europee delle utenze telefoniche. Il nostro 6,6% ci classificava appena dopo la Gran Bretagna con 8,6 e l’Olanda con l’8,5, ma sopra Francia (5 %) e Germania Ovest (5,9%). Fu una salita vertiginosa; tra il 1954 e il 1963 gli abbonati al telefono passarono da 1,5 milioni a circa 4 milioni, nel decennio 1971-1979 l’Italia era arrivata al quarto posto mondiale per i tassi di incremento di diffusione telefonica.

Molto era cambiato in quei decenni, nel 1962 un opuscolo della Sit Siemens, tra le industrie produttrici degli apparecchi all’interno del Gruppo Stet, diceva: «La moda del telefono è il colore». L’omologazione mortificatrice del total black scompare e comincia la transumanza telefonica dal cucinino, al bagno, alla stanza da letto. Il telefono iniziava a rivelare la sua anima malandrina e gli adolescenti si blindavano in camera per interminabili trasmissioni di palpiti amorosi. I genitori pazientavano, per poi lanciare ad alta voce il fatidico: «Metti giù!».

Cambia la destinazione d’uso e quindi la forma. Nel 1965 è lanciato il Grillo, disegnato da Marco Zanuso e Richard Sapper. Una rivoluzione, si apriva a conchiglia e poteva discretamente «ronzare» invece del classico trillo. Era l’anello di congiunzione tra il telefono fisso e il cellulare, un classico telefono da comodino, su cui era possibile favoleggiare sussurrate conversazioni nel cuore della notte senza svegliare la famiglia addormentata.

Arriviamo al 31 ottobre 1970, un’altra fondamentale rivoluzione che contribuisce a rinsaldare la passione degli italiani con il telefono: è estesa a tutto il Paese la teleselezione integrale. Chiunque può telefonare da casa propria, all’istante, verso qualunque altro posto d’Italia senza dover passare per un centralinista, unico fino ad allora autorizzato ad aprire le porte di una conversazione interurbana.

Non era cosa da poco, l’Italia era allora il sesto Paese del mondo a usufruire di un tale servizio. La percezione immediata fu d’indicibile euforia, soprattutto iniziavano a cadere i limiti emotivi a considerare una personale estensione un apparecchio collegato a una rete.

A settembre del 1985 entra in funzione a Roma e Milano la nuova rete Rtms. Il telefono comincia, con grande invidia, ad apparire sul cruscotto di alcune auto di privilegiati. Bisogna aspettare il 1990 perché sia attivata la rete Etacs a 900 MHz. Scatta l’amore fulminante, in poco tempo la Telecom diventerà il primo operatore cellulare europeo per numero di abbonati. Un paio d’anni dopo inizia a diffondersi la copertura Gsm…

Il resto è storia dei nostri giorni, in cui l’Agcom ha segnalato che nel 2012 abbiamo raggiunto il record europeo per la maggiore concentrazione di telefoni cellulari. Apparecchi sempre più evanescenti segneranno la fine di ogni oggetto fisico che ricordi l’antico telefono, ma solo perché questo possa evolversi in un nostro indissolubile organo interno, quello del settimo senso che ancora ci manca per essere perennemente collegati alle vite degli altri.